Di chi è la responsabilità dei rifiuti che produciamo? La risposta non è facile ed immediata come ci si potrebbe aspettare. Neppure in un caso così clamoroso come quello napoletano.
Ciò che impressiona di più è lo scaricabarile a cui stiamo assistendo. Colpisce il «rifiuto» di responsabilità e il deficit di consapevolezza che affiora in questa vicenda. Perché mette in luce una cultura diffusa dell’irresponsabilità che interessa primariamente le istituzioni, ma non risparmia neppure i cittadini.
Gli amministratori del Nord che in questi giorni si sono premurati di fare dell’ironia, dichiarandosi indisponibili ad accollarsi l’immondizia del Sud, non dovrebbero dimenticare quanto è stato svelato dalle inchieste giudiziarie e denunciato da Roberto Saviano. Ovvero il gran numero d’imprese centro-settentrionali coinvolte nello smaltimento illegale, e a basso costo, dei propri rifiuti nelle discariche del Mezzogiorno.
A loro volta gli amministratori meridionali, che attribuiscono lo sfascio alla criminalità organizzata e al mancato sostegno dello Stato, non dovrebbero dimenticare i dati disastrosi sulla «raccolta differenziata» dei rifiuti che li inchiodano alle loro responsabilità. La normativa nazionale poneva come obiettivo il 35% da raggiungere entro il 2006. La finanziaria del 2007 aveva innalzato la quota al 40% indicando come traguardo il 60%, da raggiungere nel 2011. Le regioni del Sud sono sideralmente lontane da questi obiettivi. Secondo il Rapporto rifiuti dell’Apat, infatti, il dato medio nazionale ha toccato il 24% nel 2005. Ma con un evidente squilibrio territoriale: nel Nord si è arrivati al 38%, nel Centro al 19% e nel Sud appena al 9%. I dati Istat sui 111 Comuni capoluogo di provincia segnalano poche variazioni anche per il 2006.
Al di là delle evidenti inefficienze istituzionali, tuttavia, la questione rifiuti assume una valenza più generale. Coinvolge i comportamenti dei cittadini, nella veste di consumatori, e mette in luce un deficit di cultura nazionale sulla questione. Innanzitutto, dipendiamo ancora troppo dal «sistema delle discariche» che invece, secondo la legislazione comunitaria, dovrebbe avere un ruolo residuale nella gestione del ciclo dei rifiuti.
L’Italia non produce una quantità di rifiuti urbani pro-capite superiore a quella degli altri Paesi europei più sviluppati. Nel 2006 ci collocavamo sui 548 kg all’anno per persona, contro una media di 557 kg nell’area euro. Non facciamo neppure troppo male sul fronte della raccolta differenziata. Certo siamo lontani da Germania, Norvegia, Olanda e Svezia che - secondo i dati Ocse - oscillano intorno a tassi di riciclaggio del 44-50%. Ma siamo saldi nel drappello dei «paesi inseguitori».
Ciononostante, nelle discariche finisce circa la metà dell’immondizia delle nostre città (il 52% basandoci sui dati Eurostat). Certo molto meglio del 1995, quando ne interravamo oltre il 90%, ma molto peggio del resto di Eurolandia che ricorre a questo metodo solo per il 31% dei rifiuti, utilizzando invece più di noi, oltre al riciclaggio, anche l’incenerimento (22% di contro al nostro 12%).
Ma il fatto più grave è ancora un altro. È che nell’ultimo decennio in Italia la quota di rifiuti per persona è aumentata del 20%, contro una media europea del 6%. Segno che le politiche di prevenzione non hanno funzionato e che non ha ancora preso piede un’adeguata cultura del «consumo consapevole». Siamo ben lontani dai casi europei più virtuosi, come quello della Germania che oltre alla diffusione della raccolta differenziata ha notevolmente ridotto la sua produzione pro-capite di rifiuti urbani: -12% nell’ultimo decennio.
Tornando all’Italia, tutti colpevoli nessun colpevole? No tutti, diversamente, responsabili. Trasformiamo l’emergenza di Napoli in uno stimolo positivo per l’intero Paese. E per il Mezzogiorno in particolare. La strategia dell’ottimismo di Prodi parta concretamente da Napoli. Associando alla fuoriuscita dall’emergenza un piano di sostenibilità-rifiuti che, utilizzando incentivi e sanzioni finanziarie e fiscali, porti nella capitale partenopea - e nelle altre regioni del Sud - la raccolta differenziata sui livelli degli altri Paesi europei. In tempi ragionevoli. (la Stampa)
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2 commenti:
La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
necessita di verificare:)
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