Nello sciopero francese si contrappongono visioni, in quello italiano no.
E’ la rivendicazione di piccoli particolarismi sommati in un’agitazione che blocca il sistema dei trasporti italiani, dai taxi agli aeroporti. Niente a che vedere con la vicenda francese, dove si combatte una battaglia cruenta, ma dai contorni chiari. Lo sciopero generale francese è una protesta contro la riforma del sistema pensionistico dei lavoratori di settori con regimi speciali. Questi attualmente possono andare in pensione dopo 37,5 anni di lavoro, mentre il presidente Sarkozy vuole aumentare gli anni a 40. I sindacati obbiettano che il lavoro di questi servizi pubblici è più faticoso. Per Sarkozy ciò è vero solo in casi particolari e 40 anni non sono un’enormità. Si tratta di una riforma che il pavido governo italiano non riesce a realizzare neppure per il regime pensionistico generale. Il braccio di ferro fra il sindaco di Roma e i taxisti riguarda l’aumento di taxi per rimediare alla loro carenza, cioè a un disservizio costante. Lo sciopero dei trasporti in Italia è motivato dalla richiesta di aumento delle paghe da parte degli operatori di servizi nazionali e municipali che hanno una pletora di personale, sono scadenti e generalmente in deficit, nonostante le condizioni di monopolio. Per i trasporti aerei, dato lo stato disastroso in cui versa l’Alitalia, non si capisce il perché di questo sciopero, se si esclude l’ipotesi di un allegro autolesionismo. Lo sciopero francese dei trasporti ha determinato gravi inconvenienti. In Italia a causa della ritualità delle microagitazioni, della reiterazione, della ripetitività, gli scioperi rischiano quasi di passare inosservati. Certo, piazza Venezia bloccata è una seccatura per gli utenti e una prova di prepotenza da parte dei tassisti. Quanto ai treni, gli italiani sono abituati ai disservizi, ai guasti, ai ritardi prolungati, alle cancellazioni. Idem per gli aerei. Allora, a che serve inseguire piccole rivendicazioni di parte? Bisognerebbe ragionare seriamente sul futuro del sistema dei trasporti, sul ruolo dei sindacati di categoria suddivisi in piccole sigle che giocano solo d’interdizione, e sulla funzione che i lavoratori di questi comparti vogliono svolgere. L’Alitalia è un paradigma perfetto, con i dipendenti che scioperano in sostanza contro loro stessi.
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