Dopo quasi una settimana dal voto del 13 e 14 aprile la cosa che più sorprende è la sorpresa. A parte forse Silvio Berlusconi e pochi altri, anche tra le prime file di Pd e Pdl, tra i commentatori e in genere tra chi segue la politica, ancora non ci si capacita per l’ampiezza della vittoria berlusconiana alle urne.
La cosa davvero strana è che, al contrario, i primi exit poll – quelli che prevedevano il quasi pareggio Pd-Pdl – erano accolti, magari con rassegnazione ma non certo con stupore nel centro-destra e come una conferma nel centro-sinistra.
Il fatto è che per settimane i principali giornali e quasi tutte le televisioni ci hanno come ipnotizzato con una sorta di mantra elettorale: la rimonta di Veltroni, i sondaggi ormai testa a testa, la stanchezza di Berlusconi, l’Italia che vuole facce nuove, l’Europa che non si fida della destra, il miracolo possibile dei buoni dei belli e dei bravi imbarcati sul pullman veltroniano.
Era tutto falso. Era un gigantesco wishful thinking spacciato per analisi obiettiva dei fatti. Una bolla speculativa di attese e speranze che i media hanno fatto gonfiare a dismisura fino ad accecarci tutti quanti.
Il motivo è semplice, nel giornalismo si condensa ancora una percentuale altissima di uomini e donne di sinistra: da quelli “inconsapevoli” ma di sinistra solo perché si considerano “perbene”, fino ai molti reduci del ’68 che hanno trovato nella comunicazione il surrogato ben retribuito della rivoluzione.
Parlando tra di loro, nei loro salotti, nei loro ristoranti, nelle case al mare e in collina, si convincono che il mondo è tutto come ciò che vedono. Per questo nessuno poteva immaginare la scomparsa di Bertinotti e degli altri: ma come è possibile, a Capalbio o a Cetona lo votano in tanti….?? Ma come, ieri dalla principessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare erano tutti per lui…???
Volevano tutti il pareggio (fino alla vittoria della sinistra anche il pensiero desiderante più ardito non sapeva spingersi) e così c'hanno investito idee e talenti, l’hanno coccolato, raccontato, spiegato fino all’esaurimento.
Poi il 13 e 14 aprile la bolla speculativa è esplosa e chi credeva di avere in mano voti, crediti e fiducia, si è trovato con una manciata di junk bond.
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