martedì 10 giugno 2014

L'autoinganno. Davide Giacalone


L’arte dell’inganno si sublima quando l’ingannatore finisce con l’ingannare sé stesso. Vedo un certo sconcerto per il giudizio di Standard & Poor’s, sulla base di due presupposti: a. le altre agenzie di rating avevano promosso l’Italia; b. i cambiamenti fatti sono rilevanti. E poi, di grazia, lo spread non è forse sceso? No. Non prendiamoci in giro da soli. Quindi, nell’ordine: 1. nessuna agenzia di rating ha segnalato miglioramenti relativi all’Italia, semmai Moody’ e Fitch hanno trasformato la loro previsione da negativa a stabile, che significa: resterete messi male; 2. i cambiamenti sono immaginifici, al momento, visto che il debito cresce, la spesa pubblica cresce e la pressione fiscale li segue, per servirli, il che depotenzia le speranze di ripresa; 3. lo spread scende perché mamma-Bce s’è arrabbiata con i discoli che ci menavano, ma quello spagnolo resta inferiore all’italiano, segno che la gang dei pestatori ci punta prima e più di altri, in attesa che mamma si distragga.

La verità è che un filo lega i giudizi delle agenzie alla vicenda del Mose, ed è lo stesso filo che ci passa attorno al collo: non cambia mai nulla; diciamo sempre le stesse cose; facciamo sempre lo stesso dibattito; presentiamo sempre le stesse ricette. Ma non facciamo un accidente. Dalla corruzione alla giustizia, dal debito alla spesa, sono anni e anni che ripetiamo quel che si dovrebbe fare, ma non lo facciamo. E’ questo che scatena le previsioni cupe, non altro. Se guardassimo con più attenzione dentro la nostra economia potremmo far pernacchie alle agenzie, ricordando loro quanto sono sguerce e in conflitto d’interessi. Ma se guardiamo l’insieme, e non solo chi lavora e continua a essere competitivo, lo spettacolo è desolante.

Dicono: ora c’è una nuova classe dirigente, sono giovani, hanno voglia, ce la possono fare. Magari! Mi preoccupano le somiglianze, però. Dire che la corruzione dipende dagli uomini e non dalle regole è un modo per pigliare l’applauso facile, ma il governo è lì non per la redenzione dell’umanità, bensì per dare regole e rispettarle. Annunciare commissari sempre più ultra-stra-megagalattici, dotati di poteri magici contro la corruzione, è illusorio. E autoillusorio. La sfida non è quella dell’eccezione, ma della normalità. La corruzione è prima di tutto inefficienza e impunità, non si va da nessuna parte se la giustizia non funziona. E’ vero che l’Italia non è stata condannata da Strasburgo e che sulle carceri l’abbiamo sfangata. Ma avete presente come? Liberando i condannati. Pensano che da questo derivi maggiore timore della pena?

Dicono: i giovani ora al governo sono innocenti. No, questo lo nego. Questo è l’inganno più pericoloso, perché tutto basato sul lato penale. I governanti di oggi si sbracciano nel dire che la riforma del titolo quinto della Costituzione è stata una schifezza, che s’è scassato lo Stato e si sono moltiplicate le spese. Bravi, è vero. Ma io lo scrivevo prima che il loro partito la facesse, quella riforma, mentre loro se ne stavano zitti e si facevano eleggere sindaci e assessori. No, non ci sono innocenti. Qui si tratta di spezzare il filo dell’immobilismo, e se vogliono riuscirci non possono farlo sperando di autonominarsi quali unici rappresentanti del bene. Perché quando un vento di follia consente di queste incarnazioni, segue un uragano di pazzia che spazza via tutto.

Quindi: lasciate perdere S&P, smettetela di trastullarvi con le rottamazioni, qui si deve far scendere il debito, la spesa e il fisco. Liberalizzare, rimpicciolire lo Stato, scrivere norme chiare e brevi, far sì che la giustizia sia amministrata dai tribunali e non dalle procure. E’ quello il terreno del cambiamento. Il resto è intrattenimento.

Pubblicato da Libero

venerdì 6 giugno 2014

Perugia e la favola
dei pasti gratis

di Claudio Romiti
06 giugno 2014

Come è noto, domenica prossima Perugia tornerà alle urne nel ballottaggio per scegliere il nuovo primo cittadino. In lizza il sindaco uscente Wladimiro Boccali e il giovane esponente di Forza Italia Andrea Romizi. Quest’ultimo è chiamato ad una impresa a dir poco proibitiva, conoscendo il radicamento storico del Pci/Pds/Ds/Pd nella Regione rossa per antonomasia. D’altro canto, anche nel capoluogo umbro l’influenza che esercita la politica ad ogni livello è tale che, oramai, il partito dominante è visto da molti cittadini come una sorta di rassicurante istituzione. Ed è per ciò che appare molto difficile ottenere un ricambio democratico degno di questo nome.

Quando si gestisce il consenso in modo capillare, affidandosi all’esperienza di un professionismo della politica collaudato in decenni di potere locale, gli interessi che si sono consolidati nel tempo costituiscono un enorme blocco di consenso quasi granitico. Blocco di consenso che, a volte, assume i connotati di vero e proprio voto di scambio legalizzato. Immaginiamo, infatti, che se una Amministrazione comunale volesse mettere in piedi uno dei tanti carrozzoni pubblici in cui si svolgono lavori inventati, assumendo un congruo numero di giovanotti/e di belle speranze, è assai probabile che guadagnerebbe l’eterna riconoscenza di questi ultimi, soprattutto se impiegati con contratti a tempo indeterminato.

Proprio sotto questo profilo giorni fa mi sono imbattuto in una struttura creata dal Comune di Perugia a dir poco surreale: il “Centro servizi giovani”. Una specie di luogo incantato, che da fuori sembra un asilo nido, in cui i giovani in cerca di occupazione o svago possono recarsi liberamente. Tant’è che proprio nel sito del Comune è spiegato che “il Centro servizi giovani vuole inoltre essere: uno spazio multimediale, strumento utile per conoscere il web, un luogo adibito a diverse attività come lo svolgimento di laboratori culturali ed un luogo di costruzione di progetti, pensati per i giovani che vivono, lavorano e studiano a Perugia”.

Ma non basta: questo piccolo baraccone locale, che per molti versi è un doppione degli altrettanto inutili e costosi Centri per l’impiego sparsi ovunque, fa capo ad un'altra struttura particolare detta “Informagiovani”. E proprio nel sito di questo ennesimo ufficio del nulla è scritto che l’incommensurabile gamma di servizi offerti ai giovani cittadini è totalmente gratuita. Già, proprio l’ennesima favola dei pasti gratis che un altro signore del Pd sta divulgando da mesi dalla poltrona di Palazzo Chigi. Ma il problema, ahinoi, è che in realtà nulla è gratuito a questo mondo. Quando un politico crea dal niente una struttura di servizi che apparentemente non costano, nella sostanza carica sull’immenso groppone del popolo pagatore altri plotoni di stipendiati da accudire vita natural durante.

Le tasse e i debiti aumentano in modo impercettibile, tanto da non essere immediatamente percepiti dalla totalità dei cittadini. Tuttavia, i diretti beneficiari di ogni nuovo baraccone pubblico immediatamente capiscono l’antifona e votano. Qualcuno la chiama democrazia acquisitiva, ossia il metodo di ottenere consenso spendendo i soldi degli altri. Il problema grosso nasce quando questi ultimi, come diceva la compianta signora Thatcher, finiscono.

(l'Opinione)