Arthur Koestler -che tutti dovrebbero leggere- spiegò nella sua preziosissima biografia (edita in Italia dal Mulino), non solo i processi staliniani e l'essenza del comunismo (in ''Buio a Mezzogiorno'' il ''colpevole'' accetta la morte ''per il bene del partito''), ma anche principi della disinformatjia, da lui stesso praticata nei giornali tedeschi prima del 1933.
Si àncora la propaganda ad un dato di fatto facilmente verificabile, poi lo si distorce, estremizzandolo, nella direzione voluta e utile al ''partito''. Il dato di fatto -si badi bene- deve essere vero e facilmente riconoscibile come tale da chiunque. Non dunque invenzione pura e semplice della notizia, non propaganda facilmente riconoscibile, ma intelligente deformazione della realtà universalmente conosciuta.
Prova eccellente di disinformatjia è la mossa di oggi su Ciarrapico. Nella sua eccellente intervista su repubblica, Antonello Caporale mette sotto gli occhi di tutti una verità ovvia: Ciarrapico non si scandalizza se lo si definisce ''fascista''. Poco importa che Ciarrapico non si riferisca all'oggi -come chiarsice in una secca smentita all'intervista- ma alla sua biografia, a quello che è stato in gioventù.
Il trucco è tutto lì.
Da qui, l'ondata di fango, implicita, sapientemente istillata, per Berlusconi e tutti quanti si trovano in lista con questo ''fascista''.
Di nuovo il ''cavaliere nero'', di nuovo ''l'emergenza democratica''.
La cosa divertente, come nota Giuliano Ferrara, è che proprio a quel ''fascista'', non ad altri, si rivolse all'inizio degli anni novanta l'editore di Repubblica che, assieme al suo socio, Eugenio Scalfari, bussò alla porta del finanziere ciociaro per la definizione del ''lodo Mondadori'', che restituì a Debenedetti e Scalfari il controllo pieno sull'editoriale Espresso, che stavano rischiando di perdere, assieme a quello della Mondadori.
Gratitudine immensa quindi di Debenedetti e Scalfari nei confronti dell'amico di Andreotti che li aveva aiutati a uscire da uno scomodo pantano.
Mai, mai, allora avrebbero permesso la pubblicazione di un'intervista irriverente come quella di Caporale pubblicata stamane.
Ma ora, la disinformatjia urge, il nemico è di nuovo alle porte e tutto fa brodo, pur di aiutare ''l'amico Walter''.
Il bello è che poi Ciarrapico, oltre a essere indubbiamente stato fascista, è anche per tradizione un buon amico di Israele (sulle orme del suo amico Giulio Caradonna, il cui padre si oppose nel 1938 alle leggi razziali e che compì un viaggio con Kippah a Gerusalemme già nel 1973) tanto che nella sua casa editrice (Edizioni Ciarrapico), ha pubblicato eccellenti e utilissimi testi: l'autobiografia del premio Nobel Menachem Begin (La rivolta... e fu Israele), una storia della Haganah -il braccio armato dei sionisti, poi diventato Forze Armate Israeliane (L'Haganàh. L'armata segreta d'Israele).
Il mondo, insomma, è un po' più complicato di quanto non si creda e Ciarrapico è molto meno fascista di quanto Debenedetti di oggi -non quello di ieri- vuol fare intendere.
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2 commenti:
... o più probabilmente, tra fascisti e sionisti c'è complementarità piuttosto che opposizione....
La ringrazio per Blog intiresny
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