La reazione più impressionante alla guerriglia scatenata dagli ultras del calcio a Roma è stata quella manifestata all’indomani dal capo della Polizia, Manganelli. Spiegando i motivi per cui si è evitato lo scontro fisico con le bande di delinquenti che hanno messo a sacco un quartiere e sono arrivate ad assaltare una caserma, ha sostenuto di avere evitato, così facendo, «una mattanza». Presumo che l’alto funzionario conosca il peso delle parole e che abbia agito a ragion veduta. Ma la sua giustificazione non è meno agghiacciante perché dettata dalla ragionevolezza. La salvaguardia di vite umane è un bene primario, ma non assolve le responsabilità di chi ha tollerato la crescita di una cancerosa violenza, fomentatrice di una possibile strage.
Fino a esporre lo Stato a un inquietante ricatto, consentendo tra l’altro la saldatura tra l’odio indiscriminato per le forze dell’ordine e la sciagurata uccisione di un tifoso laziale da parte d’un agente, sia pure avvenuta in un teatro diverso, inconfrontabile. I parenti del povero Gabriele Sandri, non offuscati dal dolore e dal desiderio di giustizia, hanno saputo distinguere, hanno rifiutato l’annessione della vittima al mondo demenziale degli ultras, impedendo che il vilipendio sfiorasse la sua memoria. Ma li abbiamo visti al funerale, gli irriducibili, capo rasato e grida da stadio, evocanti con dileggio la morte dell’ispettore Raciti. E già qualcuno, come l’impresentabile Casarini, pensava di arruolarli per la manifestazione no global di Genova.
La nausea con cui siamo costretti a ripeterci va di pari passo con il riproporsi di fatti inammissibili in un Paese civile, quale sempre meno appare l’Italia, nonostante le patetiche rassicurazioni del presidente della Repubblica. Eppure non c’è altra soluzione che applicare senza sconti la legge contro i teppisti, anche quando si ammantano della - ahimè sacralizzata - bandiera sportiva. Chi spacca e picchia, il volto coperto dal passamontagna, deve, dovrebbe, finire in galera, da solo o in compagnia. Già siamo costretti a vedercela con la mafia, con le trame del terrorismo, con una microcriminalità estesa e ramificata. Sarebbe il colmo se dovessimo arrenderci alle «mattanze» provocate da qualche migliaio di teste vuote. (la Stampa)
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