Gli “imbroglioni di mestiere” si stanno muovendo in questi giorni a lanciare allarmi sul fatto che a un boss mafioso di nome Giuseppe Graviano non sia stato rinnovato l’isolamento diurno allo scadere dei tre anni previsti dalla legge. E’ stato un premio al suo silenzio nel processo Dell’Utri, hanno gridato gli “imbroglioni di professione”.
Facendo finta di non sapere che:
1- La figura dell’isolamento diurno è una pena accessoria alla condanna ( l’ergastolo nel caso di Graviano ) e ha una durata massima di tre anni. Chi ne decide l’applicazione è solo la magistratura. Chi oggi strilla allo scandalo, sappia che sta attaccando i giudici, accusandoli di complicità, e nessun altro.
2- Si crea appositamente confusione con l’applicazione dell’articolo 41-bis del regolamento carcerario, un provvedimento deciso dal ministro di giustizia per detenuti particolarmente pericolosi e che ne limita i diritti nei rapporti con i familiari ( colloqui con i vetri eccetera ). Nel caso del boss Graviano l’articolo 41-bis rimane intatto nella sua applicazione.
Dove è dunque lo scandalo? Graviano era già ammesso alla socialità con gli altri detenuti, dopo tre anni di isolamento, fin dal mese di settembre. Essendo nel frattempo stato condannato ad altri due ergastoli, alcuni giudici ritenevano di applicargli nuovamente l’isolamento diurno. Altri giudici hanno deciso diversamente, applicandogli probabilmente l’istituto della “continuazione”. Normale dialettica processuale. E allora dove è lo scandalo? Si vuole insinuare che questi magistrati sono amici di Dell’Utri e di Berlusconi?
Il vero scandalo è che tra gli urlatori di questi giorni si distingua l’onorevole Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei valori. Questo è il vero scandalo. Si suppone infatti, avendo l’onorevole Di Pietro svolto a lungo l’attività di magistrato, che abbia appeso nel suo studio un bel diploma di laurea in giurisprudenza. Si suppone. (il Predellino)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento