Tassare i Bot aggrava solo la sofferenza delle famiglie che risparmiano
Alla vigilia dell’incontro tra governo e sindacati sul problema salariale, la Banca d’Italia ha reso noti i dati sulla crescita, superiore all’8 per cento, delle sofferenze bancarie delle famiglie italiane. Se il deficit pubblico diminuisce, quello privato galoppa, il che significa che il salasso fiscale che è stato imposto con la prima Finanziaria del governo di Romano Prodi non è ancora stato assorbito dai redditi familiari, che ora, a causa dell’impennata dei costi delle materie prime, dovranno anche fare i conti con prospettive inflazionistiche preoccupanti. Se, come sostiene l’estrema sinistra, per finanziare un sostegno indifferenziato, cioè non collegato a un aumento di produttività, dei redditi da lavoro si intervenisse su quelle che vengono chiamate enfaticamente le “rendite finanziarie”, che poi significa soprattutto il rendimento netto dei titoli di stato, si darebbe un colpo all’unico strumento di salvaguardia dei redditi familiari, il risparmio e il suo reddito.
Già in passato il governatore aveva avvertito che una manovra su questo comparto avrebbe determinato più danni che vantaggi, guardando ai titoli di stato allocati all’estero, che sono circa la metà, visto che il mercato internazionale guarda, ovviamante, solo al rendimento netto. Le informazioni sulle sofferenze aggiungono a quel monito la preoccupazione che un attacco al risparmio potrebbe creare situazioni pericolose anche sul mercato interno, proprio quello che con le misure di sostegno ai redditi da lavoro si vorrebbe rianimare. Nella logica del “risarcimento sociale”, che pensa a tassare il risparmio per detassare il lavoro, non si crea nuova ricchezza, il che significa che nessuno compensa l’aggravio esterno, proveniente dall’aumento delle materie prime importate. Si distribuisce solo la povertà. Senza un collegamento del recupero di reddito a quello di produttività, la somma è meno di zero. Mario Draghi ha cercato di farlo sapere a Palazzo Chigi in più occasioni, ma le preoccupazioni dettate dal buon senso dovranno vedersela con la dissennata demagogia redistributiva che ora appare dominante.
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6 commenti:
Ideologie e rendite
Penso che tutta la storia e la mappatura filosofica delle ideologie sia da riscrivere, per lo meno a partire dall'Illuminismo. Ai soggetti provenienti da famiglie prive di identità che ci vengono a dire come deve andare il mondo, quando essi stessi non sanno né chi sono né perché esistono, non possiamo che opporre lo ius naturalis e i suoi capisaldi: la proprietà privata e il libero mercato. Proprietà privata e libero mercato impongono di buttare le ideologie nel pattume, una volta per tutte: gli errori mentali e il regresso di civiltà dei nostri nonni del novecento, un secolo di istupidimento di massa e di follia collettiva, non dobbiamo pagarli noi.
Occorre piuttosto imparare a riconoscere quando democrazie formali delegate nascondono tirannie oligarchiche e stataliste: le famiglie dei tiranni e i loro clientes, in questo caso, vogliono controllare e ingessare il mercato, e pretendono di vivere sulle spalle dei cittadini contribuenti, dei ceti produttivi.
Per impossessarsi della ricchezza creata e guadagnata dai ceti produttivi, tassano gradualmente ogni azione che il lavoratore compie nella sua vita, ogni ambito della sua esistenza. Salari e stipendi, consumi, atti amministrativi, risparmi, case, trasferimenti di proprietà, tutto diventa occasione per imporre balzelli ed estorcere così denaro a chi se lo è sudato.
Oggi vengono a raccontarci che vogliono diminuire le tasse sul reddito da lavoro dipendente; i soldi per far ciò però li trovano raddoppiando le tasse sui risparmi dei lavoratori dipendenti, dei poveri Cristi, di coloro che non possono emigrare o almeno portare i loro risparmi all'estero. In questo consiste la famigerata armonizzazione, cioè l'aumento della tassazione sulle rendite finanziarie.
Le quali ovviamente non sono rendite, ma sono i sudati, tartassati, inflazionatissimi risparmi di lavoratori e pensionati, che già non rendono nulla , visto che a causa dell'inflazione i rendimenti reali sono oggi negativi. Chi vive di rendita sono caso mai i membri del politburò, i maggiordomi dei padroni, coloro che hanno venduto il loro consenso in cambio di uno di quei posti pubblici d'oro o di comode poltrone politiche, con scarso engagement e lauti stipendi: rendite, appunto.
I dominanti di oggi possono essere raffigurati da una piramide: al vertice abbiamo le odierne famiglie reali, le famiglie della grande impresa assistita, sovvenzionata, sussidiata e le famiglie dei boss delle cosche. Tutti costoro sono i padroni assoluti dello stato. Al centro abbiamo i maggiordomi privilegiati, coloro che occupano le poltrone ben retribuite delle cariche politiche, amministrative e burocratiche, il politburò. Alla base abbiamo quella parte di dipendenti pubblici assolutamente inutile, coloro che, per timore di dover combattere sul libero mercato, hanno venduto il loro consenso in cambio di un misero "posto" pubblico, per un misero stipendio, maltrattati e disprezzati dai loro stessi padroni. Tutti gli appartenenti a questa piramide producono poco e male: il sistema si regge e va avanti utilizzando la ricchezza creata dai ceti produttivi: piccole e medie imprese, dipendenti del settore privato, lavoratori autonomi. La tirannia e l'oppressione consistono nel costringere questi ceti produttivi a mantenere, per forza, gli altri ceti parassitari. Il fisco serve prevalentemente a questo. Oggi la lotta di classe non è più tra proletari contro borghesi, ma tra lavoratori contro parassiti, tra ceti produttivi contro il politburò.
Capiamoci, con l'assalto dei ceti parassitari ai risparmi dei lavoratori (le rendite finanziarie) il passaggio è quasi epocale; per impadronirsi dei nostri risparmi non gli bastava più l'inflazione, oggi l'attacco espropriativo contro i risparmi degli Italiani è diretto, frontale e pesantissimo: aumento, quasi raddoppio dell' imposta sostitutiva, che, si badi bene, è per sua struttura e per base imponibile molto più pesante e vessatoria, a parità di aliquota percentuale, della normale imposta sul reddito, con la quale in troppi, per ignoranza o malafede, la confondono.
Come sono bravi, coloro che vivono sulle nostre spalle, nel falsare il significato del linguaggio, nel camuffare gli espropri che perpetrano.
Che fantasia affermare: "Vogliamo abbassare le tasse sui salari dei lavoratori, quindi raddoppiamo le tasse sui loro risparmi...".
Quanta gente sprovveduta e in buona fede si lascerà ancora prendere per i fondelli? Quanti poveri Cristi non capiranno che i tartassati sono sempre loro, che lavorano per far fare la bella vita a qualcun altro?
E ripeto il mio vecchio suggerimento: chiediti sempre nelle tasche di quali famiglie vanno i soldi che lo stato ti estorce.
Avv. Filippo Matteucci
p.s.
caro maurom , già in passato hai postato su centrodestra miei articoli di politica economica e finanziaria.
ti segnalo e vi segnalo, non per autoreferenzialità ma perché è molto esplicativo , il mio articolo "effetti di un aumento della tassazione delle rendite finanziarie" disponibile qui
http://www.etribuna.com/eportale/index.php?option=com_content&task=view&id=9024&Itemid=1
oppure qui
http://www.italia-risparmio.it/finanza/rendite_finanziarie_ipotesi_sugli_effetti_di_un_aumento_di_tassazione.php
oppure sul mio blog
http://propertyandmarket.ilcannocchiale.it/.
se vuoi puoi postarlo qui per intero.
apprezzo il tuo impegno sul web, e invito tutti gli amici di area liberista ad essere presenti su internet, blog, mass media, giornali per controbattere le assurdità assistenzialiste, redistributive, stataliste, keynesiane, fiscalmente oppressive, che il peggior governo della nostra storia ci sta propinando.
Grazie avvocato delle segnalazioni.
Ti terremo presente e faremo riferimento ai tuoi siti per avere chiarimenti e spiegazioni.
good start
La ringrazio per Blog intiresny
Perche non:)
molto intiresno, grazie
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