Il Cavaliere: «Veronica nel Pd?
Ringrazio Veltroni ma lei non ha
mai neanche voluto fare la first lady...»
Presidente Berlusconi, il leader in pectore del Partito democratico, Walter Veltroni, ha detto che vedrebbe con piacere una collaborazione di sua moglie, Veronica Lario. Che effetto le ha fatto questa dichiarazione?
«Veltroni ha dichiarato di aver voluto semplicemente esplicitare la sua stima nei confronti di Veronica. Lo ringrazio e ricordo solo che si possono contare sulle dita di una mano le occasioni in cui Veronica ha accettato di uscire dalla sua riservatezza e svolgere il ruolo della “first lady”».
Nelle ultime settimane lei ha molto diradato le uscite pubbliche e le dichiarazioni. Come mai?
«Tutti conoscono la mia avversione e la mia estraneità al “teatrino della politica” e al cattivo spettacolo che spesso offre agli italiani. Avverto la responsabilità di essere il leader di un’opposizione che oggi è maggioranza tra gli elettori e che sta preparando le condizioni per assumere nuovamente la responsabilità del governo, con un programma all’altezza dei difficili problemi che l’Italia deve affrontare. Per questo da un anno e mezzo ho lavorato in silenzio alla costruzione di condizioni politiche che portino a nuove elezioni».
Giorni fa ha detto che in caso di caduta del governo non accetterebbe esecutivi di transizione. Ma non la preoccupa tornare alle urne con la legge elettorale in vigore? Secondo alcuni esperti, anche l'ampio vantaggio che i sondaggi riconoscono alla Cdl potrebbe valere al massimo, con il sistema attuale, pochi senatori in più.
«E’ esattamente il contrario. Con la legge vigente disporremo di una vastissima maggioranza alla Camera e di una vasta maggioranza in Senato. Quello che è avvenuto al Senato nel 2006 è probabilmente irripetibile. Noi abbiamo avuto la maggioranza dei voti, ma a causa di due circostanze – l’errore dei nostri alleati per le candidature all’estero, dove eravamo divisi, e la scelta dei senatori a vita di sostenere il governo – l’Unione ha conseguito quella maggioranza che non aveva ottenuto nelle urne».
Quante possibilità vede, in percentuale, di un voto entro pochi mesi?
«Molte. Non credo che questa maggioranza possa resistere a lungo ai conflitti che si aprono quasi quotidianamente tra le sue opposte anime. La sinistra estrema e massimalista ha ottenuto che entrassero nel programma tutte le sue richieste più demagogiche. I post comunisti e gli ex democristiani di sinistra comprendono ogni giorno di più la distanza che li separa dalla sinistra antagonista e rivoluzionaria. Solo due italiani su dieci concedono ancora credito al governo. E la maggioranza di sinistra, in sedici mesi, ha votato uno dei più forti inasprimenti della pressione fiscale della storia della Repubblica ma non ha prodotto una sola riforma».
E’ vero che Forza Italia ha già varato l'arruolamento di 120 mila scrutatori?
«Contiamo di mettere insieme un esercito di difensori del voto, che possano opporsi alla professionalità delle sinistre negli scrutini delle schede. Le vicende delle ultime elezioni ci hanno dimostrato che è assolutamente necessario presidiare le sezioni elettorali per far rispettare la volontà degli elettori».
Si parla molto della piazza e anche lei ha ventilato la possibilità di una manifestazione per chiedere il voto anticipato. Non si rischia di esagerare nell’invocare il ricorso alla piazza?
«Forse lei non ricorda che nei cinque anni in cui abbiamo governato la sinistra ha agitato la piazza in ogni occasione possibile e immaginabile. Forse, chi di piazza ha ferito, rischierà domani di essere ferito a sua volta. Trovo poi singolare che si riconosca alla sinistra il monopolio della piazza, come se le uniche manifestazioni vere, legittime, spontanee siano quelle che promuove la sinistra. Il 2 dicembre dello scorso anno è sceso in piazza il popolo del centrodestra. Due milioni di persone che hanno dato una splendida e convinta prova di democrazia da cui il governo avrebbe dovuto trarre qualche insegnamento. Per questo stiamo pensando se sia opportuno chiamare ancora in piazza quel popolo proprio il 2 dicembre».
Beppe Grillo e la protesta contro la casta della politica dominano l’agenda di questo periodo. Secondo lei, che cosa farà ora Grillo?
«Non credo che Grillo si proponga di costituire l’ennesimo partito. Verrebbe meno alla sua ragion d’essere. In ogni caso i motivi del rifiuto della politica che vengono portati in piazza da Grillo sono condivisi da tanti cittadini ed originano dal malgoverno della sinistra».
Dopo il caso-Grillo, Romano Prodi ha detto in sostanza che il Paese non è migliore della sua classe politica. E' d'accordo?
«Se il governo fosse lo specchio del Paese, sarei tentato di dargli ragione. Ma, visto che questo governo ha oggi il consenso di meno di due cittadini su dieci, penso che gli italiani non meritino questo paragone e, tantomeno, questo governo».
Fra meno di due settimane il Partito democratico diventerà una realtà. La preoccupa la prospettiva di un partito che potrebbe nascere con la mobilitazione di oltre un milione di italiani?
«Alle primarie del 2006 per scegliere Prodi come premier dell’Unione dissero che sarebbero andati a votare quattro milioni di cittadini e, oggi, per far nascere il primo partito della maggioranza ci si accontenta di un quarto? C’è qualcosa che non mi torna. A me sembra che si cerchi, affannosamente, una legittimazione popolare ad un’operazione decisa soltanto dai vertici dei partiti - Ds e Margherita - per tentare di attenuare la delusione del popolo della sinistra nei confronti del governo Prodi. Vedo il nuovo Partito Democratico più che come un nuovo polo di attrazione, quasi come un nuovo polo di divisione della sinistra: perderà consensi sia al centro che a sinistra. Chiunque dovesse governare (ma non succederà) dovrebbe farlo sempre sotto la spada di Damocle della sinistra comunista. Comunque, auguri!».
Per il centrodestra è definitivamente tramontata l'ipotesi del partito unico? L'idea della federazione a che punto è?
«Stiamo lavorando per mettere le basi di una nuova e più ampia collaborazione di governo, con l’aggiornamento del nostro programma. Questi passaggi concreti garantiranno una maggiore coesione tra alleati in vista di quel grande partito dei moderati che mi piacerebbe consegnare all’Italia come risultato del mio impegno politico. Il popolo del centrodestra ha già dato prova di essere unito. I partiti devono mostrarsi all’altezza delle aspirazioni dei loro elettori».
Negli ultimi mesi si è molto parlato del ruolo di Michela Vittoria Brambilla nel centrodestra e non sono mancate le polemiche. Che ruolo immagina per la leader dei Circoli della libertà in futuro?
«La grande manifestazione del 2 dicembre mi ha dato l’idea di creare i Circoli della libertà per offrire un’opportunità a tutti coloro che vogliono contribuire alla diffusione dei valori e degli ideali di Forza Italia e del blocco liberale senza far parte di un partito politico. Potranno allargare la base popolare del futuro Partito della libertà in cui, spero, confluiranno tutti i partiti moderati realizzando un rapporto federativo anche con la Lega. Michela Vittoria Brambilla ha messo le sue robuste doti di organizzatrice al servizio di questo progetto che non si sovrappone e tanto meno si sostituisce al ruolo di Forza Italia».
Ancora a proposito del Pd. Che cosa risponde a Rutelli che ha definito «panzane» le sue affermazioni secondo cui diversi esponenti della Margherita potrebbero passare con il centrodestra?
«Sono sicuro che i fatti, dopo il 14 ottobre, mi daranno ragione. Con la scomparsa della Margherita gli eletti con quel simbolo saranno liberi di scegliere se entrare nel Partito Democratico sottomettendosi alla prevalenza politica, organizzativa e burocratica degli ex comunisti, oppure di congiungersi ad altre formazioni del centro sinistra o di restare autonomi. Credo che Rutelli debba aspettarsi molte brutte sorprese». (la Stampa)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento