Il caffè, dicono a Napoli, deve avere tre «c»: caldo, comodo e corto. La «c» di corruzione, invece, non è contemplata. Dunque non si può sapere se nell’incontro conviviale di metà novembre tra il presidente della Commissione Affari costituzionali di Montecitorio, Luciano Violante, e il magistrato napoletano Paolo Mancuso si sia parlato anche della delicata indagine che il procuratore aggiunto, capo del pool Criminalità finanziaria della procura di Napoli, coordina. Un’inchiesta che vedrebbe tra gli indagati Silvio Berlusconi, accusato dalle toghe napoletane, secondo Repubblica, della tentata corruzione del senatore «australiano» Nino Randazzo.Violante e Mancuso, come ha rivelato Italia Oggi, si sono incontrati alla «Caffettiera» di piazza di Pietra, a due passi dalla Camera, a metà novembre. E l’appuntamento è quantomeno singolare, se inserito nel clima e nelle dichiarazioni di quei giorni, alla vigilia del voto della Finanziaria. Giorni che vedevano moltiplicarsi le accuse più o meno esplicite di corruzione a proposito della campagna acquisti del capo dell’opposizione, che meditava la «spallata» al governo Prodi proprio a Palazzo Madama. Ad aprire le danze era stato il Professore bolognese, che il 20 ottobre dichiara: «Il governo cade per corruzione», denunciando che sette senatori del centrosinistra stavano per passare dall’altra parte. La mattina dopo, in edicola, proprio su Repubblica Eugenio Scalfari dedicò l’editoriale alla trappola in Senato, scrivendo di «reati penali». Poi era toccato a Randazzo, il 12 novembre, diffondere una lettera scritta due giorni prima a Berlusconi per declinare l’invito del Cavaliere a passare con l’opposizione. Infine Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd a Palazzo Madama, nelle dichiarazioni di voto parlò esplicitamente di «corruzione».
Lo stesso reato a cui, riferendosi a Berlusconi, accenna pure Luciano Violante, chiacchierando alla Camera con i colleghi di schieramento del rischio che il governo finisse a terra in Senato.Lo stesso reato, ricordiamo, che poi avrebbero ipotizzato proprio il pm Vincenzo Piscitelli e il suo «coordinatore» Mancuso, che negli stessi giorni interrogano Randazzo come «persona informata dei fatti».
Forse solo una coincidenza, di certo una «strana coincidenza», ricorda il leader dei Riformatori liberali, e deputato di Forza Italia, Benedetto della Vedova. «Mi sembra almeno singolare - sospira - che in questo clima Violante ritenesse opportuno mostrare la sua frequentazione con Mancuso, proprio negli stessi giorni in cui poi lui stesso ha parlato di corruzione». «Per fortuna - prosegue l’esponente azzurro - non c’è un’intercettazione di quanto si sono detti i due bevendo il caffè, magari erano solo auguri natalizi molto anticipati. Ma l’incontro in sé disvela la strumentalità di questa ondata moralistica sollevata dalla sinistra, sia quella politica, che quella mediatica e giudiziaria». Una moralità che, in Italia, secondo l’ex radicale procede a due velocità: «Si dà scandalo per le telefonate tra dirigenti Rai e Mediaset, ma poi è pacifico che Violante incontri il magistrato che coordina l’inchiesta su Berlusconi, Saccà e Randazzo. La cautela di Violante avrebbe dovuto essere massima, per non dare adito a sospetto che ci siano interferenze tra politica e magistratura. Ma quel caffè è la prova che la sinistra considera gli altri al di sotto e se stessa al di sopra di ogni sospetto. Qualsiasi contiguità, se riguarda loro, è lecita». (il Giornale)
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1 commento:
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