La doppia sconfitta a Milano e Napoli è bruciante ma prevista. Alla vigilia delle amministrative nessuno poteva pensare che i due anni di crescente contestazione nei confronti della maggioranza governativa da parte delle opposizioni politiche, giudiziarie e mediatiche potessero risultare prive di conseguenze.
Gli effetti di quegli attacchi sono stati la sconfitta al primo turno della Moratti e di Lettieri. Ed ora i risultati dei ballottaggi nelle due capitali del Nord e del Sud hanno confermato che la dura campagna di delegittimazione del centro destra, condotta con la criminalizzazione giudiziaria di Silvio Berlusconi e l’accusa di inerzia totale al governo, ha avuto successo.
Questo significa che è finita una fase politica e si apre una nuova stagione che sarà contrassegnata dall’avvento al governo delle città e del paese della parte politica ieri vincitrice a Milano ed a Napoli. L’entusiasmo con cui l’opposizione saluta i vincitori delle battaglie milanese e napoletana lasciano pensare che la risposta positiva sia scontata.
Ma la ragione spinge a considerazioni diverse. In particolare a considerare non solo che la vittoria di Pisapia è completamente diversa da quella di De Magistris ma anche che né l’una, né l’altra riescono a far intravvedere la possibilità di dare vita ad una qualche alternativa politica credibile all’attuale maggioranza di governo.
A Milano, infatti, ha vinto la borghesia progressista che si è contrapposta alla borghesia in minima parte liberale ed in massima parte clericale. Il vincitore non è un figlio del popolo, nato nella periferia o nei palazzi di ringhiera. E’ il rampollo di una grande famiglia entrata a far parte, con il padre Gian Domenico, della casta di quelli che contano all’ombra del Duomo.
E’ l’uomo di De Benedetti contrapposto a Berlusconi e Ligresti, l’uomo di Tettamanzi contrapposto a Formigoni e Comunione e Liberazione, l’uomo di Maria Giulia Crespi, dei cantanti impegnati, degli artisti progressisti, degli scrittori e degli stilisti incapaci di uscire dagli schematismi ideologici della loro giovinezza post sessantottina.
E’ Pisapia il personaggio che può impersonificare l’alternativa politica nazionale al blocco sociale dei produttori piccoli e medi, dei professionisti, degli operatori del terziario avanzato? Al massimo può essere il rappresentante del comitato d’affari del salotto buono progressista dell’area urbana di Milano interessato agli appalti dell’Expò.
Altro che vento del Nord! Al massimo la brezza dell’happy hour che si consuma tra Montenapoleone e via della Spiga. Ovviamente all’insegna delle narrazioni vendoliane!
A Napoli, invece, ha vinto l’esatto contrario. Non che la borghesia progressista napoletana non abbia appoggiato De Magistris.
Lo ha fatto nello stesso modo in cui aveva appoggiato a suo tempo Bassolino salutandolo come l’artefice del rinascimento napoletano. Ma dietro il trionfo dell’ex magistrato non c’è alcun blocco sociale ma solo una spinta plebea che ha occasionalmente una coloritura di sinistra ma che nei fatti ha una natura profondamente reazionaria e sanfedista.
Può l’ondata plebea del nuovo sindaco di Napoli rappresentare una credibile alternativa di governo non solo al centro destra ma anche ad una qualsiasi forma di alleanza riformista di centro sinistra? Altro che vento del Sud! Siamo ancora una volta ad una sorta di insorgenza alla Cardinal Ruffo priva di qualsiasi progetto di rilancio e di ricostruzione della città.
Che produce solo una temporanea “ammuina” di natura neoborbonica aggravata dalla pretesa di De Magistris di presentarsi ai propri elettori con il cappello frigio dei neogiacobino giustizialista.
Questo significa che il centro destra ha un qualche motivo di stare tranquillo? Niente affatto.
Berlusconi e Bossi hanno l’obbligo di mantenere i nervi saldi. Paradossalmente il risultato dei ballottaggi allontana la prospettiva delle elezioni anticipate. Ma debbono affrettarsi a correre ai ripari. Con le riforme. Quelle vere! (l'Opinione)
Questo significa che è finita una fase politica e si apre una nuova stagione che sarà contrassegnata dall’avvento al governo delle città e del paese della parte politica ieri vincitrice a Milano ed a Napoli. L’entusiasmo con cui l’opposizione saluta i vincitori delle battaglie milanese e napoletana lasciano pensare che la risposta positiva sia scontata.
Ma la ragione spinge a considerazioni diverse. In particolare a considerare non solo che la vittoria di Pisapia è completamente diversa da quella di De Magistris ma anche che né l’una, né l’altra riescono a far intravvedere la possibilità di dare vita ad una qualche alternativa politica credibile all’attuale maggioranza di governo.
A Milano, infatti, ha vinto la borghesia progressista che si è contrapposta alla borghesia in minima parte liberale ed in massima parte clericale. Il vincitore non è un figlio del popolo, nato nella periferia o nei palazzi di ringhiera. E’ il rampollo di una grande famiglia entrata a far parte, con il padre Gian Domenico, della casta di quelli che contano all’ombra del Duomo.
E’ l’uomo di De Benedetti contrapposto a Berlusconi e Ligresti, l’uomo di Tettamanzi contrapposto a Formigoni e Comunione e Liberazione, l’uomo di Maria Giulia Crespi, dei cantanti impegnati, degli artisti progressisti, degli scrittori e degli stilisti incapaci di uscire dagli schematismi ideologici della loro giovinezza post sessantottina.
E’ Pisapia il personaggio che può impersonificare l’alternativa politica nazionale al blocco sociale dei produttori piccoli e medi, dei professionisti, degli operatori del terziario avanzato? Al massimo può essere il rappresentante del comitato d’affari del salotto buono progressista dell’area urbana di Milano interessato agli appalti dell’Expò.
Altro che vento del Nord! Al massimo la brezza dell’happy hour che si consuma tra Montenapoleone e via della Spiga. Ovviamente all’insegna delle narrazioni vendoliane!
A Napoli, invece, ha vinto l’esatto contrario. Non che la borghesia progressista napoletana non abbia appoggiato De Magistris.
Lo ha fatto nello stesso modo in cui aveva appoggiato a suo tempo Bassolino salutandolo come l’artefice del rinascimento napoletano. Ma dietro il trionfo dell’ex magistrato non c’è alcun blocco sociale ma solo una spinta plebea che ha occasionalmente una coloritura di sinistra ma che nei fatti ha una natura profondamente reazionaria e sanfedista.
Può l’ondata plebea del nuovo sindaco di Napoli rappresentare una credibile alternativa di governo non solo al centro destra ma anche ad una qualsiasi forma di alleanza riformista di centro sinistra? Altro che vento del Sud! Siamo ancora una volta ad una sorta di insorgenza alla Cardinal Ruffo priva di qualsiasi progetto di rilancio e di ricostruzione della città.
Che produce solo una temporanea “ammuina” di natura neoborbonica aggravata dalla pretesa di De Magistris di presentarsi ai propri elettori con il cappello frigio dei neogiacobino giustizialista.
Questo significa che il centro destra ha un qualche motivo di stare tranquillo? Niente affatto.
Berlusconi e Bossi hanno l’obbligo di mantenere i nervi saldi. Paradossalmente il risultato dei ballottaggi allontana la prospettiva delle elezioni anticipate. Ma debbono affrettarsi a correre ai ripari. Con le riforme. Quelle vere! (l'Opinione)
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