Esce oggi in libreria un'antologia di Indro Montanelli su Berlusconi. Per i dieci anni dalla morte di Indro c'è chi vuol barattare settant'anni di grande giornalismo montanelliano con gli ultimi sette di antiberlusconismo.
O settant'anni di critica alla sinistra con gli ultimi sette di reciproche carezze. Sulla sua rottura con Berlusconi vorrei dire quattro cose, di solito dimenticate. La prima. Montanelli non fu profetico nel criticare Berlusconi in politica, come il titolo del libro lascia capire ( Ve l'avevo detto ), ma il contrario: egli pensò che la sua discesa in politica sarebbe stata un disastro elettorale e avrebbe trascinato nella rovina il Giornale . Fu soprattutto per questo che se ne tirò fuori. Così poi non fu perché Berlusconi ottenne un gran successo ripetuto.
La seconda. Montanelli non era indignato dal Berlusconi uomo d'affari, lo aveva avuto come editore anche dopo la P2 e col lodo Mondadori. In politica lo preoccupavano più i suoi alleati, gli ex-missini e i leghisti, che il partito-azienda. Magari un Berlusconi sceso in campo con gli ex dc, Segni o affini, non gli sarebbe dispiaciuto, turandosi o no il naso.
La terza. Quando lasciò il Giornale, Montanelli era convinto di portarsi larga parte dei lettori. Invece la Voce fu un mezzo aborto, decorosa ma troppo intrisa di rancore antiberlusconiano. E i lettori rimasero in gran parte col suo Giornale , perché la pensavano come il Montanelli di sempre e non come l'ultimo Indro. Anzi, ad essi si aggiunsero quelli venuti sull'onda della svolta politica.
La quarta. Quando Montanelli descriveva Berlusconi come un narratore di esagerate chansons de geste sulle proprie imprese, ci vedeva giusto; ma aveva torto a ripudiarlo come figlio, perché in quello Silvio aveva preso molto da suo padre putativo, Indro. Infatti Montanelli costruì mirabili reportage su eventi che non vide di persona e splendidi ritratti su aneddoti assai modificati dal suo talento narrativo.
Dico tutto questo non per allungare ombre su Montanelli ma per liberare Indro da quel monumento di stucco e lacca in cui lo hanno imprigionato. Del Montanelli intero, e non di fine stagione, nutriamo incolmata nostalgia. (il Giornale)
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