martedì 17 luglio 2012

La sinistra dal Quarto stato al terzo sesso. Marcello Veneziani

Pensate come si è immiserito il dibattito sulle identità e sui principi, se la sinistra, non solo in Italia ma ovunque, eleva la questione delle nozze gay a tema cruciale..

Sul ciclone gay che si è abbattuto sul­la sinistra non sposerò le tesi della Concia e dei suoi acconciatori né della Bindi e dei suoi abbindolatori (io sono più avanti perché mi batto per abolire le nozze etero). Riconosco a loro un tragitto di persona­le coerenza che sfocia nella sostanziale incoerenza di un partito. Quel che mi colpisce è un’altra cosa: pensate come si è immiserito e immin­chionito il dibattito sulle identità e sui principi, se la sinistra, non solo in Italia ma ovunque, eleva la questione delle nozze gay a tema cruciale. Il dibattito delle idee è sceso a livello in­guinale.

Non stiamo parlando di persecuzione dei gay, se espellerli o negare il loro dirit­to di esserlo. Stiamo parlando della batta­glia sulle nozze gay che riguarda una spa­ruta minoranza di una minoranza. L’occidente sprofonda e loro conti­nuano a pettinare le bambole gay.

Non si confrontano sulle cose che af­fliggono la maggioranza degli italiani ma sul rococò del politically correct applica­to al cinque per mille degli italiani gay. Decine di milioni d’italiani interessano loro meno di decine di coppie gay. Detto questo, ai cattolici del Pd rivolgo un plauso e una pernacchia: il primo per la loro coerenza di cattolici, la seconda per la loro incoerenza di scelta politica. La sinistra oggi è quella, passata dalla di­fesa del Quarto Stato a quella del Terzo Sesso, e voi siete i paggetti recalcitranti delle loro nozze. O le Vecchie Zie brontolone (vi stupirà ma ho simpatia per Rosy Bindi; e poi mi­gliora con gli anni, a novant’anni sarà una bonazza). (il Giornale)

giovedì 12 luglio 2012

12 luglio 2012

Berlusconi si ricandida a premier. Angelino Alfano sarà al suo fianco. Fino a questo momento è solo un’indiscrezione. Fonti interne a Villa Feltrinelli riferiscono di un’iniziativa pubblica, forse un discorso del Cavaliere al Lirico, a Milano, replicato per tramite di video-radiodiffusione alla Patria in trepidante attesa. Nove milioni di baionette sono pronte e Sandro Bondi, in tuta da ginnastica, si prepara facendo la sua corsetta quotidiana per le strade del capoluogo lombardo. Un’autocolonna guidata da Fabrizio Cicchitto si dirige verso la Valtellina. E’ l’Italia migliore che saluta la decisione del capo di tornare nell’agone. I traditori, nel frattempo trasferiti a Pescara, hanno appreso attoniti ciò che per adesso è solo una voce. Solo un tonante “presente!” potrà cancellare l’onta dell’infamia. Nessuno teme il tentativo di sbarco delle potenze avverse. “Lo spread”, ha fatto sapere il Silvio, “sarà fermato sul bagnasciuga”.

mercoledì 11 luglio 2012

Giustizia: i conti non tornano. Gianluca Perricone

 
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La questione della riforma del sistema giudiziario italiano non può limitarsi alla responsabilità civile dei giudici: aspetto senza dubbio essenziale (al quale si potrebbe anche aggiungere anche l’eventuale responsabilità nello sperpero di denaro pubblico grazie ad inchieste che, talvolta, rasentano il ridicolo), ma di certo non determinante nel funzionamento di un sistema (quello appunto della giustizia) che si potrebbe definire ‘diversamente efficiente’.
Lasciamo stare, in questa sede, l’aspetto relativo alla responsabilità dei togati perché, nello scorso weekend, si è saputo ad esempio che a Pinerolo (in Piemonte) il ministero della Giustizia ha finanziato con ben 774.685 euro l'ampliamento del palazzo di giustizia, uno di quelli che lo stesso ministero ha inserito l’altro giorno tra i tribunali da sopprimere. Qualche conto, a noi “normali” (o “contribuenti” se più piace…) non torna, così come non quadra quando si progettano nuove carceri mentre si lasciano marcire nell’incuria istituti carcerari già esistenti: no, nel pianeta-giustizia più di un conto non torna.
E che dire, sempre a proposito di notizie dello scorso weekend, del rinvio a settembre del processo con rito abbreviato (in corso a Genova) a carico di dieci persone indagate nell'ambito dell'inchiesta "Maglio 3", ritenute ai vertici della 'ndrangheta in Liguria? Avete saputo il motivo di detta posticipazione? Si è resa necessaria la ricerca di un interprete per tradurre il contenuto delle intercettazioni telefoniche dal calabrese all’italiano. Sì, avete capito bene: dal calabrese all’italiano ed il giudice per le indagini preliminari Silvia Carpanini dovrà nominare direttamente il perito. E intanto i tempi si prolungano.
C’è stato anche un nuovo capitolo delle indagini sulla morte di Yara Gambirasio: sembrerebbe infatti che ora gli investigatori abbiano rivolto la loro attenzione nell'ambito delle amicizie della ragazza e di sua sorella maggiore, Keba. Sono passati 19 mesi dal delitto e la giustizia nostrana, su questa vicenda, sembra non azzeccarne una.
Per fortuna che c’è stata poi la sentenza della Cassazione (altrimenti sarebbe stato veramente un fine-settimana nero) che ha sentenziato che l’espressione «Lei non sa chi sono io, questa gliela faccio pagare!» è un’esclamazione ritenuta minacciosa e quindi punibile dalla legge. Per stabilirlo ci sono voluti un giudice di pace che aveva assolto il malfattore che aveva pronunciato quella locuzione contro una vicina, un Procuratore generale della Corte di Appello di Salerno che è ricorso appunto in Cassazione contro la decisione del primo, e infine la Suprema Corte che ha emesso lo strepitoso parere.
Noi, intanto, continuiamo a restare convinti che i conti non tornino proprio. (il Legno Storto)

martedì 10 luglio 2012

ArchivioBordin Line

10 luglio 2012

Lasciamo pure perdere i nuovi soldi, anche se dodici milioni di dollari non sono proprio spiccioli, trovati in Svizzera a Massimo Ciancimino. Naturalmente per il giovanotto si tratta di un nuovo guaio ma la sua autorevolezza di “pentito” non ne risentirà poi molto, ridotta com’è. Se mai si crea nuovo lavoro alla procura di Palermo che porta avanti un’indagine per riciclaggio che vede indagato il figlio dell’ex sindaco mafioso. Come faceva notare ieri Chiocci sul Giornale, questo ritrovamento è figlio di un supplemento di indagine imposto dal gip palermitano ai pm che, fosse stato per loro, avrebbero voluto chiuderla qualche mese fa. Ma c’è un’altra storia sulla quale è bene fare attenzione: vi ricordate la guantiera di candelotti di dinamite sepolta nel giardino della sua casa palermitana, con qualche rischio per i condomini, dall’ineffabile personaggio? Se non ve la ricordate più non vi si può biasimare. E’ passato più di un anno. Il caso è semplice, l’esplosivo è stato trovato, periziato e fatto brillare. Eppure in tutto questo tempo nessun pm palermitano ha ancora completato l’istruttoria. Con tutta la buona volontà è difficile pensare solo alla strutturale lentezza della nostra macchina giudiziaria.
di Massimo Bordin