I medici chiamati intorno al capezzale della satira Televisiva hanno riscontrato, al di là di ogni ragionevole dubbio, una gravissima indisposizione alla risata, quasi irreversibile, data la progressiva paralisi dei centri a ciò preposti. Il quadro clinico generale si connota di una depressione profonda, con rischi di suicidi di massa. I medici non hanno tuttavia raggiunto l’unanimità per l’eventuale cura da applicare. Il fatto è che la satira è entrata in coma perché i suoi artisti, tutti di sinistra, hanno perso la cosiddetta reason why di sè, la stessa ragion d’essere, di esserci: la sinistra. Questa è arrivata al capolinea dopo i crolli elettorali. Siccome non ha voluto analizzarne le ragioni e trarne le conseguenze, continuando come prima più di prima, con i medesimi leader di mille sconfitte, ne è derivato un effetto collaterale non indifferente: l’incapacità a proporre, a produrre idee, programmi, novità, insomma, riforme, modernizzazioni di sè. La satira ha immeditatamente riflesso, come uno specchio deformante, l’afasia e i balbettamenti del Pd, ne ha fiutato l’inconsistenza, anche di massa, rifugiandosi nelle acque torbide e limacciose, eppur gratificanti, della sua mosca cocchiera, Di Pietro, e del suo vero portavoce/portamanette Marco Travaglio. Grillo, invece, ha capito l’aria che tira e s’è defilato. E’ a questo punto che una come la Guzzanti ritornata ad “AnnoZero”, ma anche la Dandini o il Vergassola e, per certi aspetti Lillo e Greg e pure una Littizzetto, e persino Crozza col suo kilometrico show su La 7, si sono trovati zavorrati da un peso che li trascina giù, sotto, in basso, nelle correnti della Tv manichea, arrabbiata, con la puzza sotto il naso, con quell’aria di spocchia che aleggia sempre intorno ai migliori, a quelli che non sbagliano mai, a quelli che a Berlusconi non glie ne perdonano una.
Berlusconi, appunto. Che palle! come si dice a Canale 5 di Greggio, Iachetti e De Filippi. Esattamente come la sinistra è vissuta a lungo della rendita di un antiberlusconismo d’accatto in nome della sua superiorità etica, allo stesso modo la satira ha mutuato da quella errata accezione un modello che non funziona più perchè, salvo il dipietrismo, non ha più referenti, non fa più ridere, ecco. Del resto, i comici militanti dovrebbero sapere i rischi che corrono quando la squadra politica perde, soprattuto se loro stessi sono scesi in politica (Piazza Navona, ecc.) come sponsor. Il caso del Premio Nobel Dario Fo - che non fa ridere da anni perchè fa solo politica - simbolizza, col suo speech alla Statale, composto di parole d’ordine e frasi liturgiche d’antan, il malinconico deja vu di una posizione datata e fuori tempo massimo. La satira è anche e soprattutto una questione di linguaggio. La centralità del verbum, del messaggio. Si sentono parole come “ribellarsi alla nefanda Gelmini, la democrazia italiana è messa in pericolo dalla deriva autoritaria berlusconiana, siamo al regime di Putin se non a quello dei colonnelli in Argentina. Presto faremo la fine di Weimar che creò Hitler. Al governo siede un magnaccia impegnato a piazzare le veline nei ministeri. Milioni di studenti attendono un nostro gesto. La dittatura avanza”.
Questo è il linguaggio di Di Pietro, un mix di giustizialismo peronista e di parafascismo tribunizio, che ha contaminato lo stesso Veltroni e, a maggior ragione, la satira. La quale si illude di far cambiare idea riproponendo stantie macchiette, imbarazzanti cliche e polverosi stereotipi sulla democrazia in pericolo. E l’Unità a inseguire questo gioco al ribasso, dedicando titoli allarmati d’apertura al ritorno in Tv di Licio Gelli. Già. Ma gli ex brigatisti che ci vanno un giorno sì e l’altro pure? E che scrivono libri per film, per di più finanziati dallo stato o dalla Rai? Il punto è che questa rentrèe del Venerabile novantenne - come messaggio il medium ha già detto tutto- si è come capovolta. La satira, cioè, si è rovesciata contro gli autori delle frasi più ridicolmente demagogiche: “La scuola - ha tuonato Di Pietro - dopo la giustizia e l’informazione, è un altro tassello del progetto del venerbile della P2 Licio Gelli, che Berlusconi sta realizzando”. E tutti giù a ridere. Di lui. Era ora. (l'Opinione)
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1 commento:
imparato molto
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