Ego te baptizo piscem. Gli antichi vescovi usavano questa formula per trasformare la carne in pesce e consentire ai propri fedeli di rispettare la regola di mangiare di magro di venerdì anche quando non c'era pescato da consumare. I buoni cristiani sapevano bene che la carne battezzata pesce rimaneva carne.
Ma si fidavano dell'autorità dei vescovi che trasformava una bugia in verità incontestabile. Il governo di Mario Monti si comporta come i vescovi medioevali. Usa la sua autorità per spacciare un atto di puro e semplice dirigismo per un atto di liberalizzazione. E sfrutta la circostanza che le forze politiche della propria maggioranza non hanno alcuna intenzione e possibilità di interrompere la sua esperienza alla guida del paese, per spacciare come salvifici e soprattutto liberali atti che non sono né l'uno né, tanto meno, l'altro.
Perché Monti faccia il vescovo d'altri tempi è fin troppo comprensibile. Il governo tecnico non ha grandi margini di manovra. Essendo d'emergenza e destinato ad avere vita breve per la sua stessa natura, non è in grado di rassicurare i mercati. Pur avendo come presidente del Consiglio un personaggio autorevole come Monti, ha alle spalle un paese privo di peso nel contesto europeo dove si gioca la sorte dell'euro e la speranza di uscire dalla crisi.
Sul piano interno, poi, sa bene di camminare su un terreno scivoloso ed in discesa. Il massimo del consenso popolare l'ha raggiunto al momento del suo insediamento. E d'ora in avanti ogni sua decisione destinata ad incidere in qualche modo sugli interessi reali delle singole forze politiche e sociali non può che provocare la progressiva riduzione della quota di consenso.
Per il governo, dunque, il battesimo che trasforma il dirigismo in liberalizzazione è una sorta di scelta obbligata. Che serve a poco ed a nulla sul piano pratico e concreto. Non sarà qualche centinaio di taxi, farmacie ed edicole in più a rivoluzionare la società italiana.
Ma che consente ad un esecutivo di burocrati privilegiati di nobilitare i propri atti e comportamenti con una qualche copertura culturale di vaga ed apparente forma liberale. Si può emettere un decreto legge di liberalizzazione pretendendo che il Parlamento lo accolga senza modifiche e discussione di sorta? Che liberalizzazione può essere quella che fissa quote di mercato, rigidità di comportamenti, obblighi e doveri per i cittadini senza riconoscere loro la libertà di non avere dall'alto imposizioni frutto di criteri oscuri e scelti in maniera autoritaria ? Ma, soprattutto, che razza di liberalizzazioni sono quelli che per diventare operative hanno bisogno non di smantellare strutture burocratiche pesanti e costose ma di mettere in piedi nuovi e più giganteschi organismi fatti di pletore di burocrati che aumentano il carico ed i costi della burocrazia pubblica? Per capire come il governo Monti stia spacciando per pesce liberalizzato della carne rigorosamente dirigista basta riflettere sul fatto che mentre si chiede a tassisti, farmacisti, edicolanti, professionisti di rinunciare a qualche privilegio di categoria, si crea una super-authority delle reti che dovrà inglobare quella dell'energia e darà vita ad un ennesimo carrozzone a beneficio della casta di burocrati privilegiati che la dovranno occupare e gestire.
Ma si può con la mano destra "liberare" i cittadini dal peso della ridotta concorrenza esistente all'interno di alcune categorie ed appesantire gli stessi cittadini dell'ennesima escrescenza burocratica destinata ad avere, come tutte le altre del suo genere, costi eccessivi e totalmente ingiustificati? Si dirà che non è una Authority in più o una in meno a risolvere i problemi del paese.
Il ché è vero così come non è imponendo sacrifici particolari a categorie marginali che si ottiene lo stesso risultato. Ma spacciare per liberalizzazione il più evidente dirigismo è un atto particolarmente inquietante. Dimostra che il governo tecnico non è solo modesto e limitato ma è solo la riedizione in peggio dei tanti governi dirigisti che si sono succeduti in Italia per tanti decenni.
Con i risultati disastrosi sotto gli occhi di tutti! (l'Opinione)
Che la doverosa necessità della lotta all'evasione potesse dar vita ad una legislazione vessatoria nei confronti di chi al fisco ed alle sue scadenze non può sfuggire era un pericolo al quale era possibile sottrarsi. Tuttavia, per quanto non fosse difficile da prevedere, che la miscela tra il pagare subito quanto richiesto da Equitalia, l'attesa di rimborsi da parte dello stato e le lungaggini che ormai caratterizzano ogni rapporto con l'amministrazione pubblica, avrebbe potuto avere effetti 'esplosivi', lo si è trascurato. E ad allarmare non dovrebbero essere soltanto quei pacchi bomba inviati a dipendenti di Equitalia (che purtroppo fanno tornare alla mente i tempi in cui quello di riscuotere le tasse era un mestiere pericoloso), ma anche il numero di imprenditori che si son tolti la vita e che sono falliti perché lo stato pretende subito i crediti ma trascura di pagare i debiti.
L'ulteriore errore, in questo difficile momento, sarebbe di ridurre quello che è un problema politico-economico ad un problema di criminalità. Di fatto ci si trova di fronte ad una situazione di crisi politica, sociale ed economica in cui l'aumento della già alta fiscalità si sta aggiungendo a quelle altre tasse che sono l'inefficienza della burocrazia e la lentezza della giustizia amministrativa e civile. Le responsabilità non sono ovviamente del governo Monti, ma il rapporto di reciproca fiducia tra individui e stato, fondamento di uno stato di diritto e di ogni progresso economico e sociale, deve essere ristabilito quanto prima. Con misure politiche.
Questi problemi di politica interna si aggiungono al delicato rapporto coi sindacati, coi partiti che sostengono il Governo e al fatto che per smentire definitivamente la voce di essere stato voluto dalla Merkel, Monti dovrebbe avere un atteggiamento politicamente più trasparente riguardo alle trattative sulla progettazione e realizzazione della riforma dell'Ue con le quali si gioca il futuro dell'Italia. L'errore maggiore potrebbe così rivelarsi quello di sottovalutare le motivazioni del disagio sociale, l'influenza su di esso dell'inefficienza della macchina pubblica e di pensare che sia i problemi interni sia quelli internazionali possano essere affrontati anche senza un ampio dibattito che deve aver sede anzitutto in Parlamento.
Si tratta di ridisegnare, in fretta ma bene, tanto il rapporto tra individuo e stato, quanto quello tra Italia ed Ue. E bisogna iniziare a farlo tenendo presente che sono due problemi che non possono essere separati e che occorre evitare che la sfiducia nei confronti dei politici si trasformi in sfiducia nei confronti dello stato. (Unione Sarda)
L'ulteriore errore, in questo difficile momento, sarebbe di ridurre quello che è un problema politico-economico ad un problema di criminalità. Di fatto ci si trova di fronte ad una situazione di crisi politica, sociale ed economica in cui l'aumento della già alta fiscalità si sta aggiungendo a quelle altre tasse che sono l'inefficienza della burocrazia e la lentezza della giustizia amministrativa e civile. Le responsabilità non sono ovviamente del governo Monti, ma il rapporto di reciproca fiducia tra individui e stato, fondamento di uno stato di diritto e di ogni progresso economico e sociale, deve essere ristabilito quanto prima. Con misure politiche.
Questi problemi di politica interna si aggiungono al delicato rapporto coi sindacati, coi partiti che sostengono il Governo e al fatto che per smentire definitivamente la voce di essere stato voluto dalla Merkel, Monti dovrebbe avere un atteggiamento politicamente più trasparente riguardo alle trattative sulla progettazione e realizzazione della riforma dell'Ue con le quali si gioca il futuro dell'Italia. L'errore maggiore potrebbe così rivelarsi quello di sottovalutare le motivazioni del disagio sociale, l'influenza su di esso dell'inefficienza della macchina pubblica e di pensare che sia i problemi interni sia quelli internazionali possano essere affrontati anche senza un ampio dibattito che deve aver sede anzitutto in Parlamento.
Si tratta di ridisegnare, in fretta ma bene, tanto il rapporto tra individuo e stato, quanto quello tra Italia ed Ue. E bisogna iniziare a farlo tenendo presente che sono due problemi che non possono essere separati e che occorre evitare che la sfiducia nei confronti dei politici si trasformi in sfiducia nei confronti dello stato. (Unione Sarda)