Non si può certo dire che il loro passato li abbia aiutati ad amarsi, eppure in prospettiva sarà proprio la politica a volerli insieme. Daniele Capezzone e Benedetto Della Vedova, il fondatore del network Decidere.net e il presidente dei Riformatori liberali, l'iperattivo talentuoso e il bocconiano tenace, sono diversi in tutto tranne che nella storia politica. Già radicali di belle speranze, ultimi in ordine di tempo tra "sopravvissuti" al distacco da Pannella l'ex pupillo e l'ex oppositore del gran capo dopo aver incarnato il bianco e il nero della politica di Torre Argentina si ritroveranno insieme, nelle prossime elezioni, nel centrodestra del Popolo delle libertà, o comunque gravitanti nell'area di Forza Italia. Entrambi negano di voler fare i «capetti di partiti-no», e certamente - scarsa affinità caratteriale a parte - non hanno in programma di fondere le rispettive creature. Eppure, quando si tratterà di decidere modi e forme della prossima corsa al voto, non è da escludere che potranno trovarsi a dover rappresentare, magari con una lista di bandiera, le posizioni e le ragioni dei radicali di destra («sempre che Berlusconi faccia posto a tutti e due», malignano gli ex compagni di partito).
«Sono sicuro che finiremo inevitabilmente e felicemente per lavorare insieme», dice assicura Della Vedova. «Anche se, in realtà, spero sempre che sia l'intero gruppo radicale a scegliere di schierarsi da questa parte», aggiunge. Oggi deputato di Fi, lui il gran salto fuori da via di Torre Argentina, verso via dell'Umiltà, l'ha fatto nell'estate del 2005, creando il movimento dei Riformatori liberali - collegato da un patto federativo con Forza Italia alle ultime elezioni - dopo aver sostenuto per anni che i radicali dovessero «giocarsi le loro carte» non fuori, ma dentro una coalizione: «Lo dissi per l'ultima volta in un'assemblea del giugno 2005, mi risposero che non era ancora aria», racconta, «Allora incontrai Berlusconi, nel momento in cui tutti scappavano in direzione opposta, e gli comunicai che volevo contribuire a rafforzare il connotato liberale e liberista del centrodestra». Detto, fatto. E visto che nello stesso periodo la leadership radicale stava maturando la scelta di buttarsi a sinistra, Della Vedova si è trovato di lì a poco nella ottima posizione di incarnare il dissenso degli scontenti per la svolta pro-Prodi.
Di qui la nascita, con il contributo anche economico di Berlusconi, del movimento dei Riformatori liberali guidato da Della Vedova con Marco Taradash, Peppino Calderisi e Carmelo Palma. Un movimento «liberale, liberista e libertario», come vuole lo slogan, che però a dispetto del battesimo incoraggiante, finisce per arenarsi, elettoralmente parlando, nelle secche della scarsa visibilità. Alla Camera, l'unica candidatura "sicura" dentro le liste di Forza Italia è alla fine soltanto quella di Della Vedova. Al Senato, per via delle difficoltà nella raccolta delle firme su nuovo simbolo "Riformatori liberali-Radicali per le libertà", il movimento riesce a presentarsi con liste autonome soltanto in Veneto, Puglia e Sicilia, ottenendo così 7.768 voti e nessun eletto. «Se Berlusconi avesse mandato Benedetto più spesso in televisione, il risultato sarebbe stato ben diverso», è il commento di Marco Pannella.
Comunque sia, mentre quello dei Riformatori liberali rimane sostanzialmente un movimento di opinione, attivo soprattutto nell'ambito referendario (prima per il sì alla riforma costituzionale, poi nel comitato promotore di Guzzetta), Della Vedova, «unico sopravvissuto» di RL in Parlamento, in questi due anni ha lavorato «più dentro che a fianco di Forza Italia», «rappresentando una specificità che non vuole differenziarsi, ma arricchire la proposta». In prospettiva si vede come una delle tante «anime» che graviteranno nel Popolo delle libertà: «Non ho mai pensato di fare il leaderino di partitino, è un'idea mi fa venire l'orticaria. Ritengo che si debba superare la frammentarietà e intendo il centrodestra come un grande partito in cui ci sia competizione tra tante anime che si ritrovano attorno a una serie di obiettivi precisi di politica e di governo». Piuttosto lontana da lui è quindi l'ipotesi di fare, se non un partito, quanto meno una lista liberal-radicale: «Mi sento parte del Pdl e di Forza italia e chiederò certamente il voto dei radicali per la coalizione guidata da Berlusconi. Il resto è strategia e tattica elettorale di cui è presto parlare», dice. Ed è, il suo, lo stesso atteggiamento con il quale si accosta al tema Daniele Capezzone.Parecchio impegnato sia con Decidere.net, il network di elaborazione di proposte economiche che a breve lancerà una nuova iniziativa sul private equity, sia con la recente direzione politica dell'agenzia di stampa "il Velino", l'ex enfant prodige, deputato del gruppo misto dopo un faticoso distacco dai radicali, conferma «il desiderio di dare una mano al progetto del Popolo libertà» e si augura che «alcune nostre proposte siano giudicate interessanti». Qualcosa di più preciso circa la sua collocazione non è per ora dato sapere: «Ho il mantra dei contenuti», spiega, «e sono convinto che rispetto a questi due nuovi partiti che nascono, Pd e Pdl, sarebbe importante portare ciascuno i propri contenuti e cercare di lavorare insieme». (Liberal)
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3 commenti:
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A presto
imparato molto
good start
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