Nel day after Berlusconi, mentre l'Italia è senza governo finché Mario Monti non scioglierà la riserva, in un momento in cui il debito pubblico e l'attacco dei mercati minano la stabilità del Paese, tra le fila del Pd si fanno proposte per fronteggiare l’emergenza.
A farle alle 21.57 di sabato 12 novembre, esattamente qualche minuto dopo il “mi dimetto” del presidente del Consiglio, è stato Pierluigi Bersani che ha sentito l’esigenza impellente di lanciare in tempo reale il suo monito per ricominciare a marciare con il piede giusto su uno dei social network più seguiti in assoluto, Twitter. “E adesso rimettete la fermata dell’autobus a via del Plebiscito”, ‘pigola’ @pbersani.
Quella della linea bus che si trova di fronte a palazzo Grazioli, soppressa per motivi di sicurezza nel dicembre del 2009, sembra essere una vera e propria urgenza nazionale. A tal punto da scalzare tutti gli altri punti della ‘fittissima’ agenda postCav. del Partito Democratico. A fare da eco a Pigi, i consiglieri democratici Dario Nanni e Paolo Masini: “Appena appreso che Berlusconi si stava recando al Quirinale abbiamo predisposto immediatamente una mozione nella quale si chiede di ripristinare la fermata che sarà consegnato immediatamente agli uffici dell’assemblea capitolina per giungere lunedì stesso ad una rapida discussione della proposta”.
Dopo petizioni, raccolte di firme e proteste pubbliche, per una volta Bersani e co. prendono in mano la situazione e si apprestano a risolvere il problema che toglieva il sonno agli italiani. Finalmente un obiettivo concreto! Direte. E invece no, perché c’è già chi, vista l’importanza della faccenda, mette in dubbio la ‘paternità’ del provvedimento. Chi? Il direttore di Europa Stefano Menichini che, letto il ‘twit’ del segretario del Pd immediatamente ricinguetta infastidito rivendicando i diritti d’autore della proposta: “Questa però l’aveva già detta qualcuno. Io per esempio”. In effetti è vero. L’8 novembre Menichini aveva suggerito: “Ora può ripartire una grande campagna di civiltà: ripristinate la fermata dell’autobus in via del Plebiscito”.
Con una questione di tale portata tra le mani sembra giusto dare a Cesare quel che è di Cesare. Perché un’Italia nuova passa anche per la fermata Plebiscito. (l'Occidentale)
A farle alle 21.57 di sabato 12 novembre, esattamente qualche minuto dopo il “mi dimetto” del presidente del Consiglio, è stato Pierluigi Bersani che ha sentito l’esigenza impellente di lanciare in tempo reale il suo monito per ricominciare a marciare con il piede giusto su uno dei social network più seguiti in assoluto, Twitter. “E adesso rimettete la fermata dell’autobus a via del Plebiscito”, ‘pigola’ @pbersani.
Quella della linea bus che si trova di fronte a palazzo Grazioli, soppressa per motivi di sicurezza nel dicembre del 2009, sembra essere una vera e propria urgenza nazionale. A tal punto da scalzare tutti gli altri punti della ‘fittissima’ agenda postCav. del Partito Democratico. A fare da eco a Pigi, i consiglieri democratici Dario Nanni e Paolo Masini: “Appena appreso che Berlusconi si stava recando al Quirinale abbiamo predisposto immediatamente una mozione nella quale si chiede di ripristinare la fermata che sarà consegnato immediatamente agli uffici dell’assemblea capitolina per giungere lunedì stesso ad una rapida discussione della proposta”.
Dopo petizioni, raccolte di firme e proteste pubbliche, per una volta Bersani e co. prendono in mano la situazione e si apprestano a risolvere il problema che toglieva il sonno agli italiani. Finalmente un obiettivo concreto! Direte. E invece no, perché c’è già chi, vista l’importanza della faccenda, mette in dubbio la ‘paternità’ del provvedimento. Chi? Il direttore di Europa Stefano Menichini che, letto il ‘twit’ del segretario del Pd immediatamente ricinguetta infastidito rivendicando i diritti d’autore della proposta: “Questa però l’aveva già detta qualcuno. Io per esempio”. In effetti è vero. L’8 novembre Menichini aveva suggerito: “Ora può ripartire una grande campagna di civiltà: ripristinate la fermata dell’autobus in via del Plebiscito”.
Con una questione di tale portata tra le mani sembra giusto dare a Cesare quel che è di Cesare. Perché un’Italia nuova passa anche per la fermata Plebiscito. (l'Occidentale)
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