Sulla fragilità della linea di difesa dell’occidente, io ci andrei giù ancora più pesante. Sono pronto a scommettere che i boati di dissenso contro Ahmadinejad venivano da una platea sostanzialmente etero, che, in nome della solidarietà verso i gay, gli diceva il fatto suo. Ne sono sicuro, perché a New York, dove per altro il movimento gay ha raggiunto livelli di eguaglianza in fatto di diritti e di visibilità come in nessuna altra città al mondo, non si è levata, mai, dico mai, nessuna voce contro le impiccagioni degli omosessuali del regime iraniano o contro le società liberticide dei paesi musulmani. Mai un corteo, mai una protesta, forse sono troppo impegnati a dimostrare davanti alla Casa Bianca contro Bush e la sua politica imperialista. Perché, diciamola una buona volta tutta la verità, il movimento gay, in tutti i paesi nei quali è libero di esprimersi, è da sempre una appendice dei partiti di sinistra, anche se, formalmente, può apparire indipendente dalla politica tradizionale. Succede in Usa, succede in Italia. Le bandiere arcobaleno sfilano nei cortei dove si bruciano le bandiere americane e israeliane, i gay nostrani vanno in visita di solidarietà a Ramallah, magari con fidanzati palestinesi appresso, e anche se ricevono in cambio percosse e calci in culo, come è successo questa estate a dei gay romani, mica capiscono che due più due fa quattro, no, girano la testa verso Israele e gliene attribuiscono la responsabilità. Fregandosene, in più, che a loro, tutto sommato, calci in culo e umiliazione non lasciano traccia, mentre i fidanzati palestinesi chissà che fine fanno. Si dirà, la sinistra strumentalizza i gay per ottenerne i voti, verissimo, basta ricordarsi i vari disegni di legge Dico e simili, vero fumo negli occhi di chi si illudeva che da questo governo sarebbe arrivata una giusta legge, ma anche enorme responsabilità di una opposizione, non mi va di scrivere di destra, ci sono dentro tutti, che di fronte alla modernità non ha saputo rispondere altro che culattoni. Solo un esempio, sfido a trovare nella politica italiana, chiamiamola moderata, un Rudolph Giuliani, conservatore e falco in economia e politica estera e nello stesso tempo sulle posizioni più liberal in fatto di diritti umani e civili. Allora teniamoci i brontosauri che abbiamo e smettiamola di lamentarci. Se i nostri politici sono quello che sono, salvo pochissime eccezioni – penso ai radicali – allora non mi stupisce che anche i gay nostrani riflettano la classe politica che hanno contribuito ad eleggere.
Angelo Pezzana, Torino
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