E' facile prevedere il disastro a cui sta andando incontro Casini, non soltanto guardando alle tante defezioni cruciali, di leader locali con proprio patrimonio di voti personale, che sta subendo in queste ore: dopo Baccini e Giovanardi, ora Bonisgnore e Zanoletti in Piemonte, un assessore e due deputati regionali in Sicilia e soprattutto la Mpa di Lombardo, che lo molla e si allea a Berlusconi. Casini perderà perché ha sbagliato strategia e quindi si prepara a seguire le orme di Martinazzoli. Casini vuole un grande Centro (come il Ppi nel 1994), come Pezzotta e altri. Aspirazione legittima, anche se fuori tempo e già più volte irrisa dalle urne. Se però vuole e voleva un grande centro, non deve e non doveva allearsi con Berlusconi, di cui sin dall'inizio è antagonista ''per principio'', proprio perché lo schema introdotto da Berlusconi in Italia è il bipolarismo spinto.
Casini, invece, si è alleato con Berlusconi, ma solo per insidiargli voti e premiership, sempre alla ricerca di una discontinuità -rivendicata- che ovviamente Berlusconi non poteva e non può dargli.
Era ed è una strategia velleitaria, che ha avuto l'unico risultato di fare irritare gli alleati, che non ha portato nulla a casa e che ha fatto dissipare il potenziale patrimonio politico personale di una presidenza della Camera, letteralmente regalatagli dopo che aveva appena perso le elezioni con un misero 3,8% di voti nel 2001.
Casini ha dunque seguito il metodo del cuculo, che mette le sue uova nel nido di altri uccelli e così fa allevare la sua prole da altri che faticano per lui.
Tattica legittima, che però funziona sono con uccelli scemotti.
Il cuculo sta attento a non cercare di fregare il falco.
Proprio qui ha sbagliato Casini.
E saranno guai
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