C’è un’Italia che viene nascosta, inguardabile. E’ doveroso violare il silenzio. Leggete, e vergogniamoci tutti. Carmelo Canale è un tenente dei Carabinieri. Fu strettissimo collaboratore di Paolo Borsellino, che lo chiamava “fratello”. Quasi tutti ne hanno sentito parlare, ma arrivate in fondo per toccare la vergogna.
Canale era anche il cognato di Antonino Lombardo, altro Carabiniere, suicidatosi il 4 marzo del 1995. Il 23 febbraio precedente Leoluca Orlando lo aveva accusato, televisivamente ospite di Michele Santoro (è sempre lì, sempre), d’essere connivente con la mafia. Il 26 Lombardo sarebbe dovuto partire per gli Usa, incaricato di prelevare Tano Badalamenti, mafioso temuto dalle procure, capace di smentire qualche teorema, che chiedeva fosse quel Carabiniere a garantire per la sua sicurezza. Il viaggio è annullato.Prima di spararsi, Lombardo scrive: “Mi sono ucciso per non dare la soddisfazione di farmi ammazzare e farmi passare per venduto e principalmente per non mettere in pericolo la vita di mia moglie e i miei figli che sono tutta la mia vita (…) la chiave della mia delegittimazione sta nei viaggi americani”. Due giorni dopo, Canale, dichiara: “A quanti pensano che mio cognato Antonio sia morto suicida, rispondo: sbagliate. Questo è un assassinio calcolato da tempo”. Succede qualche cosa? Sì, che dodici “pentiti” di mafia, dei mantenuti a spese dei cittadini, che escono di galera dopo avere squagliato i bambini nell’acido, accusano Canale d’essere al servizio della mafia. Indagato subito, rinviato a giudizio nel 1998 e poi sospeso dal servizio.
E’ stato assolto due volte, in primo e secondo grado. Manca la cassazione. In tredici anni la malagiustizia italiana non è riuscita a condannare un colpevole o liberare un innocente. La sospensione, però, ha influito sulla carriera di Canale, che non essendo diventato maggiore ora viene messo in pensione, forzatamente. Per opporsi dovrà attendere che la giustizia si svegli. I “pentiti” sono in gran parte a spasso. Nessun magistrato ha pagato per gli errori. Le parole di Lombardo restano lettera morta. Le accuse ingiuste non sono state punite. Nessuno è responsabile di un accidente, ma Canale se ne deve andare, perché sul fratello di Borsellino, sul cognato di Lombardo, pesa ancora il sospetto. Vergogniamoci.
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