lunedì 26 gennaio 2009
Siamo tutti segnati sulla rubrica del Grande Fratello. Carlo Panella
Gioacchino Genchi, ha accumulato una quantità esplosiva di intercettazioni, tabulati, numeri telefonici: chi dice 350.000, chi 578.000. Forse non sono registrazioni, ma solo elenco di contatti. Anche di parlamentari, di Pollari, di De Gennaro. Di chiunque. Genchi, per incarico di De Magistris, sa chi ha telefonato a chi. Insomma, ha compilato la rubrica del Grande Fratello! In Italia, infatti, un Pm può intrufolarsi ovunque, non per sanzionare reati compiuti, ma per “ipotizzarli”, anche per inventarseli –come ha fatto De Magistris- collegando logicamente, numeri di telefono tra “sospetti”. La rete dei controlli telefonici intrappola la vita di chiunque e questo permette a certi Pm di sfornare a ritmo continuo teoremi accusatori. Lo schema De Magistris-Genchi è semplice: l’inquisito Tizio, telefona a Caio, quindi… tutti quelli che telefonano a Tizio e poi a Caio, sono inquisibili. Poi, si inventa l’ennesima Cupola, si conquista così la prima pagina e magari –se altri magistrati, o anche il Csm, smontano tutto- ci si dichiara vittime e –Di Pietro tronituante- l’effetto politico è acquisito. Il tutto, contro ogni principio di diritto. Ci si chiederà: come è possibile? Semplice: dal 1994 la sinistra impedisce che si metta riparo a questo orrore. E perché? Beh, chi ha letto Orwell lo sa: il Grande Fratello che lui denuncia, non è affatto il mega computer. E’ Stalin, è la sua concezione della società e dello Stato. Triste doverlo constatare dopo tanti decenni, ma altra spiegazione sulla follia del compromesso storico tra sinistra e Pm, non c’è. (il Tempo)
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