Il commissario Ue Joaquin Almunia è oramai una nostra vecchia conoscenza. Egli interpreta da tempo ed egregiamente il ruolo che vede i responsabili economici europei usare con il nostro paese l'arte del bastone e della carota. Ultimamente però si preferiva tirare giù bastonate: e Almunia si è preoccupato di farcele avere. Sostenendo, ad esempio, che il governo italiano era in ritardo sulla crescita, sbagliava sulle pensioni, era indietro sulla flessibilità. Per non parlare d'altro. Ecco invece che, a sorpresa, appena il governo è caduto (a causa, chiamiamolo così, di un incidente di percorso), il commissario europeo si è preoccupato subito di far sapere che la politica di rigore dell'esecutivo Prodi deve continuare. E via con le lodi al ministro dell'Economia Padoa-Schioppa, capace di tenere a bada i conti pubblici.
Il ministro Bonino che non si spaventa certo per le battaglie perse, nonostante lo sconquasso avvenuto ha subito dichiarato: "L'Ue conferma le buone scelte del governo", trascurando il fatto che il governo non c'è più e che l'Ue in tono minore conferma anche tutte le critiche che ha sempre fatto, quelle relative alla spesa e alla previdenza sociale. Anche prima si apprezzava il rigore, come è ovvio, visto che Bruxelles mitizza da sempre il rapporto deficit - pil. Ma si faceva cadere l'accento sui difetti consistenti della politica economica italiana. Ora che non c'è più il governo, invece, guarda caso, Almunia accentua gli elementi positivi, che poi, detto chiaramente, sono quelli che hanno frenato il complesso della nostra economia. Né possiamo trascurare il fatto che l'Unione Europea, come la Banca centrale, la prima con la sua tesi sul pareggio di bilancio e la seconda con la difesa del valore della moneta, hanno portato il vecchio continente ad un passo dalla recessione. La Fed, che deve fronteggiare un problema simile per l'economia americana, non ha esitazioni e taglia il costo del denaro. La Bce non batte ciglio e il commissario economico della Ue invita l'Italia a mantenere i cordoni della borsa stretti, sapendo benissimo che il risanamento dei conti, il rigore, è interamente dovuto ad una politica fiscale forsennata, che ha depresso i consumi e che, accompagnata da un surplus di spesa sociale, non serve né agli investimenti né ad altro.
La carota europea, che loda i risultati ottenuti senza preoccuparsi dei difetti che li hanno accompagnati (o per lo meno nascondendoli) ha effetti peggiori di una sana bastonata. L'ossessione del rispetto dei parametri che vige nella Ue, sotto l'influenza della Banca Centrale, purtroppo si confà molto poco all'esigenza di crescita del continente nel suo complesso. E infatti l'Europa invecchia e non cresce. Il fatto che oggi anche gli Usa vivano un momento di difficoltà non aiuta. E se in America corrono subito ai ripari, da noi si consigliano medicine amare buone per stendere il paziente, non per curarlo. (La Voce Repubblicana)
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