sabato 7 marzo 2009
Le indagini e la stampa carente. Valerio Fioravanti
Ci risiamo, la polizia scientifica non riesce a trovare prove risolutive, e la stampa, invece di prenderne semplicemente atto, si sente in dovere di supplire alla scienza con la fantasia, con i pareri personali dei giornalisti, o più spesso, semplicemente, con la superficialità. Hanno arrestato due rumeni con l’accusa di stupro, e una volta fatte le prime analisi si scopre che il Dna non corrisponde. Cosa ci dicono i media? Che il test Dna dovrà essere ripetuto. E nessuno trova che ci sia qualcosa di strano. Che vuol dire ripetere un test che si presume essere scientifico? Che era fatto male la prima volta? Una ipotesi del genere è terrificante: se i nostri specialisti sbagliano due test su due, che razza di specialisti sono? E soprattutto, se la percentuale di errore è così alta, con che criterio usiamo i loro risultati in altri procedimenti penali come “prove inoppugnabili”? Era già successo a Cogne, a Garlasco, a Perugia, a Trieste con il presunto Una Bomber. In questi casi la stampa avrebbe dovuto spiegare al pubblico che ci sono dei limiti a quello che la scienza può scoprire, e soprattutto che ci sono dei limiti a quello che i nostri tecnici possono scoprire se non vengono fatti massicci investimenti economici in attrezzature e formazione. Invece no, si riprende l’antica passione italiana, e ognuno si schiera tra innocentisti o colpevolisti, e lo si fa più che altro basandosi sulle impressioni, sulle simpatie o antipatie, sul pressappoco. Adesso, nel caso dei due stupratori, come a supplire al fallimento del test del Dna si dice che un’altra donna avrebbe riconosciuto in foto uno dei due. Aberrazione nell’aberrazione. Come si può prendere sul serio il riconoscimento fotografico fatto su una persona che nel frattempo è stato mostrato su tutti i giornali e tutte le televisioni centinaia di volte? Il riconoscimento fotografico andava fatto prima, non adesso. Se le forze dell’ordine avessero resistito alla tentazione, umanissima ma sbagliata, di esibire davanti alle telecamere i loro trofei, oggi non correremmo il rischio di veder invalidate le indagini. E se non le invalidano sarà anche peggio, almeno per quella cosa astratta ma fondamentale che è il “Diritto”. Ma è di questo che dovrebbe parlare la stampa, del fatto ad esempio che tutti i politici preferiscono stanziare semplici aumenti a pioggia per tutti i poliziotti, che portano più voti, piuttosto che fare investimenti massicci sulle nuove tecnologie, che portano magari più risultati, ma pochi voti. Di queste ed altre cose si dovrebbe parlare, non dare la stura alle congetture. (l'Opinione)
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