Riprendiamo dopo diversi mesi a seguire quanto avviene sugli organi di informazione. Due sono i filoni tematici sui quali vale la pena di riflettere: la bufera scatenatasi intorno alla riforma della scuola e l'agenda politica generale, con al centro la diatriba infinita per la presidenza della Commissione di Vigilanza Rai. Per quanto riguarda la scuola meritano di essere evidenziati la linea del gruppo Finegil-L'Espresso e del Sole 24 Ore e il ruolo fazioso e accanito svolto da AnnoZero. Il gruppo Finegil (ne fanno parte tra gli altri Il Tirreno, La Nuova Venezia, La Gazzetta di Mantova, ecc...) ogni giorno fa da cassa di risonanza di ogni manifestazione di protesta contro il governo e ciò è anche comprensibile nella grande provincia italiana, dove bastano poche decine di studenti rumorosi a fare notizia.
Ciò che lascia perplessi è che non sia stata pensata né ieri, né oggi, una campagna locale di contro informazione utile a non lasciare disorientato l'elettorato, in particolare quello giovanile, fornendo informazioni certe sulla riforma approvata dalla maggioranza. Non commentiamo neppure più la sacra Trimurti Corriere-Repubblica-Stampa che fa da guardiano alle macerie dell'Ulivo. Riusciamo invece ancora a stupirci del Sole 24 Ore. Perché, se è vero che ha per direttore Ferruccio De Bortoli, è altrettanto vero che è pur sempre il quotidiano degli industriali (o solo quello di una parte di Confindustria?). L'ineffabile Folli scrive, a proposito delle parole del premier sulla necessità di garantire il diritto allo studio, ‹‹se il Presidente del Consiglio scende in campo in prima persona, si entra nell'area del rischio. Non tutte le questioni possono essere trattate alla stregua della spazzatura di Napoli... la scuola ha bisogno di altro››. Il giorno seguente il Sole non cambia linea. Ecco il catenaccio del titolo interno: ‹‹Berlusconi ci ripensa››, affiancato da un ‹‹Veltroni: Cavaliere inaffidabile ma bene la smentita››.
La trasmissione di Michele Santoro, da parte sua, ha giocato sistematicamente a senso unico, screditando il governo e limitando il contraddittorio a livelli, questi sì, di regime. L'onorevole dimissionario Santoro è lo stesso che, in versione sdraiata, ha concesso la passerella a Veltroni alla vigilia della manifestazione del 25 ottobre in una puntata che ha fatto parlare Giorgio Lainati, deputato-mediano per le questioni Rai del PdL, di ‹‹monologo veltroniano››. Ha colpito particolarmente la messa in onda di bambini sandwich di sei anni che ripetono, a mo' di filastrocca, uno slogan in rima contro la Gelmini. Un episodio vergognoso sul quale la Rai dovrà necessariamente intervenire. L'azienda di viale Mazzini nel 1997 firmò infatti un «codice di autoregolamentazione dei rapporti tra minori e tv» con il quale si impegnava, tra le altre cose, ‹‹a non utilizzare i minori (da 0 a 14 anni) in grottesche imitazioni degli adulti››. Che cosa c'è di più diseducativo di mostrare un gruppetto di bambini addestrati a recitare a memoria una canzoncina contro un ministro? La stessa trasmissione, dando voce solo a studenti, genitori e docenti anti riforma, ha fornito il megafono per brillanti considerazioni come ‹‹per il governo meno scuola si fa e meglio è››, oppure ‹‹un solo maestro, visto che c'è una sola persona al governo che decide tutto››.
D'altra parte non è che da Santoro ci sia da aspettarsi granché. La sua carriera è costellata di episodi deprecabili. Ne raccontiamo uno - piuttosto conosciuto ma mai a sufficienza - per introdurre il tema della commissione di Vigilanza Rai che tanto fa digiunare il radicalveltroniano Marco Pannella. Dicono nel Pd che la storia politica di Leoluca Orlando, candidato unico dell'opposizione a presidente della commissione di vigilanza, basti a testimoniare la sua credibilità come figura di garanzia alla Vigilanza Rai. Bene, ecco il racconto che vi avevamo promesso: nel maggio del 1990 l'allora sindaco di Palermo Leoluca Orlando, ospite di Santoro a Samarcanda, disse che la procura di Palermo teneva ‹‹dentro i cassetti›› le prove dei delitti Mattarella e La Torre. L'accusa era rivolta a Falcone, tanto che l'ideologo della Rete, Padre Pintacuda, dichiarò apertamente all' Unità ‹‹Si, io accuso Falcone››. Non pago di questa performance, il 23 febbraio Orlando denunciava - ancora ospite di Santoro in Rai - ‹‹il comportamento equivoco di qualche esponente dell'Arma dei Carabinieri›› di Terrasini. Si trattava del maresciallo Antonino Lombardo, che era alla vigilia del viaggio in Usa per prelevare il boss Badalamenti. Il sottufficiale, sulla cui lealtà il comandante dell'Arma tentò invano di testimoniare in diretta (telefonò ma Santoro non gli diede la parola), si tolse la vita di lì a dieci giorni, dopo che gli fecero trovare «incaprettato» un suo confidente.
E' dunque questo il cursus honorum che può vantare l'onorevole Orlando per aspirare alla presidenza della commissione di via del Seminario? È questo il signore che l'opposizione tiene ancora in pista dopo che la maggioranza ha ritirato per la Corte Costituzionale quel galantuomo di Gaetano Pecorella? E' proprio il caso che l'Udc persista nel sostenere Orlando? Non basta che la sua storia personale di dc che rinnega la Dc abbia avuto un seguito, proprio recentissimamente, alla notizia data in aula alla Camera dell'assoluzione dell'ex dc Calogero Mannino dall'accusa di concorso in associazione mafiosa, quando Orlando è stato tra i pochi a non applaudire? È questo il signore che li garantisce nel ruolo di presidente? Sono interrogativi che fanno riflettere e, in ultima analisi, amareggiano. Una cosa è certa. Anche qualora l'ex sindaco di Palermo non sia eletto alla presidenza della Commissione di Vigilanza, il solo permanere così a lungo della sua candidatura la dice lunga sullo scadimento di un certo modo di intendere la politica. (Ragionpolitica)
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