Adesso hanno tutti scoperto che si deve superare il bipolarismo delle coalizioni disomogenee e mettere chi vince le elezioni nelle condizioni di governare. Complimenti per la prontezza di riflessi. Prima che tale tardiva consapevolezza anneghi nelle beghe autoconservative e nella confusione d’idee sulle riforme da farsi, suggerisco di guardare con attenzione quel che succede in Francia. Sarkozy non è un “uomo forte”, e lo dimostra non dominando il nervosismo che lo rode quando l’ombra della vita privata lo insegue, ma incarna un’istituzione forte. Gli “uomini forti” sono pericolosi per le democrazie, e sempre figli d’istituzioni deboli. Sarkozy s’è guadagnato la fama di politico deciso praticando uno sport che noi rifuggiamo: inquadra la realtà con parole chiare e fa proposte nette.
Per lo Stato francese la laicità è un valore assoluto. Lui, quand’era ministro degli interni (quindi anche delle religioni, giacché anche la laicità ha le sue stranezze) disse: va bene, ma siccome la Francia si sta riempiendo d’islamici e se quelli si riuniscono e pregano in arabo noi non sappiamo nulla di quel che accade, allora le moschee gliele facciamo noi, le guide spirituali le paghiamo noi, ma anche le scegliamo, in modo da potere controllare. Alcuni gridarono allo scandalo, ma aveva ragione. Ha poi fatto la campagna elettorale sostenendo la necessità di una “rottura”, altrimenti il Paese sarebbe affondato. Con coerenza, oggi, sostiene riforme che allontanano l’età pensionabile, favoriscono i licenziamenti di personale pubblico inutile, difendono la selettività meritocratica degli studi. Le corporazioni scioperano, bloccano la Francia, ma lui risponde: le minoranze non possono ricattare un Paese. Non parliamo delle maggiori entrate fiscali, che qui ci siamo mangiati per far campare un governo inerte e lì sono state utilizzate per diminuire il debito pubblico, assai minore del nostro. Vedremo come andrà a finire, ma qui da noi non si ha neanche il coraggio di dirle, le cose che Sarkò va facendo.
Se l’istituzione è forte consente al governante di difendere le idee che gli elettori premiarono e di guardare al futuro come al tempo per dimostrare le proprie ragioni. Quando sono deboli, come da noi, si regolano sempre conti del passato, non rinunciando ad approfittare del presente.
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3 commenti:
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Ciao
La ringrazio per Blog intiresny
Si, probabilmente lo e
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