In un attimo si consuma un anno, ma la storia rimane talora inchiodata, ignara del tempo. Alla mezzanotte di oggi Fidel Castro conquisterà un record inespugnabile: cinquanta anni di dispotismo personale. Divenne comunista solo per cinico calcolo e per convenienza, in compenso i comunisti del mondo libero e ricco lo hanno osannato, ed ancora si sdilinquiscono, fregandosene del popolo condannato alla fame, degli intellettuali costretti all’esilio, degli omosessuali portati nei campi di concentramento. Il primo gennaio 1959 Castro entrò all’Avana, da quel giorno i cubani liberi ne sono fuggiti, per cinquanta anni.
A fare il percorso inverso, ad approdare a Cuba, sono aerei pieni di ammiratori e profittatori. Militanti di una sinistra cieca ed invecchiata, cui basta riconoscere un anti statunitense per farne un compagno, così trovandosi sempre a tifare per la feccia della storia. Nel sedile accanto ci sono vecchi maiali e stolide babbione, alla ricerca di miserabili con cui sollazzarsi. Accoppiata coerente, per metterla in quel posto al popolo cubano.
Sulla striscia di Gaza i botti son sempre gli stessi. Barak annuncia la voglia di cancellare Hamas. Magari! Lo sperano, per primi, i palestinesi di Abu Mazen. Lo spera Bush, come Obama, l’uno per chiudere e l’altro per aprire. Ma ad impedirlo ci sono i soldi e le armi degli iraniani, e c’è un’Europa che biascica di tregue, incapace di affermare che la sicurezza d’Israele è la condizione senza la quale non ci sarà, mai e poi mai, uno Stato palestinese. Farla finita, con i terroristi al soldo degli stranieri, è interesse del popolo palestinese. Mentre da noi ancora circolano gli imbecilli con la kefiah, alla moda dell’intifada, e la voglia di parteggiare per gli assassini pur di manifestare contro israeliani ed americani.
Per l’ideologia comunista il ventesimo secolo, quello delle grandi dittature, si è chiuso con dieci anni d’anticipo. Grazie al cielo, a Reagan, agli euromissili ed a Wojtyla. Per l’avversità alla democrazia ed alle libertà individuali, alla laicità dello Stato ed alla vitalità del capitalismo, invece, ancora dura. E cerca sponde e forza fra i nemici dell’occidente. Nella giornata degli auguri, me ne preme uno: che la civiltà trionfi ed i fondamentalismi anneghino, portando nell’abisso gli stupidi seguaci.
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