Due pesi due misure. Chiàmati Ovidio Bompressi, milita per anni in Lotta continua, uccidi il 17 maggio 1972 il commissario di polizia Luigi Calabresi, beccati una condanna a 22 anni di carcere, renditi latitante per un po’ fino a quando non scattano le manette, entra ed esci di cella per gravi problemi di salute (depressione e anoressia), chiedi ripetutamente un atto di clemenza, gioisci per una sospensione della pena sempre per motivi di salute, sconta la pena in casa tua e poi (giugno 2006) la tanto agognata grazia.
Eccola la storia in pillole di Ovidio Bompressi, graziato dal governo dell’Unione appena insediato. Il decreto, firmato da Giorgio Napolitano, è stato subito sottoscritto dal guardasigilli Clemente Mastella. Un tempismo che ha risolto con una decisione tanto netta quanto controversia una vicenda che si è trascinata a lungo durante il precedente governo Berlusconi. Il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, infatti, aveva aperto un braccio di ferro con il Colle. Carlo Azeglio Ciampi era disposto a un atto di clemenza ma il leghista no. Poi, l’epilogo: libero.
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