Avete presente uno che perde l’incontro della sua vita perché si è dimenticato di mettere la sveglia? Ecco il Pdl a queste elezioni. Ma vi sembra mai possibile che il primo partito italiano, tra l’altro al governo del Paese, rischi di non poter presentare le liste nelle due capitali d’Italia, Roma e Milano? Ma vi pare mai pensabile che mettiamo in forse due candidati come Roberto Formigoni e Renata Polverini, come se potessimo perdere candidature di questo livello? Non sappiamo perché sia successo e non vogliamo assolutamente pensare il peggio: guerre tra faide interne, perché qui più che tra faide si tratterebbe di una ben più volgare guerricciola tra straccioni. E se il motivo è l’inefficienza dell’organizzazione, sempre di straccioni si tratta.
Sarà bene che il Cavaliere, se possibile una volta per tutte, dopo queste elezioni regionali, metta mano a questo fantomatico partito. La questione è molto semplice: evidentemente in molti non hanno capito di che patrimonio stiamo parlando. Lo ricordiamo brevemente.
Primo. Sfugge a costoro che il programma del centrodestra italiano è, ad oggi, in Italia, l’unico programma di riformismo possibile. È chiaro o no? Certo, ci saranno sbavature, smagliature ma il cuore del programma rappresenta un unicum. E, a nostro modesto avviso, sbaglia chi pensa che quel programma vada rivisto perché ha paura che sia poco chic o, peggio ancora, non adeguato ai tempi. Non è così a partire dall’immigrazione per arrivare alla riforma fiscale. Il problema non è cambiarlo, è attuarlo.
Secondo. Ciò che il centrodestra si è dato come programma politico è ciò che la maggioranza degli italiani, ben al di là della rappresentanza politica, vuole, desidera: ciò di cui ha bisogno da anni. Di fronte a farse come quelle di questi giorni, per non considerare le baruffe dei mesi scorsi, il popolo di centrodestra non volta le spalle al programma ma a chi indegnamente lo rappresenta.
Terzo. Nel centrodestra italiano, checché ne dicano vari, non esiste qualcosa di simile a ciò che la sinistra antagonista rappresenta nel centrosinistra. Anche in questo caso la coalizione guidata da Silvio Berlusconi non è indenne da intemperanze di vario tipo da parte di qualcuno: passi in avanti, sparate varie ma soprattutto uscite fatte solo per la propria base elettorale senza pensare agli interessi della coalizione.
Questo è, in sintesi, il grandioso patrimonio di cui dispone il centrodestra italiano. Vi pare poco? Vi pare che possa essere allegramente dissipato? Chi ricorda, in altre epoche storiche, un patrimonio politico di tale dimensioni e di tale radicamento? Chi ne ha potuto disporre? Ma veramente qualcuno, nella dirigenza alta del Pdl, pensa che la strada giusta sia quella di smembrare questo patrimonio? Per andare dove? Per farne cosa dei pezzetti che risulterebbero da questa scellerata operazione?
Ovviamente il caos fatto nella presentazione delle liste è solo la manifestazione di un malessere e chi pensa che si tratti di malessere organizzativo si sbaglia di grosso. L’organizzazione del Pdl fa acqua ma qui il problema è il pozzo che la contiene. Solo un cretino potrebbe fermarsi all’acqua e non interessarsi del pozzo. Se non se ne occupa nessuno è chiesto a Berlusconi di farlo. O lo fa lui o alla fine lo fanno gli italiani che non andranno più a votare piuttosto che dover scegliere tra chi a sinistra non li rappresenta e chi a destra ha deciso di buttare a mare un tesoro.
Per chi, nell’ultimo fine settimana, ha visto la cronaca politica in tv ha percepito Pierluigi Bersani come un mostro di capacità comunicative: poche parole, chiare, pungenti. Ovviamente questo non è dovuto a Bersani ma al vuoto pneumatico rappresentato dai suoi avversari di centrodestra che balbettavano, sembravano confusi, non si capiva cosa dicessero. Caro Presidente, qui bisogna serrare le file. Magari non è quello che le va di più di fare ma se non lo fa lei abbiamo l’impressione che non lo possa fare più nessuno. Nessuno. (il Giornale)
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