Ora tocca a Formigoni, ieri era toccato a Cosentino, presto toccherà a Vendola, è già toccato alla moglie di Mastella, Marrazzo è già agli atti; l'Abruzzo di Del Turco è già nella storia. Risultato: le liste elettorali e i candidati per le regionali del 2010 sono disegnate con largo anticipo e con sospetta contemporaneità dai pubblici ministeri in Puglia, Campania, Lazio e Lombardia. Voci anticipano provvedimenti pesanti anche in Calabria. La metà degli elettori chiamati alle urne la prossima primavera voteranno -o non potranno votare, perché esclusi dalle liste- candidati decisi -o esclusi- dall'iniziativa delle procure. Il tutto, mentre la Procura di Milano organizza di tutto e di più per provocare per via giudiziaria le seconde dimissioni di Berlusconi (25 sono i processi a oggi intentati contro di lui, di cui ben 24 conclusi con assoluzioni).
Se questo non è uno sconfinamento aperto e rivendicato (lo fa ormai con precisione e insistenza il procuratore Ingroia, ospite fisso di Travaglio e dell'Italia dei Valori) della magistratura nel processo democratico, gli asini volano.
In questo quadro si legittima sempre di più la decisione di Berlusconi di porre un argine politico alla decisione della magistratura di determinare la vita politica del paese e stupisce sempre di più la decisione di Fini di non ''accorgersi'' di questo progetto (che pure tocca con Bocchino e Landolfi uomini a lui vicinissimi) e di fare gioco di interdizione nei confronti di Berlusconi e anche quella del Pd di Bersani di fare finta di nulla.
Il protagonismo politico delle procure (che ormai ricilano episodi di 17 anni fa e lavorano esclusivamente su pentiti) è ormai ''il'' problema politico italiano.
Non intervenire oggi è pura follia politica.
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