La campagna di stampa ridicola, esasperata e disperata, lanciata contro la persona del presidente del consiglio e che gli italiani stanno pagando a caro prezzo in termini non soltanto di immagine, di sicurezza interna ma anche di pazienza ormai alla fine, non si è ancora arenata. Per settimane il ping pong “gruppo De Benedetti-referenti stampa estera” si è svolto come descritto da Luca Sofri:
“C’è un intero fenomeno giornalistico che sta prosperando in queste settimane, e che ricade nella categoria “notizie che non lo erano”. Il meccanismo è questo, e riguarda le accuse e le analisi contro il Presidente del Consiglio di queste settimane: i giornali italiani pubblicano delle ricostruzioni ipotetiche e delle dietrologie quotidiane, che i lettori italiani sono ormai abituati a dimenticare il giorno dopo (le dimenticano gli stessi giornali, peraltro). Quelle ipotesi vengono però riprese dai giornali stranieri, che le hanno lette sui giornali italiani e le sintetizzano per i loro meno attenti lettori. E il giorno dopo i giornali italiani riprendono gli articoli stranieri, a sostegno delle stesse ipotesi che loro stessi avevano azzardati.”.
Il torneo del rimpallo si sarebbe dovuto concludere in pochi set, grazie ai colpi ben assestati con foto shock e scandalose testimonianze di una donna che si è meritata il titolo di portabandiera del prostituta-pride. Ma le foto senza contenuto shockante, le testimonianze piccanti in libertà senza nessun riscontro di autenticità hanno fallito l’obiettivo e Silvio Berlusconi non si è dimesso.
Tanto battage sulla vita privata del premier ha finito con l’evocare scene di noia mortale, tra documentari con Bush e foto di famiglia affatto sexy. Ma se tutta l’operazione sa di uso criminale dell’informazione, a cominciare dalla figura del fotografo, più simile a un cecchino appostato sulle colline intorno a Pristina che a un free lance, per tacere del modo suggestivo di raccontare il nulla arricchendolo di fantasiose descrizioni, la piega che la vicenda ha preso negli ultimi giorni sa di giornalismo di stampo mafioso.
Dalle pagine dei giornali impegnati nel ping pong di cui sopra sono partiti avvertimenti minatori: pronte altre foto mortali, trascrizioni di intercettazioni micidiali, come pallettoni in canna. Un picciotto di Buscetta lascerebbe la testa mozzata di un capretto davanti alla porta del nemico Berlusconi, ma un repubblicones prova a intimidirlo con l’effetto preannuncio di foto saffiche. Insomma o Silvio Berlusconi se ne va o la bomba, come la chiama mafiosamente Repubblica, lo farà saltare!
Fuori le foto, direte voi, no, le foto sono blindate, quindi fidatevi!
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2 commenti:
La ringrazio per Blog intiresny
quello che stavo cercando, grazie
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