Che cosa vuol dire “interferire”? Dare informazioni, fornire documentazione, presentare proposte è ovviamente lecito a chiunque. Ma, si dice, chi interveniva su queste materie disponeva di informazioni particolareggiate, e “conoscere e avere informazioni che altri non hanno è la premessa indispensabile per esercitare il potere”. E’ un bel principio di trasparenza, ma alla prova dei fatti non significa nulla. E’ ovvio che chi è interessato a un particolare problema, specialmente se riguarda interessi aziendali, industriali o finanziari, dispone di informazioni che non sono di pubblico dominio e anche di una capacità di pressione, se si vuole di un potere di condizionamento, diverso da quello di un comune cittadino. Partendo da questo “principio” si potrebbe incriminare chiunque agisca per sostenere interessi specifici, il che è ovviamente assurdo.
In assenza di una legislazione di merito, la discrezionalità della magistratura nell’interpretare e sanzionare, magari in modo selettivo, le attività di lobbying si estende senza limiti razionali. Converrebbe a tutti studiare una regolamentazione e un controllo di queste attività, in modo da renderle obbligatoriamente esplicite e, nel contempo, autorizzate e accettate. Altrimenti chiunque riceva informazioni atte a promuovere atti legislativi, segnalazioni per l’attribuzione di incarichi, suggerimenti su scelte di investimento pubblico, rischia di essere travolto dallo scandalismo, che è poi un modo per evitare di giudicare nel merito le decisioni politiche. (il Foglio)
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