martedì 16 agosto 2011

Il giornalismo alle vongole dell'Espresso. Christian Rocca

Imbarazzante inchiesta, chiamiamola così, dell’Espresso.
Rubricata con tanto di "esclusivo", il settimanale di Largo Fochetti legge (chissà se bene o male) altri cable di WikiLeaks e imbastisce una meschina campagna giornalistica per sostenere che Berlusconi pagava i talebani, che Bush gli disse di smettere, che Berlusconi smise e che per dimostrare di essere bellicoso almeno quanto l’amico texano si è reso corresponsabile delle successive e numerose perdite italiane.
Tutto bene, tranne che non torna niente. A cominciare dai tempi.

Intanto è assurdo accusare Berlusconi prima di pagare e poi di non pagare: o sbagliava prima o sbagliava dopo, non può aver sbagliato in ogni caso. Ma come pretendere correttezza dal gruppo De Benedetti?

Andiamo al merito delle accuse che, peraltro, non tengono conto di analoghi pagamenti americani ai talebani (lasciamo stare, troppo complicato per gli espressones).

Dunque, scrive l’Espresso che prima delle elezioni italiane del 2008 l’ambasciatore americano a Roma fa sapere a Washington che ci sarebbe da fare pressioni sugli italiani perché smettano di pagare i talebani.
In quel momento al governo, e per i due anni precedenti, c’era Prodi, non Berlusconi. Ma l’Espresso non lo dice.

Successivamente, sempre nel 2008, con Berlusconi appena insediato a Palazzo Chigi, Bush dice al premier italiano di smetterla con i pagamenti del passato.
Il passato recente è Prodi, al governo dal 2006. Questo non esclude che prima anche il governo Berlusconi abbia pagato, ma in ogni caso i file di WikiLeaks non provano l’avvenuto pagamento di tangenti né durante l’era Berlusconi né negli anni di Prodi, ma si limitano a riportare voci, dicerie e una certa preoccupazione americana.

Il capolavoro arriva dopo, quando Repubblica lascia intendere che Berlusconi ferma i pagamenti e si allinea agli americani, anche nelle attività militari.
Ecco la frase:
«Fino all’estate 2009, quando con la prima grande offensiva della Folgore anche i nostri militari sono passati all’assalto dimostrando con le armi la nuova volontà bellica del centrodestra».

Avete letto bene, nell’estate del 2009, per dimostrare con le armi la nuova volontà bellica del centrodestra, i nostri militari anziché pagare passano all’assalto.
«Ma da allora – aggiunge l’Espresso – anche il numero di bare avvolte nel tricolore è cominciato a crescere, sempre di più fino a quadruplicare».

Che cosa dimentica l’Espresso? Che nell’estate del 2009, alla Casa Bianca c’era da mesi Barack Obama e che la grande offensiva della Folgore non è stato un episodio isolato e tantomeno un vezzo berlusconiano per dimostrare la volontà bellica del centrodestra italiano, ma una precisa scelta strategica e militare disposta dal Nobel per la Pace Barack Obama, forse per dimostrare con le armi la nuova volontà bellica del centrosinistra. (Camilloblog)

L'unico che dovrebbe mettersi a lutto per la morte di D'Avanzo è il Cav.

C’è un malcostume che dal mondo universitario sta passando a quello del giornalismo. Come nel primo ormai nessuno scrive più un libro che non sia nuovo, acuto, originale (fanno eccezione le recensioni-killer motivate da rivalità concorsuali), così, nel secondo, non c’è pubblicista che non riceva il suo bravo serto d’alloro, o per aver prodotto un reportage ‘che farà epoca’ o, semplicemente, per aver abbandonato questa valle di lacrime.

E’ capitato pure a Giuseppe D’Avanzo presentato come una delle migliori penne della carta stampata, un professionista di elevata cifra, una coscienza morale integerrima. In realtà, apparteneva alla genia di Marco Travaglio ovvero a quanto di più fazioso, velenoso e indigesto abbia espresso il giornalismo italiano. C’è una sola persona che dovrebbe mettersi a lutto per la sua morte, Silvio Berlusconi. Non pochi avversari politici del Cavaliere, infatti, erano quasi portati a simpatizzare con lui, colpiti dal settarismo rabbioso di D’Avanzo. (l'Occidentale)