«La crisi del governo Prodi? Cominciò in campagna elettorale. Sa quando ho sospettato che la faccenda non avrebbe retto fino alla fine della legislatura?» Giuseppe De Rita presidia la sua scrivania al Censis da dove ha partorito la definizione dell'Italia-mucillagine, idealmente ripresa dal cardinal Bagnasco. La «faccenda», naturalmente, è il governo Prodi.
Quando lo ha sospettato, professore? «Negli ultimi giorni della campagna elettorale, quando i giornali registrarono un calo dell'8% dei consensi. E perché Prodi li aveva persi? Solo perché balbettava, non sapeva presentarsi bene in tv?» Sembra di capire di no... «Certo che no. Li aveva persi perché non esisteva uno straccio di programma. Perché non poteva promettere nulla. C'era solo da tener su il nuovo corpaccione dell'Unione. C'era cioè da allearsi con Bertinotti a tutti i costi pur di battere Berlusconi. Ecco, l'errore di fondo. Stare insieme solo in nome dell'antiberlusconismo ».
Il ricordo di una cena privata, un mese prima delle urne. «Incontrai esponenti importanti dei Ds e della Margherita ». Chi? «No, niente nomi. Chiesi: perché tornate su Prodi, che forse non è in grandissima forma? Mi risposero: perché porta in dote Bertinotti. Solo così battiamo Berlusconi ». De Rita riprende fiato: «L'errore fu lì. Incanalarsi verso l'affermazione elettorale senza offrire una vera sostanza, un programma condiviso. Lo si è capito guardando la tv, nei giorni dopo la vittoria. Un programma inventato "dopo" che tutti potevano tirare dalla propria parte senza essere smentiti. "Il mio programma è il risanamento del debito, il rigore". Oppure "il mio programma è la ridistribuzione del reddito, far piangere chi non ha pianto finora". Che vittoria, poi: parliamo di 25 mila voti...». Il professore è in buona forma, nonostante un recente intervento chirurgico alla spina dorsale. La gamba destra è incerta. Le idee no. Ecco un ardito parallelo con Craxi. Che c'entra l'ex segretario del Psi con Prodi? «C'entra, c'entra. Prodi, in questo identico a Berlusconi, ha commesso un altro errore. Ha accettato la personalizzazione, la verticalizzazione, quindi la mediatizzazione e anche la finanziarizzazione del potere. Ovvero il decisionismo».
Pensa alle volte in cui Prodi in tv ha detto Io resisto, Io vado avanti. «Già, per esempio. Con questo metodo è finito il parallelismo governo- popolo. Fino al 1992 il governo progettava, spiegava, il popolo capiva e alla fine accettava. Così c'è...» Un uomo solo al comando? «Esatto. Un uomo solo al comando. L'unico ad aver tentato una strada diversa fu il primo governo Amato. Poi, niente. Ecco perché il Censis descrive il corpaccione Italia ridotto a mucillagine per il 75%. Perché c'è una società lasciata a se stessa. Una società sfilacciata proprio perché abbandonata. Coriandoli, dice Bagnasco. Infatti io ho parlato di ritagli di umanità. Possono volare o affondare, ma certo non fanno struttura ». Viene in mente la faccenda del declino. De Rita quasi insorge: «Qui c'è un altro equivoco. Non bisognava parlare di declino, perché il 25% che manda avanti il Paese se la cava bene. Occorreva prendere l'Italia e discutere di degrado, di coriandolizzazione ed egoismo, di ragazzi ipnotizzati da Internet e dalla tv. Magari di redditi bassi». Sta pensando al tesoretto, De Rita? Il professore ha quasi una smorfia di disgusto: «Un'altra faccenda gestita non si sa come. Ma è possibile pensare che dare qualche decina di euro in più per tre mesi ai più poveri potrebbe mai risolvere il problema degli squilibri sociali? Eh no, signori, non ci siamo proprio. Sarebbe stato più serio metterli nel deficit». Quante volte ha pensato che Prodi sarebbe naufragato? «Tutti i giorni. E insieme mai davvero. Perché l'uomo è tenace, pronto a prendere botte a destra e a sinistra, pervicace. E anche, lo dico, molto onesto». Come finirà? «Non lo so. Prodi sa che molti dell'Unione, se cadono oggi, non rivedranno il potere per altri trent'anni. E chissà che la prospettiva di questo massacro politico...». (Corriere della Sera)
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1 commento:
http://www.prodigohome.it ! Liberiamocene!
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