mercoledì 13 ottobre 2010
Afghanistan: il Pd dice sempre che "il problema è un altro". Carlo Panella
Cosa stanno a fare in Afghanistan i nostri militari? La domanda, davanti ai 33 morti e a questi quattro ultimi tornati in Italia tra lo strazio dei parenti e il dolore di noi tutti è più che lecita. Ma trovare una risposta pretende una condizione netta e precisa: che si ragioni e si parli con onestà, senza retro pensieri, senza doppie verità. Così non è, purtroppo, per una ragione tutta italiana: perché la nostra sinistra, erede del Pci, è fatta di doppie verità e di doppiezze. Tanto è vero che nel 1999 il premier Massimo D’Alema mandò i nostri F104 a bombardare Belgrado, ma nascose la verità al Parlamento e sostenne che facevano solo dei voli di ricognizione. La menzogna serviva a impedire che Cossutta mettesse in crisi il suo governo. Replica nel 2006 quando Romano Prodi –D’Alema ministro degli Esteri- sostiene che i nostri soldati in Afganistan non sono impegnati in azioni d’attacco, ma solo si difendono se attaccati. Non è vero: alcuni nostri commandos partecipano ad audaci azioni, guadagnandosi l’apprezzamento degli alleati. Ma Bertinotti è soddisfatto e non mette in crisi il governo. Oggi, la sinistra ripete la stessa ambiguità, a fronte della onesta richiesta del ministro della Difesa Ignazio la Russa che ha affermato di avere dato ordine di non armare i nostri caccia, per paura che un loro intervento a protezione dei convogli (la gran parte dei nostri caduti scortava un convoglio) colpisse anche la popolazione civile e ora pensa che il Parlamento debba rivedere questa sua decisione, decidendo di dotare i nostri caccia di bombe. Tema difficile, perfettamente in linea con quanto tutti gli altri paesi della Nato fanno in Afganistan, discussione seria che la sinistra trasforma in qualcosa di troppo simile ad una carnevalata. Naturalmente la sinistra radicale coglie la palla al balzo per auspicare l’immediato ritiro (seguita purtroppo da un incauto Zaia, che non si capisce a quale titolo si intrometta in questioni più grandi di lui). Quanto alla “sinistra di governo”, Piero Fassino in un primo momento apre, ma poi rettifica. Per Bersani, al solito “il problema è un altro”, schema fisso di una sinistra irresponsabile che non assume mai decisioni serie, per parlare solo di massimi sistemi. Altri evocano al Costituzione che non ci permetterebbe di fare una guerra, ma non è vero: questa è stata solo una interpretazione di comodo di Ciampi presidente e della sinistra. La Costituzione proibisce la guerra quale “mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, non la guerra in sé, tantomeno la guerra al terrorismo, che tutto è, tranne una “controversia internazionale”. Solo Casini ha una posizione seria e sostiene che deve essere il governo a prendere la decisione se armare o meno i nostri caccia. Il fatto è che la proposta di La Russa mette in evidenza un fatto chiaro e netto: in Afghanistan la Nato –il nostro contingente incluso- sta combattendo una guerra e la guerra si fa con le armi, non solo costruendo dighe, acquedotti e scuole. Ma solo una parte del paese e una parte ancora più piccola della nostra classe politica –soprattutto a sinistra, ma anche a destra- ha elaborato il senso della drammatica sconfitta inflitta al mondo da Osama bin Laden l’11 settembre 2001, prendendo atto che vi sono avversari che possono essere sconfitti solo con le armi, perché rifiutano ogni logica di dialogo e di confronto. La più larga parte del mondo politico e soprattutto culturale e della sinistra dei media continua a baloccarsi con le parole, ma la verità dei fatti non ammette deroghe: à la guerre, comme à la guerre. (Libero)
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