A questo punto la decisione era molto probabilmente inevitabile: Benedetto XVI ha preferito non recitare la parte dell'ospite sgradito. Ha preferito evitare allo Stato italiano la vergogna di dover difendere la sua presenza all'Università di Roma schierando i reparti antisommossa, e ha deciso di rinunciare alla sua visita. E' una grande vittoria dei laici. Il «libero pensiero » ha trionfato e i suoi apostoli possono cantare vittoria: ha trionfato la scienza contro l'ignoranza, la ragione contro la superstizione, Voltaire contro Bellarmino. Hanno trionfato i grandi pedagoghi democratici che nei giorni scorsi, dall'alto della loro sapienza, avevano detto il fatto loro a Joseph Ratzinger definendolo una personalità «intellettualmente inconsistente».
E' una vittoria non da poco. Per la prima volta ciò che finora è stato sempre possibile a tutti i pontefici romani, e cioè di muoversi senza problemi sul territorio italiano, di essere accolti in qualunque sede istituzionale, di prendere la parola perfino nell'aula del Parlamento, per la prima volta tutto ciò non è stato invece possibile a Benedetto XVI. E questo nel cuore della sua diocesi, nel cuore di Roma.
Ma che importa? Assai più importante, dovremmo credere, è che i laici abbiano vinto. Peccato che non riusciamo proprio a crederci. Quella che ha vinto, infatti, è una caricatura della laicità.E' la laicità scomposta e radicaleggiante, sempre pronta ai toni dell'anticlericalismo, che cinicamente ha usato la protesta dei poveri professori di fisica piegandola alle necessità della lotta politica italiana, delle risse del centro-sinistra intorno ai Dico e all'aborto, della gara per conquistare influenza sul neonato Partito democratico. E' la laicità che vuole ascoltare solo le sue ragioni scambiandole per la Ragione. Che, nonostante tutte le chiacchiere sull'Illuminismo, nei fatti non sa che cosa sia la tolleranza, ignora cosa voglia dire rispettare la verità delle posizioni dell'avversario, rispettarne la reale identità. E' la laicità che dispensa i suoi favori e le sue critiche a seconda di come le torni politicamente utile. Che da tempo, perciò, non si stanca di scagliarsi contro Benedetto XVI solo perché lo ritiene ostile alle sue posizioni sulla scena italiana e allora va inventandosi chissà quale assoluta diversità tra lui e il suo immediato predecessore, fingendo di non sapere che di fatto non c'è stato quasi un gesto, una presa di posizione importante, di Giovanni Paolo II che non sia stata condivisa, o addirittura ispirata, da papa Ratzinger.
Laicità? Sì, una laicità opportunista, nutrita di uno scientismo patetico, arrogante nella sua cieca radicalità. Con la quale un'autentica laicità liberale non ha nulla a che fare. Che anzi deve considerare la prima dei suoi nemici. (Corriere della Sera)
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5 commenti:
Non chiamiamola sconfitta per il paese.
Vediamola in positivo.
Il Papa ha dimostrato quale è la vera laicità ed il vero rispetto delle idee altrui.
Il mio post l'ho intitolato "la vittoria della Ragione"
L'annullamento della visita del Papa all'Università di Roma è un'altra durissima sconfitta per lo Stato italiano, così sfasciato da essere incapace di garantire la sicurezza del capo della Chiesa cattolica persino dentro l'ateneo capitolino. Esprimiamo al Pontefice tutta la solidarietà e tutta la simpatia possibili per questa vicenda che, ancora una volta, dimostra a quali disastrosi livelli di inaffidabilità e di incapacità sia precipitata la repubblica delle banane chiamata Italia. Dopo il disastro campano, per Prodi, Amato e compagnia cantante questa è un'altra figuraccia su scala planetaria.
E meno male che l'università si chiama La Sapienza. Che dovrebbe significare anche tolleranza, oltre che conoscenza. Invece, l'incredibile contestazione contro l'annunciata visita del Papa, in programma giovedì, conferma il grado di imbarbarimento della società italiana, prigioniera di una spirale di inciviltà sempre più inquietante. Dallo scandalo dei rifiuti campani ai rigurgiti di violenza e di razzismo negli stadi, dalla criminalità dilagante al marcio di una casta politica incapace di imporre il rispetto della legge, di rinnovarsi e di rinunciare ai propri privilegi: c'è di tutto e di peggio in questo inizio 2008.
LA NAZIONE
Peccato che Benedetto XVI, già professore universitario di teologia a Frisinga, sia uno dei più illustri intellettuali cattolici del nostro tempo e sia lui a onorare l'università romana con la sua visita, non il contrario. Peccato che, nonostante ogni due per tre i campioni dell'ottusità ideologica citino Voltaire ("Non condivido ciò che dici, ma mi batterò sino alla fine perchè tu possa dirlo"), siano oscurantisti e censori. La verità è che non se ne può più delle lezioni di falsa libertà impartite da gente che non rispetta la libertà di opinione di tutti, rivendica il diritto di spiegarci come va il mondo ed è pure ignorante (nel senso etimologico del termine) delle vicende di cui si occupa, permettendosi di tappare la bocca persino al Papa.
LA NAZIONE
Ma siamo diventati matti? Ma è mai possibile che, a oltre sessant'anni dal crollo del fascismo e del nazismo, per non parlare degli orrori del comunismo, ci sia ancora qualcuno che si arroga il diritto di stabilire chi debba o non debba parlare? Per risollevarsi, questo Paese ha bisogno di tutto fuorchè della spocchia ideologica e della puzza sotto il naso di vecchi baroni senza futuro.
LA NAZIONE
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