Purtroppo non sembra passare giorno senza che la cronaca nera riporti stragi o omicidi colposi causati dall'ubriaco di turno che si è imprudentemente messo alla guida. Il problema sta effettivamente assumendo i connotati propri dell'emergenza sociale, per la frequenza con cui tali tragedie si verificano e - aggiungerei - anche per la sostanziale inadeguatezza della legislazione penale vigente in materia. Non tanto perché quest'ultima sia eccessivamente rigida e punitiva, quanto perché colpisce in via principale, se non addirittura esclusiva, il target sbagliato: si tratta di una legislazione che, per così dire, «fa la voce grossa» per poi risultare assolutamente inadeguata a prevenire il fenomeno criminale che si propone di contrastare.
Senza scadere in luoghi comuni o generalizzazioni discriminatorie, guardiamo i dati, per come sono riportati dalla stampa nazionale: nella quasi totalità dei casi due sono le categorie attivamente coinvolte nelle stragi stradali derivanti da abuso di alcol o altre sostanze che alterano la percezione. Gli extracomunitari da un lato, il «popolo delle discoteche» dall'altro. Non abbiamo finora mai letto nulla che riguardasse, seppur lontanamente, il «buon padre di famiglia» che, dopo una cena con moglie e figli, magari innaffiata da un paio di bottiglie di vino, abbia investito e ucciso qualcuno per poi darsi alla fuga. Stesso dicasi per il gruppo di amici che esce a cena in pizzeria o, come si usa in tante parti di Italia, fa il cosiddetto «aperitivo lungo», che prevede anche cena o buffet. Eppure proprio questi, tra gli altri, sono i comportamenti, alla luce dei fatti innocui dal punto di vista della sicurezza stradale, che la legge vigente sanziona con maggior severità, risultando, come sopra accennato, assolutamente inutile e non cogente nei confronti di quanti mettono realmente a rischio la vita propria e altrui.
Per quanto riguarda gli extracomunitari, parliamo soprattutto di quelli che non hanno raggiunto un adeguato livello di integrazione, spesso disoccupati e/o sprovvisti di permesso di soggiorno. A volte non hanno neppure la patente. Viene da chiedersi come sia possibile che possiedano un automezzo, eccettuate le ipotesi in cui quest'ultimo sia rubato o comunque appartenga ad un diverso proprietario. Non possiamo che prendere atto dell'esistenza di una gravissima lacuna nell'ambito del controllo a monte del fenomeno, che non può essere risolto esclusivamente con l'inasprimento generico e non specifico delle sanzioni a valle. Le ragioni per cui una certa tipologia di extracomunitario commetta con maggior frequenza reati come la guida in stato di ebbrezza sono numerose e non tutte imputabili, forse, al soggetto stesso. Spesso si tratta di persone che conducono una vita obiettivamente al di sotto di uno standard qualitativo decente, sfruttate dal punto di vista lavorativo (quelli che lavorano), sottopagate, incapaci per differenze linguistiche, culturali, comportamentali, di sviluppare una vita sociale di relazione che non comprenda esclusivamente marginali o altri extracomunitari con i medesimi problemi. Fatto salvo il principio non negoziabile della responsabilità personale, possiamo forse comprendere quanto sia facile, in situazioni borderline di questo tipo, cadere facilmente preda dell'alcol e manifestare di conseguenza un sentimento misto di menefreghismo (che importa mantenere un contegno responsabile quando si ha poco o nulla da perdere?) e di «superomismo» (l'alcol altera in maniera pesante la percezione).
Diverso il discorso per il «popolo delle discoteche», che spesso aggiunge agli effetti stordenti dell'alcol gli effetti «up» della droga, sia essa cocaina (diffusisissima) o altra sostanza chimica (allucinogeni o ecstasy). L'inadeguatezza dei controlli all'interno dei locali è da individuarsi come una delle prime cause delle cosiddette «stragi del sabato sera». La qualità scadente delle «materie prime» utilizzate in molti locali notturni per preparare cocktails, inoltre, contribuisce ad aumentare il rischio: per massimizzare i profitti spesso viene mescolato alcol non raffinato al contenuto originario delle bottiglie, magari di marche molto conosciute e pubblicizzate. Oltre ad integrare il reato di frode in commercio, questa pratica può danneggiare gravemente la salute del bevitore e, soprattutto, accelerare la manifestazione dello stupor alcolico. Anche da questo punto di vista i controlli antisofisticazione latitano.
I controlli a campione su strade ed autostrade svolgono solo una marginale, e sostanzialmente ignorata da parte delle «categorie a rischio», azione deterrente. I rilevamenti superficiali consentono di stabilire quale tasso alcolico sia presente nel sangue del guidatore, ma non se questo abbia o meno assunto sostanze psicotrope. Chi invece ha sviluppato un'eccessiva prudenza, che ormai sconfina nel «metus» vero e proprio, sono proprio le categorie di persone che, statisticamente, hanno avuto ed hanno un'incidenza pressoché nulla nelle stragi stradali causate da stato mentale alterato. L'emergenza sociale che stiamo vivendo in questo periodo è relativamente recente: l'Italia è un Paese che ha sempre vantato una cosiddetta «civiltà del bere», cosa che non ha mai causato, in passato, una crisi paragonabile a quella odierna. Perché?
Che cosa è cambiato nel volgere di pochi anni? A mio giudizio l'incapacità di gestire adeguatamente i flussi migratori è la causa maggiormente incidente, per le frizioni sociali che ha generato e sta generando. Dall'altro lato sono progressivamente mutate le modalità e le forme del divertimento giovanile, che, comunque, non possono essere stigmatizzate o censurate a priori.
Detto questo, l'attuale regime sanzionatorio, oltre a risultare totalmente inadeguato a contenere il fenomeno, sta cominciando a produrre danni indiretti a parte significativa del settore commerciale. Si tratta di una legislazione «civetta» figlia legittima del bolso perbenismo da un lato, della rigidità giacobina dall'altro. Una legislazione tipicamente «sinistra», se vogliamo, tutta forma e niente sostanza: l'establishment dimostra poco o punto interesse a risolvere il problema alla sua radice quanto più è interessato a dimostrare che sta facendo qualcosa. Come? Terrorizzando il cittadino comune, ovvio... (Ragionpolitica)
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