Meno male che non sono andato a vedere l’ultimo film di Michael Moore. Ho letto tante recensioni entusiaste e magari la pellicola dirà pure cose giuste, tipo la sanità statunitense fa proprio pena, se non hai denaro non ti muovi, nessuno ti cura e il povero cittadino vale meno di niente. Certo, tutto vero. Non sono andato a vedere il film perché ho letto che Moore prende la sanità cubana come metro di paragone per far capire ciò che non funziona nel suo Paese. Peggiore operazione di demagogia non la poteva fare, solo per strizzare l’occhio alla sinistra più becera e populista.
La sanità cubana funziona alla perfezione, ma è proprio come quella statunitense: se hai soldi (e sei straniero) ti curano, ti disintossicano dalla droga, ti fanno anche operazioni estetiche in una stupenda clinica dell’Avana che si chiama Cira García. Se non hai una lira (e sei cubano), ti guardano appena, se hai bisogno di cure ti internano in un ospedale per poveracci, sudicio, senza ventilatori con quaranta gradi all’ombra e privo di attrezzature. Ti tengono dentro un po’ di giorni, poi ti rimandano a casa con una bella ricetta e il consiglio di trovare pesos convertibili (dollari o euro, per chi non conosce la lingua monetaria cubana) per comprare le medicine, ché nelle farmacie cubane non si trovano. Dico questo perché mi trovo a stretto contatto con la meravigliosa sanità cubana, non sono come il signor Moore che va a Cuba in gita di piacere e dopo parla bene di Castro. Vi racconto una storia personale. Forse parlare di casi concreti aiuta più che fare demagogia, magari qualcuno comprende e separa il grano dalla crusca. Oggi telefona una cugina di mia moglie che vive in Italia, dice che ha parlato con la famiglia a Cuba, aggiunge che la madre di mia moglie ha avuto un principio di peritonite e l’hanno ricoverata d’urgenza in un ospedale per poveri dalle parti di Guanabacoa. Ha rischiato grosso, ma dopo un paio di giorni, visto che non correva pericolo di vita, l’hanno dimessa con una prescrizione medica.
Mia suocera deve prendere un medicinale importante per la salute, ma si dà il caso che questo farmaco nelle farmacie per cubani non si trova. Pare che lo vendano solo nelle farmacie internazionali e che vada pagato in divisa, alla modica cifra di 20 pesos convertibili (circa 20 euro). Per noi italiani sembra una cifra irrisoria, ma si dà il caso che mia suocera riscuote una pensione pari a 40 pesos cubani mensili (circa 2 euro). Non si può permettere di comprare una medicina tanto costosa. Per fortuna che è una privilegiata, ha una figlia in Italia che può inviare denaro e magari in un secondo tempo pure le medicine. Mia suocera ha un’altra figlia che vive a Cuba, ma pure lei riscuote uno stipendio statale che si aggira intorno ai 5 euro mensili. Non può spenderne 20 per una medicina e l’unica soluzione praticabile sarebbe quella di prostituirsi con uno straniero per salvare la vita alla madre. Ho provato la stessa sofferenza quando è morto di cancro il nonno di mia moglie e anche allora il meraviglioso sistema sanitario cubano non aveva antidolorifici da somministrare. Sono stato io a sopperire a queste mancanze e a inviare scorte di medicinali ogni volta che potevo. Vorrei che certi comunisti d’accatto provassero certe esperienze prima di continuare a sostenere Fidel Castro. Vorrei anche che il Presidente della Camera dei Deputati si vergognasse per aver fatto gli auguri a un dittatore in occasione del suo compleanno. Bertinotti si definisce comunista, ma non sa niente della povertà e della sofferenza dei cubani che lottano per sopravvivere, altrimenti non scriverebbe a un dittatore che affama il suo popolo. Il sistema sanitario cubano non è migliore di quello statunitense, perchè funziona solo per gli stranieri e non si preoccupa di realizzare una rete di cura, prevenzione e sicurezza sociale per tutto il popolo. Le cose vanno bene solo per chi possiede dollari, pesos convertibili, divisa internazionale, altrimenti sei soltanto carne da macello. (LibMagazine)
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1 commento:
vai a fare in culo
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