La gara sarà a lisciarli per il verso del pelo, a dire loro che hanno ragione, ma devono capire, che possono protestare, ma non per questo assaltare le sedi della pubblica istruzione. Invece, credo che nei confronti degli studenti universitari, o, meglio, di quelli che sono scesi in piazza ed hanno agitato le vie, occorre essere più onesti e diretti: sbagliate. Siete gravemente in errore.
Il problema italiano non è che manchi il diritto allo studio, ma che tutti hanno diritto d’accedere a studi che valgono poco, e talora niente. Il problema non è la selettività, ma il passaggio mandriano di tutti quelli che non si ritirano (alla fine ne laureiamo meno che altrove, ma li selezioniamo per abbandono, non per merito). Il problema non sono i pochi soldi a disposizione, ma i troppi buttati per finanziare cattedre assegnate per meriti non accademici. Il problema non è la libertà culturale di chi organizza i corsi universitari, ma l’anarchia irresponsabile di chi inventa corsi e cattedre per sistemare amici e parenti.
Gli studenti dovrebbero ben protestare, ma contro quest’andazzo dequalificante di cui faranno le spese. E dovrebbero protestare anche contro il ministro, se questo li eccita, contro il governo e contro chi pare a loro, ma rimproverando a governanti e legislatori di avere fatto poco e lentamente, non troppo ed in fretta. In Germania s’agita la protesta degli studenti, come da noi, ma lì reclamano più meritocrazia e più qualificazione, quindi anche più soldi per corsi di alta qualità. Che il cielo li benedica. Che cosa ne ho letto, in italiano? “La rivolta degli studenti secchioni”, così è stata data la notizia delle proteste tedesche. E ci vuol poco a capire che utilizzare “secchioni” al posto di “bravi” comporta un giudizio che già racconta il disfacimento culturale della vita pubblica.
Non solo non mi preoccupa, ma trovo normale che gli studenti protestino contro chi governa. Rientra fra le cose ovvie, come il cambio delle stagioni. E’ inquietante, invece, che lo facciano non per reclamare il nuovo ma per proteggere il vecchio, come se il conservare il passato possa rispondere ad un qualche loro interesse. E’ vero l’esatto contrario.
Mi preoccupano i gesti forti, che ancora viaggiano dietro la soglia dei violenti, non accompagnati da idee pesanti, da proposte, da suggestioni per il futuro. Alla fine tutto si scarica in un odio ideologico, in un’avversità politica che punta tutto sugli schieramenti e lascia sospesi i contenuti. E non mi basta l’osservazione consolatoria secondo cui quelli in piazza sono una minoranza, mentre la maggioranza sta altrove, perché questo non spiega e non dimostra nulla. Sono le minoranze, spesso, a dar voce ai sentimenti diffusi. Quelle che, un tempo, si chiamavano “avanguardie”. E quelle di oggi hanno un’idea mitica e fasulla del passato, non ne hanno nessuna di futuro e vivono il presente come antagonismo senza contenuti.
Vogliono l’università che hanno conosciuto, solo con più soldi? Se la godano, come moltiplicatore d’ignoranza e baccanale per clientele. A restarci fregati saranno i meritevoli non socialmente protetti, saranno i ragazzi che non vengono da famiglie ricche o professionalmente favorite, per ciò stesso condannati ad avere una cattiva istruzione e nessuna speranza d’incrementare significativamente il reddito familiare. Quelli tedeschi saranno studenti “secchioni”, ma quelli che vedo, da noi, somigliano troppo a classisti reazionari.
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