martedì 10 gennaio 2012

Se il pericolo è l'arroganza. Arturo Diaconale

Mario Monti è convinto che in due mesi di attività il suo governo sia riuscito a riparare i guasti provocati da trent'anni di errori compiuti da tutti i governi che lo hanno preceduto. E, soprattutto, abbia saputo far recuperare all'Italia quella credibilità europea ed internazionale che aveva perso fin dai tempi della Prima Repubblica.
Purtroppo non è proprio così. L'unico recupero tangibile effettuato da Monti è l'arroganza professorale che aveva prima di entrare a Palazzo Chigi e che nelle prime settimane di attività da Capo del Governo era stata comprensibilmente soffocata e nascosta dalla umana titubanza nel ritrovarsi alla guida del paese per grazia presidenziale ricevuta.
Per il resto lo spread alto indica che la strada verso il pieno ritorno della credibilità internazionale è ancora molto lunga. Che l'azione di risanamento è appena agli inizi. E, soprattutto, che l'arroganza professorale recuperata da Monti e dall'intero suo governo grazie alla delega in bianco data loro da forze politiche delegittimate da anni di campagne mediatiche squalificanti, rischia di diventare il principale ostacolo all'azione dell'esecutivo tecnico.
In attesa che i partiti tornino ad avere un minimo di iniziativa politica, in sostanza, il vero pericolo per Monti viene da Monti stesso. Cioè viene da quella singolare presunzione di infallibilità manifestata quotidianamente dal Presidente del Consiglio - professore e dai suoi ministri che porta il governo a sopravvalutare sempre e comunque il valore ed il significato tecnico immediato dei propri atti senza minimamente considerare le consegue politiche e sociali che tali atti possono produrre sulla società italiana.
Il blitz dell'Agenzia delle Entrate di Cortina è un classico esempio di questo errore di presunzione. Monti ha difeso a spada tratta il rastrellamento di presunti evasori effettuato durante le vacanze natalizie nella valle ampezzana all'insegna della sacralità della lotta all'evasione.
Il ché è formalmente e tecnicamente giusto. Ma non ha calcolato gli effetti a breve ed a medio termine di una operazione che non puntava a scoprire cinquanta o cento evasori ma a lanciare all'intero ceto medio italiano l'ammonimento che la musica è cambiata e che è arrivata l'era della severità fiscale.
Il blitz cortinese ha prodotto il sostanziale fallimento dei saldi d'inizio d'anno. Il suo messaggio didattico è stato interpretato come una minaccia non nei confronti degli evasori ma di tutti i cittadini. Chi osa più, se non i ricchi stranieri, entrare nei negozi di qualità e ad alto prezzo? Chi mette piede senza un briciolo di timore negli alberghi a cinque od a quattro stelle? Chi si azzarda ad entrare in una agenzia di viaggi per programmare una settimana o più di vacanza oltre il perimetro cittadino? E chi si avvicina a cuor leggero ad un qualche autosalone per ammirare una qualche vettura di grande cilindrata divenuta ormai, grazie alla solerte azione di tecnici in preda alla sindrome dell'infallibilità, il simbolo del male e del vizio italici? Un conto, allora, è fare la lotta all'evasione.
Un conto è invece fare la stessa lotta in maniera arrogante, sbagliata e controproducente. Lo stesso vale per le tanto strombazzate liberalizzazione. Che se venissero effettuate con la solita presunzione di infallibilità potrebbero tradursi in un nuovo messaggio terroristico nei confronti di alcune categorie di cittadini.
L'idea di moltiplicare i posti di lavoro aumentando il numero delle licenze dei taxi, consentendo ai parafarmacisti di aprire i loro negozi, eliminando la tariffe professionali degli avvocati o allargando agli impiegati comunali le prerogative dei notai è, in se, sacrosanta. Ma va realizzata con accortezza.
Evitando che le liberalizzazioni smantellino le sicurezze di alcune categorie moltiplicando non il lavoro e la ricchezza ma la precarietà e la povertà. Monti, in sostanza, deve guardarsi dalla propria arroganza. E le forze politiche dovrebbero aiutarlo ad essere più umile ed attento.
Per il suo ed il loro bene! (L'Opinione)

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