Per molti ambientalisti il nuovo mostro da combattere è costituito dalle nanoparticelle o nanopolveri presenti nell'aria che respiriamo, fatte passare per dei killer spietati. Siccome tutte le combustioni ne producono, ecco che queste sono diventate il più recente marchingegno usato per allarmare e mobilitare i cittadini e quindi bloccare la costruzione di temovalorizzatori dei rifiuti e di centrali termoelettriche, specie se a carbone (combustibile molto più economico e disponibile del gas e del petrolio). Ora, considerato che senza questi importanti impianti industriali in breve tempo l'Italia rischia di diventare un incivile paese sottosviluppato, vuoi per carenza e/o costo esorbitante dell'energia vuoi per le montagne di rifiuti che la sommergeranno, come Napoli e la Campania insegnano, è necessario fare chiarezza su queste nanoparticelle perché niente fa più paura di ciò che non si conosce o si conosce in modo distorto e soprattutto occorre fare distinzione fra le nanoparticelle di cui sopra - con cui si può dire da sempre conviviamo - e quelle «nuove» usate per le nanotecnologie, che però interessano gli ambienti di lavoro e non l'esterno e sono cosa ed hanno azione diversa. Qui si farà riferimento - per studi ed effetti - solo a quelle che non sono legate alle nanotecnologie. Nel dettaglio:
1. Definizione di nanoparticelle
Sono corpi tridimensionali che hanno almeno una delle loro dimensioni più piccola di 100 nanometri = 0,1 micron. Con la dicitura PM10 - PM2,5 - PM1, si indicano le particelle che hanno un diametro medio inferiore a 10 - 2,5 - 1 micron rispettivamente e, quindi, tutte contengono nanoparticelle.
2. Fonti delle nanoparticelle
Anche se i meccanismi di formazione delle nanoparticelle sono ancora oggetto di studio, si può dire che per la parte antropica derivano da procedimenti di combustione, soprattutto se ad alta temperatura, ed in questi sono compresi: fumo di tabacco, barbecue, il traffico veicolare e gli impianti di riscaldamento (specie se usano legna e derivati), di produzione di energia elettrica, di incenerimento, ecc.; mentre per la parte naturale le nanopolveri derivano da incendi boschivi, eruzioni vulcaniche, erosione di rocce, polvere cosmica, ecc.
3. Raggio d'azione e «distribuzione» delle nanoparticelle
Vi sono pareri discordanti sul raggio d'azione di queste polveri. Secondo alcuni si potrebbero diffondere per centinaia di chilometri. Tuttavia indagini sperimentali evidenziano un calo drastico del particolato ultrafine già a 150 metri dalla fonte antropica. Inoltre un recente studio svolto per la Provincia di Bolzano ha misurato la concentrazione di particelle di diametro compreso tra i 5,5 e i 350 nanometri (quindi polveri cosiddette ultrafini) in vari punti, trovando valori di 10-20.000 particelle per centimetro quadrato nei pressi dell'autostrada, 5-7.000 al camino dell'inceneritore, 5-10.000 nel punto di massima ricaduta delle sue polveri e 5.000 in una zona non antropizzata. E' da notare che non sono state ancora stabilite dalla legge delle regole di determinazione quantitativa e quindi se ne misura il numero per unità di superficie, che è più intuitivo e logico, e comunque, dai dati di cui sopra, si comprende che l'inceneritore non è poi così pericoloso come lo si vorrebbe far passare neppure sotto quest'aspetto. In questo senso viene confermato quanto emerso in diversi studi internazionali che individua come principale fonte delle polveri e delle nanopolveri il traffico cittadino (cfr. studio dell'Umweltbundesamt del novembre 2006 Forschungsbericht 20343257/05 UBA FB 000942).
4. Azione e pericolosità delle nanoparticelle
Le nanoparticelle attraverso la respirazione possono penetrare facilmente all'interno delle cellule del corpo umano e, date le loro ridottissime dimensioni, non sono attaccabili dagli anticorpi e la loro possibile tossicità probabilmente è legata alle dimensioni oltre che alla forma e composizione. Secondo lo SCENIHR (Scientific Committee on Emerging and Newly Identified Health Risks) - che è il comitato scientifico UE che si occupa dei nuovi/futuri rischi per la salute - attualmente gli «studi epidemiologici riguardo l'inquinamento atmosferico non forniscono evidenze che le nanoparticelle siano più dannose di particolato di maggiori dimensioni». Allo stato attuale l'unico studio epidemiologico esteso a tutta l'Europa sembra escludere una correlazione tra concentrazioni di nanopolveri e mortalità, anche se le indagini e gli approfondimenti doverosamente continuano. Gli studi che attribuiscono la causa di varie patologie alle nanoparticelle, non risulterebbero ancora pubblicati e non sono di conseguenza verificabili dalla comunità scientifica, anche se sul web tuttavia si sostiene l'esistenza di indizi molto significativi (tutti comunque da validare e relativi a pochi soliti autori), seppur legati a fatti straordinari quale l'attentato al World Trade Center dell'11 settembre 2001 a New York. Inoltre alcune patologie, attribuite all'azione delle nanopolveri, sono in realtà di natura psicosomatica.
5. Cattura delle nanoparticelle
A questo proposito va premesso il fatto che la normativa vigente Ue pone dei limiti solo alle PM10 e non contempla nessun obbligo per il particolato più fine, che comunque - anche con la tecnologia normalmente usata per rispettare tali limiti - viene fortemente abbattuto. Nello specifico: l'impiego del filtro antiparticolato (fap) per i veicoli con motori diesel consente di ridurre drasticamente il particolato fine e ultrafine, comprese le nanoparticelle. Per quanto attiene gli impianti di combustione, con particolare riferimento ai cosiddetti termovalorizzatori, i sistemi di abbattimento delle polveri sono in grado di operare con rese altissime anche su particelle di 1 micron ed i filtri elettrostatici riescono a bloccare, con un'efficienza del 90%, le particelle aventi dimensioni di 0,01 micron = 10 nanometri, cioè una buona parte di nanoparticelle (cfr. Handbook of Air Pollution Tecnology, edited by S. Clavert and H. M. Englund, J. Wilej and Sons, New York, 1984). Cosa che, per altro, è stata dimostrata anche di recente sul campo in Italia, ad esempio con il monitoraggio del 2007 relativo alle emissioni dell'inceneritore di Bolzano, dove è emerso che i filtri antiparticolato abbattono soprattutto le particelle più fini (inferiori a PM1).
Conclusioni: come ben si evince da quanto sopra, non c'è assolutamente nessun killer spietato in agguato mimetizzato da nanoparticelle. Il tutto, poi, è pure avvalorato anche dal fatto che attualmente l'incidenza dei tumori legati all'inquinamento atmosferico è solo del 2-3%, mentre per il sole e radon si sale al 10%, per il fumo di tabacco al 30% e addirittura si va dal 30% al 50% per il tipo di alimentazione. Infine, considerato che oggi la vita media in Italia è circa 80 anni ed è quasi il doppio dell'inizio del 1900, questo deve indurre all'ottimismo e ad aver fiducia nell'uomo e nella scienza e non essere sempre in ansia - anche se mai bisogna abbassare la guardia - come mai bisogna correre dietro ai pifferai magici che perseguono il rischio zero (che non esiste) e che, con il loro niet a tutto, portano rapidamente alla rovina. (Ragionpolitica)
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3 commenti:
necessita di verificare:)
molto intiresno, grazie
La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
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