Veltroni è veramente un genio. Si inventa una festa del cinema nella sua città, la imbottisce di danaro pubblico e privato, ci mette il suo braccio destro alla guida e grazie al potere mediatico e immaginifico di cui dispone trasforma una cosa obiettivamente minore e marginale in un apparente trionfo.E’ incredibile osservare come i giornali siano rapiti da una specie di ipnosi collettiva. Per rendersene conto ci vuole lo sguardo d’insieme, non basta un’occhiata di sfuggita. Le vette di lirismo a cui i giornali attingono per descrivere l’evento sono impareggiabili e corali. Tutto è grandioso, travolgente, appassionante: le cronache sgorgano dai cuori solitamente cinici e diffidenti dei giornalisti come ondate d’entusiasmo e partecipazione.
Una tale assoluta e concorde celebrazione non la trovereste a Cannes, a Berlino, a Venezia. Certo lì è diverso, lì i giornalisti parlano di cinema e di film; a Roma parlano di Veltroni e dei suoi sogni.
A Roma tutto si trasforma: arrivano per l’inaugurazione della Festa Sofia Loren e Monica Bellucci e sembra siano scese sulla terra due miracolose divinità.
Ora possiamo dire onestamente quello che pensiamo? Si può parlare con sincerità di Sofia Loren senza fare la fine di Storace con Napolitano? Si può dire che il suo ultimo film decente, Una Giornata Particolare, è di 30 anni fa? Si può essere stanchi della sua maschera appassita e ostinata, della sua professione di “madrina” benedicente ogni possibile evento. Il suo legame col cinema è ormai inconsistente, l’inaugurazione del Festival poteva essere il varo di un transatlantico, l’apertura di un ristorante, il lancio di un profumo, una sfilata di moda. E ogni volta giornali e tv le tributano un magniloquente e nostalgico omaggio, quasi un coccodrillo in vita. Con Vincenzo Mollica che la intervista pieno di sollecitudine e ossequio a uso e consumo di chi la ricorda com’era.
E’ poi consentito avere della Bellucci un’idea piuttosto vaga? Avere qualche dubbio sul suo apporto alla storia del cinema o anche alla sua cronaca?
Ecco, questo è quello che ha avuto Roma per l’inaugurazione della sua Festa del cinema. Ma sui giornali i toni erano quelli del trionfo, alle due dame erano dedicate tutte le prime pagine, gli inserti, le aperture dei tg. La Loren ha scritto un pensierino da scuola elementare e il Messaggero l’ha pubblicato in prima pagina come una reliquia. Eppure quegli stessi giornali e giornalisti conoscono il fulgore dei tappeti rossi di Los Angeles, la folla di star sulla montée de marche di Cannes.
La verità è che ogni parola spesa per la Festa del Cinema è un piccolo omaggio a Veltroni e alla sua corte. Un soldino buttato nella fontana dei desideri del suo futuro e munifico potere.
Non è mai piacevole rompere gli incantesimi, riportare il principe allo stato di rospo, ma qualcuno deve pur farlo.
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