I verdi non sanno più cosa inventare per ostacolare la "variante di valico”, quel tratto nuovo di autostrada fra Bologna e Firenze che dovrebbe alleggerire il traffico su “nonna” Autosole (progettata e costruita negli anni ’50), cronicamente intasata da una fila ininterrotta di Tir nelle gole appenniniche di Roncobilaccio. Un’opera indispensabile, che se fosse stata inaugurata 30 anni fa avrebbe salvato centinaia di automobilisti e camionisti morti in sorpassi arrischiati su quel tratto. È ancora in alto mare, la variante, pur essendo un intervento già discusso, approvato, finanziato e “cantierato”. Anche Di Pietro ci ha ormai perso la pazienza e la salute denunciando la situazione: prima ci sono state le proteste per le falde acquifere deviate, poi le inchieste penali per l’indebito scarico di “materiali pericolosi” (terra di scavo!), poi le solite geremiadi contro il “devastante impatto ambientale” (il mantra preferito da certi ambienti ambientalisti) ed oggi il salvataggio dei rospi. Si tratta di salvare i Bufo bufo, normalissimi rospi, una parte dei quali di solito muore sotto le ruote dei veicoli quando, per accoppiarsi, attraversa strade trafficate.
Ci sono decine di volontari che di notte vigilano per salvarne il più possibile. Arrivano al calar del buio e sistemano delle luci di segnalazione tipo lavori in corso nei tratti di strada interessati dal passaggio degli anfibi. Poi, alla luce delle pile, raccolgono quelli che lentamente attraversano la strada e li traghettano in salvo. “Dal 7 al 26 febbraio 2007 abbiamo salvato 395 rospi e ne abbiamo contati 150 che purtroppo non ce l’hanno fatta”, dice sconsolato un agronomo bolognese di cui vi risparmio il nome. E aggiunge che nel 2006 ne avevano salvati 310 e perduti 215. A lui dei morti (umani, non anfibi) sulla Roncobilaccio per colpa della variante ferma non importa un fico secco. Né delle centinaia di specie di galline ed altri animali domestici estintisi negli ultimi 50 anni perché non rispondenti agli standard di resa carnea richiesti dagli allevatori. A lui, importano i rospi, e per salvarne qualche centinaio passa notti e notti sulla strada, all’addiaccio. E blocca la variante. Non per fare il goliardaccio, ma… e occuparsi meno degli anfibi e più delle passere? Perché se tutti passassero le notti come lui e i suoi amici verdi, si estinguerebbe la razza umana, non quella rospina.
Antonio Di Pietro giustamente non si dà pace. Per la sua resistenza alla linea oltranzista dei Verdi è accusato di fiancheggiare posizioni del centrodestra, anche per non aver bloccato i progetti avviati dal precedente governo. La modernizzazione del Paese non deve conoscere colori politici, non succede in nessun paese civile. Il danno sull'indotto provocato dai veti continui è terribile. Ogni appalto ha contenziosi, ricorsi al Tar, pareri legali contro pareri legali. Sprechi di denaro inauditi. Dio non voglia che, lungo il percorso di un' opera, si trovi un laghetto con due cigni e due papere. Per aggirarlo si deve studiare una variante e prevedere un nuovo percorso che viene a costare altre centinaia di milioni di euro. E poi magari loro, i Verdi, festeggiano con un buon pranzo a base di papere. Anzi canard, come li chiamano con snobismo ambientale. L’Italia non ha bisogno di questo ambientalismo ideologico ed estremo; ne tantomeno di quello che oggi, di gran fretta, settori moderati del centro sinistra si apprestano a definire come “ambientalismo del fare”. Troppo poco….troppo tardi. L’Italia deve marciare velocemente verso un’economia ed uno “sviluppo di qualità” all’interno del quale il governo dell’ambiente definisca politiche di sostenibilità mature, serie e strettamente correlate alle altre esigenze di sviluppo del Paese. (l'Occidentale)
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