giovedì 30 agosto 2007

Dopo l'agosto smagliante MVB prepara le nuove tesi di ottobre (con il Cav.). il Foglio

“Contestazione e proposizione”. Circoli, Giornale e Tv detteranno la linea delle Libertà. Sorpresa in arrivo a Courmayeur?

Dopo un mese trascorso sulle prime pagine dei grandi giornali italiani e stranieri (anche suo malgrado, circondata da tante lodi e da qualche maldicenza), MVB ha deciso di mantenere per un po’ di giorni un profilo acquartierato. La sovraesposizione giova ma adesso poche parole, più ombra che luci artificiali e in ogni caso sempre al lavoro. Di fatto la macchina operativa dei Circoli non se n’è mai andata in vacanza. Il Giornale delle Libertà ha interrotto le pubblicazioni per una settimana soltanto (da venerdì scorso è di nuovo in circolazione) e il prossimo numero sta andando in stampa. Domani lo si troverà in edicola con una copertina dedicata alla scuola, presentata come una delle ultime frontiere da presidiare per la ricostruzione del paese. Da leggere le pagine dedicate al fisco. Michela Vittoria ha voluto che si ponessero cinque domande ad altrettanti economisti sul modo migliore di abbassare le tasse imposte dal governo Prodi.
La Tv delle libertà ripartirà invece lunedì prossimo (3 settembre) e anche qui ci saranno approfondimenti sulla scuola. Da non perdere, martedì, il servizio dalla Sardegna che riguarda la tassa sul lusso istituita dal governatore Renato Soru, avversario antipatizzante di Michela Vittoria. Quanto alle novità: più spazio ai volti dei Circoli e, come nel caso del GdL, maggiore qualità propositiva da affiancare alle consuete denunce dei cittadini. E’ anche prevista una rotazione settimanale nella conduzione delle dirette dallo studio: Diana Zuncheddu e Simone Gallotti si alterneranno alla sperimentata Antonia Ronchei. La rentrée di MVB sarà dedicata alla ricerca di un piano di realtà costruttivo per mettere in forma il consenso dei cittadini (destinatari principali del progetto brambillesco) e opporre al balbettio della politica alcuni farmaci per vincere l’afasia. Di questi tempi, stando all’opposizione, si conduce una vita fin troppo agiata – come ha più volte ammesso Silvio Berlusconi – ma i partiti di centrodestra hanno bisogno di un’agenda politica sopra la quale ritrovarsi al momento giusto (è quel che ha chiesto pure Gianfranco Fini ieri). Sicché la fatica dei Circoli sarà presto raddoppiata. E come ha scritto Maria Laura Rodotà non più di due settimane fa: “Prepariamoci a un autunno brambillesco, comunque”.

Lo sa bene la sua amica Daniela Santanchè. Intervistata da Donna Moderna, la deputata di Alleanza nazionale ha prima richiamato MVB al realismo: “Deve ancora dimostrare tutto. Investiture e clamori mediatici non bastano: in politica occorrono umiltà, cultura, fatica, paziente tessitura sociale e umana. E programmi”. Poi Santanchè ha dedotto che “se Silvio Berlusconi, l’uomo più avanti della politica italiana, ha puntato su di lei, sono sicura delle sue capacità”. Spiegazione: “Brambilla è una gran lavoratice e non credo, come sostengono alcuni, che sia un burattino in mani altrui: ha l’ambizione giusta e, in più, non si è omologata, pur restando donna”. Infine il nuovo endorsement: “Se può aspirare a grandi ruoli? Chi può dirlo, è ancora presto per azzardare pronostici. Dipende dalle sue idee e da come saprà realizzarle. Dal consenso che riuscirà a conquistare. Da come si saprà ritagliare una figura da vera protagonista sulla scena della politica italiana. Mi auguro invece, e le auguro, che non dipenda anche da Silvio Berlusconi. Sia perché non credo alle investiture, sia perché in politica io ho sempre ballato da sola ed è questo che mi ha resa forte, che mi ha fatta andare avanti”. “In ogni caso qui stiamo parlando di una che, ci piaccia o no, è già una protagonista. E questo può fare paura. Per quanto mi riguarda, non sono affetta dalla sindrome dell’ape regina. Anzi, ben venga una donna al centro del dibattito politico: vuol dire che la società ha compiuto un passo avanti e che Michela, l’ape operaia di Silvio, sa sparigliare”.

L’ape operaia ringrazia e non rinuncia a sognare nuove soddisfazioni. Una in particolare: ricevere il Cav. a Courmayeur, sabato 15 settembre, nell’ambito delle manifestazioni culturali dei Circoli. I giornali maliziosi sostengono che Berlusconi non andrà per non mortificare l’orgoglio dei dirigenti forzisti spaventati da MVB. E’ possibile. Fatto è che ieri mattina un potente inviato del Cav. è stato avvistato nel palazzo dello sport della cittadina valdostana. Stava studiando le posizioni delle telecamere e i giochi di luce più premianti per immortalare un grande leader che punta tutto su Michela Vittoria.

lunedì 27 agosto 2007

La scelta della libertà. Gianni Baget Bozzo

La nascita del Partito della Libertà ha distolto l'attenzione dal Partito Democratico e ha mostrato che Berlusconi può costruire un partito con un atto della volontà, mentre la nascita del Pd sembra un compito immane per riprodurre uno schieramento identico a quello che c'era prima. Ma il Partito della Libertà va considerato come una novità del linguaggio politico, perché i giornali e la televisione della Brambilla esprimono una contrapposizione radicale al contenuto ideologico e politico dell'attuale esecutivo. Il governo Prodi è stato culturalmente ricostituito attorno al ruolo politico della classe e ai sindacati delle tre confederazioni storiche come organo di essa. Ma la classe non è più una realtà: in un Paese delle piccole e medie industrie il lavoro dipendente si sente cointeressato alla propria azienda e al suo futuro. Il ceto medio è divenuto ora il cittadino medio e quindi il blocco che si è rivelato maggioritario nel Paese. Il peso della sinistra antagonista sta nel fatto che essa pone in evidenza la dimensione di classe, però è la cultura di tutto il governo a trarre la sua legittimità politica dal consenso dei sindacati. Ciò ha radicalizzato l'elettorato del centrodestra.

La Brambilla offre un modello linguistico che interpreta questa tensione, cui la grande stampa ha dato spazio indicando i politici come la «casta» degli intoccabili. La Brambilla interpreta un linguaggio che riprende in forma più ampia temi che erano stati finora propri della Lega. In questo senso, l'intuizione di Berlusconi di dare qualità politica al Partito della Libertà gli consente di indicare i fini della politica che egli si propone, cioè un blocco politico del cittadino medio contro un governo esercitato in nome della classe che non esiste più. E se si aggiunge al tema fiscale quello della crisi della legalità e della porta aperta, senza più vincolo, all'immigrazione extracomunitaria, si comprende che oggi nel Paese il problema dell'esistenza concreta fa aggio su quello della libertà e su quello stesso del federalismo fiscale. Il limite della Lega sta nel fare ancora di questo tema il centro della sua politica, quando è in corso una crisi globale dello Stato in cui esso non può garantire il diritto alla sicurezza, il fondamentale dei diritti. Il federalismo fiscale è una strada che non conduce da nessuna parte e che suppone uno Stato nazionale che oggi non c'è più.

Con l'operazione Brambilla, anche gli altri partiti della Casa delle Libertà hanno dovuto prendere atto che esisteva ormai una posizione socio-politica, quella del cittadino medio contro lo Stato impotente sul piano della legalità e pervasivo su quello della fiscalità. Casini ha abbandonato il concetto di centro e ha accettato di parlare un linguaggio radicale, come egli stesso ha detto: non a caso, si è avvicinato al problema della lotta contro il fisco. Ed egualmente Alemanno è stato spedito da Fini al vertice di Lorenzago. I due partiti alleati di Forza Italia, sia Udc che An, avevano sempre accentuato la loro funzione di mediazione tra il popolo di destra e le istituzioni, criticando il populismo della Lega.

Berlusconi ha compreso che la Casa delle Libertà è stata logorata dall'Udc e che il partito unico farebbe di Fini il centro dell'alleanza, perché solo Alleanza Nazionale è disposto a farlo. Così si appropria del partito unico nella forma del Partito delle Libertà, ma lo rende relativo a se stesso. Egli pensa alla lista che guiderà alle elezioni come una sintesi attorno ai diritti e alle esigenze dell'italiano medio contro il regime classista e fiscale imposto da questa maggioranza. In questo senso il proporzionale senza premio di maggioranza può costituire una opzione, tanto più che solo Berlusconi è colui che ha interpretato il cittadino medio legato al privato come fondamento di un blocco culturale, sociale e politico. E ha ottenuto anche il vantaggio di obbligare gli alleati a fare i conti con la realtà sociale e a non fare delle mediazioni con la sinistra il mezzo per ottenere da essa la legittimazione politica che li distinguerebbe da Forza Italia e da Berlusconi. Così Berlusconi farebbe della sua formazione l'esponente di una politica alternativa che risponde al bisogno di una parte consistente degli elettori. Ciò non toglie il valore della mediazione politica e quindi dell'acquisito istituzionale di Forza Italia.

Con l'iniziativa della Brambilla Berlusconi ha scombinato le carte del centrodestra e ha obbligato anche l'Udc e An a schierarsi al suo fianco nel conflitto istituzionale col governo della sinistra. Il governo Prodi ha radicalizzato l'opposizione in una misura che l'opposizione stessa non prevedeva.

domenica 26 agosto 2007

L'intellettuale delle parti basse. Orso Di Pietra

Altro che intellettuale dei miei stivali, come diceva Bettino Craxi quando parlava forbito! E' forte Ernesto Galli Della Loggia. Forte, acuto, coraggioso. Mica gliel'ha mandata a dire al Cavaliere! Gliel'ha cantata bella chiara scrivendo che, avendo le televisioni ed un sacco di soldi, lui è il padrone assoluto che paga tutto ed ogni cosa. A cominciare dalle campagne elettorali di un partito come Forza Italia che non è solo di plastica ma si è trasformato in un vero e proprio harem. Qualche osservazioncina, per la verità, il fondo grondante sdegno, condanna e riprovazione dell'intellettuale che, quando parlava non forbito Craxi definiva dei miei coglioni, meriterebbe. Fi sarà pure un harem di plastica, ma ormai è rappresentato in tutti i comuni e le realtà locali del paese con un radicamento che non è fatto solo di concubine e cortigiani ma anche di gente che in fondo rappresenta quasi il trenta per cento degli italiani votanti. E poi i cinque anni del governo del Cavaliere avranno pure deluso quanti volevano la “rivoluzione liberale” cara a parole all'intellettuale che quando Craxi parlava scimmiottando il romanesco definiva delle palle. Ma sono stati rose e fiori rispetto alle rapine fiscali dell'anno e mezzo del governo benedetto dal Corriere della Sera. Il punto, però, non è questo. E' che se Galli Della Loggia non vuole che lo spirito di Craxi si materializzi definendolo, con cadenza siciliana, intellettuale della minchia, deve avere il coraggio di cantarla anche a Walter Veltroni. Che non ha le televisioni (si accontenta degli uomini nelle Tv), che non ha un sacco di soldi (tanto paga lo stato), che non punta sulla rossa Brambilla ma sulla bionda Melandri. Ma che ha minacciato di ritirare la propria candidatura se alla guida di tutte le articolazioni centrali e locali del Pd non saranno piazzati i suoi cinquecento fedelissimi. Il ché sarà pure il modo corretto di interpretare Niccolò Machiavelli. Ma rende il Partito Democratico Veltroniano altrettantio padronale dell'harem di plastica belusconiano. Con la differenza che il Cavaliere ci mettere del suo. Veltroni del nostro. Vero signor intellettuale che il Craxi della Crusca definirebbe degli zebedei?

mercoledì 22 agosto 2007

Pd e Pdl. il Foglio

Ritorna la litania contro i partiti di plastica e contagia anche Forza Italia.

A dispetto dell’aperto scetticismo e della malcelata gelosia di tanti autorevoli esponenti di Forza Italia, sappiamo ora che nome e simbolo del Partito della libertà sono già stati regolarmente depositati (per la precisione, e a beneficio degli storici di domani, sin dal 6 agosto 2007). Loro legittimo titolare altri non è che il presidente dei Circoli della libertà, Michela Vittoria Brambilla, che ieri ha pubblicamente dichiarato di aver fatto ciò che ha fatto su ordine e per conto di Silvio Berlusconi, nella cui “totale disponibilità” si trovano ora il nuovo simbolo e il nuovo nome. Com’era da attendersi, Romano Prodi e Rosy Bindi sono subito tornati all’antica litania sul partito di plastica messo su in mezza giornata dal suo unico e antidemocratico proprietario, con una scappata dal notaio, evidentemente immemori della sfortuna che portò alla sinistra una simile cantilena in quell’indimenticabile 1994. E come se dal notaio non dovessero andarci anche loro, prima o poi, cioè quando avranno finalmente deciso con che genere di simbolo presentare il Pd. Cosa che ora non possono fare, pena l’ennesima spaccatura su identità e valori di una forza politica certo molto democratica, ma dal profilo ancora assai nebuloso. Magari alla fine quel simbolo sarà l’Ulivo, come dicono alcuni – tra le proteste di altri – ma al momento le cose stanno così. Comunque sia, l’aspetto curioso della polemica è un altro. Ed è che a Prodi e Bindi, con gli stessi argomenti, si uniscono oggi tanti esponenti di Forza Italia, cioè la classe dirigente di quel partito di plastica che da dodici anni è oggetto delle stesse critiche, nonostante le ripetute smentite degli elettori. E neanche fossero emersi da chissà quali furibonde lotte congressuali, quegli autorevoli dirigenti, che altro non sono che le Michela Brambilla degli anni Novanta (e seguenti). E lo stesso si potrebbe dire di Rosy Bindi, che si è da poco fatta pubblico vanto d’essere sostenuta dall’intera famiglia Prodi, compresi i parenti acquisiti come Gad Lerner o Arturo Parisi. E si potrebbe dire ancora lo stesso di Walter Veltroni, nominato da quei terribili apparati ai quali si è sempre considerato estraneo (cordialmente ricambiato). Ma la banale verità delle cose è che i partiti veri sono quelli che prendono i voti, e finti quelli che non li prendono. Tutto il resto è solo pigra chiacchiera estiva, buona per rinfrescare i giornali e pessima per ogni altra cosa.

Il brambillismo, l'arte del potere senza complessi. Maria Laura Rodotà

Michela Vittoria Brambilla ora ha un suo partito. Moltissimi già la liquidano. Molti la sfottono. Pochi riescono a ignorarla. Ma la Brambilleide in corso va seguita. Perché:

1) Giudicata (bene) «un elemento di discontinuità» o assai più spesso (male) «una professionista dell’anticasta» e altro, Brambilla ha conquistato una surreale centralità nei pasticci di centrodestra (e altro). Dilagante, imprescindibile causa presenzialismo, energia e capoccione rosso, è al momento la donna più visibile della politica italiana.

2) Lo è per volere di Berlusconi, ovvio. Ha puntato su di lei per la grinta e l’aspetto. Capita a molte politiche giovani e di bell’aspetto, di venir lanciate da leader maschi soprattutto per quello. Poi, delle belle in politica, sono sempre in tanti a dire «ma è una deficiente». Ne siamo sicuri? Brambilla non è una miss, è una lecchese graziosa e slavata che ha lavorato duramente e con astuzia per diventare un’icona strappon-sexy: studiando tinte per capelli, giacchine sciancrate, accavallamenti e autoreggenti (vabbé, il suo capo indossa di peggio).

3) Il lavoro è servito. Con la sua aria da politica venuta da Cartoonia, Morticia Addams rossa, Jessica Rabbit magra, Brambilla è diventata figura di culto per chi segue i dibattiti tv. Parla chiaro anche se dicono sbagli un po’ di cifre; recita da protagonista; è meno ipocrita e untuosa di buona parte degli altri attori del teatrino. D’altra parte non si vota a Cartoonia, al massimo a Courmayeur, a novembre. Allora si vedrà quanto davvero funzioni.

4) In più, a differenza di tanti compagni di teatrino della politica autoreferenziale, Brambilla rappresenta sul serio un pezzo di Italia. E di donne italiane, del Nord, giovani, gran lavoratrici, amanti dei soldi senza complessi; e (con qualche complesso tenuto a bada) aggressive e poco modeste nel vestire. A Milano e nella città infinita che le sta intorno tante sono come lei. Chissà se si identificheranno, se la troveranno eccessiva, o se il bombardamento anti-Brambilla gliela renderà ridicola e non si vorranno specchiare (è un rischio, si sa).

5) Creatura berlusconiana catapultata nel bailamme ri-organizzativo (forse) della Cdl, Brambilla è una figura interessantissima. Lanciata come innovazione finta, potrebbe diventare vera per eterogenesi dei fini. O per sua furbizia, magari. O per eccessi di antibrambillismo altrui. Prepariamoci a un autunno brambillesco, comunque (ora si temono interviste al suo parrucchiere, e altro).

Il Cavaliere: avremo il 4% in più. Adalberto Signore

Erano in molti in Forza Italia a pensare che prima di sera sarebbe arrivata una parola di Silvio Berlusconi. Giusto per fare chiarezza, visto che ieri tutti i giornali raccontavano quanto fosse deciso il Cavaliere ad andare dal notaio per registrare nomee simbolo del Partito della libertà. Invece no, facevano sapere nel primo pomeriggio AnsaeApcom, visto che della questione si era già occupata Michela Brambilla lo scorso 31 luglio. Insomma, tutto già fatto, tutto già registrato. E direttamente in sede comunitaria. È un attimo, e subito la linea dedicata di villa Certosa inizia a squillare ininterrottamente, per non parlare del cellulare di Paolo Bonaiuti, bersagliato da deputati e senatori alla ricerca di qualche chiarimento. Che arriva puntuale, con la Brambilla a dire che ha agito «su mandato di Berlusconi » e Niccolò Ghedini a spiegare che l’ex premier è già legalmente «titolare di nome e simbolo». Una notizia che peraltro già circolava in Forza Italia da qualche giorno, riportata da un deputato che ha avuto occasione di vedere più d’una volta il Cavaliere in Sardegna. L’ex premier, invece, chiuso a villa Certosa, sceglie la via del silenzio fino a tarda sera («Tanto rumore per nulla»).

L’ex premier, racconta chi l’ha sentito, «è assolutamente convinto di aver imboccato la strada giusta». Perché, ripete più d’una volta, in questo modo «possiamo intercettare una fetta di elettorato che non si riconosce né in Forza Italia, né negli altri partiti del centrodestra ».Unnumero di voti consistenti che il Cavaliere ha fatto quantificare con più di un sondaggio. «Vale dal 2 al 4%», insiste Berlusconi con l’ennesimo scettico, preoccupato che il Pdl possa influire negativamente sulla stagione dei congressi provinciali di Forza Italia che si aprirà a settembre. E, assicura, «non ci sarà alcuna sovrapposizione».

Insomma, si tratterà di due soggetti politici distinti. E dunque, per usare le parole di Roberto Formigoni e Maurizio Lupi, ieri al Meeting di Cl, «ben venga il Pdl se Forza Italia resta forte». Ma c’è un altro elemento del quale il Cavaliere pare essere più che soddisfatto. La querelle estiva sul Pdl aperta dallo scoop de La Stampa e rilanciata da tutti i giornali ha infatti riportato il centrodestra al centro del dibattito politico. Così, se la scorsa settimana Berlusconi lamentava lo spazio dedicato dai quotidiani al Partito democratico («se oggi sono due pagine al giorno, da settembre saranno quattro»), da ieri il trend pare cambiato. Con il Partito della libertà che ha contribuito in modo decisivo a riequilibrare il confronto. D’altra parte, spiega il deputato azzurro Osvaldo Napoli, «il solo annuncio di un nuovo progetto ha rimesso in movimento il confronto nel centrodestra, impaludato da almeno due anni su questioni come la “discontinuità”, estranee al sentimento comune».
Sarà anche per questo che Berlusconi ha buttato lì alla Brambilla di organizzare per metà ottobre a Roma una convention nazionale di tutti i Circoli delle libertà, con tanto di presentazione ufficiale del simbolo. Giusto per non lasciare campo aperto alle primarie del Partito democratico in programma il 14 ottobre.

martedì 21 agosto 2007

http://www.circolodellaliberta.it/contatti.php
Questo blog vuole essere punto di riferimento e aggregazione per i Circoli della libertà.
Non so ancora come ci riuscirò, ma anche il blog "centrodestra" è partito in sordina ed ora ha una discreta visibilità.
Si accettano suggerimenti e consigli.
Negli spazi per i commenti i soci dei circoli possono segnalare iniziative e programmi, provvederò a "ripostarli" sul sito e speriamo che siano in molti a leggerci.
Chi volesse iscriversi o fondare un circolo può andare direttamente al sito ufficiale.
http://www.circolodellaliberta.com/

Berlusconi insiste col suo "Partito delle libertà". Noi Press

Nuove indiscrezioni emergono sul nascente ‘Partito delle liberta’, destinato a raccogliere tutte le forze del centrodestra e a contrapporsi al Partito Democratico. Silvio Berlusconi sarebbe infatti intenzionato a registrare quanto prima nome e logo della nuova forza politica.
La notizia, unitamente a quella di trasformare i circoli della libertà di Michela Vittoria Brambilla in una forza elettorale in vista delle prossime elezioni, avrebbe generato l’equivoco sulla nascita di un nuovo partito, con Berlusconi presidente e la Brambilla segretario, trapelato dalle pagine de ‘la Stampa’ dello scorso sabato. Si tratterebbe invece, a quanto pare, di due processi paralleli, ma distinti.

Il Cavaliere non ha mai celato, in questo senso, la sua ambizione politica più grande: realizzare un partito unico dei moderati che veda uniti sotto un unico simbolo FI, AN, Udc e Lega.Ma le resistenze dei centristi e del Carroccio non sembrano avergli mai reso il cammino facile.Intanto si è voluto mettere al riparo dal rischio che il “marchio” venga rubato da altri affrettando i tempi i tempi (anche in vista del Pd, che in ottobre terrà le primarie) e mettendo logo e nome al sicuro. Contemporaneamente, è stato elaborato il progetto di trasformare i Circoli della Libertà in una forza elettorale capace di raccogliere consensi da affiancarsi alle altre formazioni politiche del centrodestra.
Un partito che quindi non sostituirà in alcun modo Forza Italia.

“Vogliamo unire lavorando insieme alle forze politiche, fondandoci sul valore della libertà partendo proprio da Courmayeur”, ha detto oggi Michela Brambilla, presidente dei Circoli della Libertà.“I circoli della libertà - ha aggiunto Michela Brambilla - sono oltre 5 mila ed hanno come unica missione dare voce ai cittadini che sono delusi, che si sentono truffati per promesse mai mantenute; dare voce a chi comanda, cioè il cittadino, per imporre le nostre priorità”.

E mentre sono numerosi i quotidiani che danno per certo il prossimo appuntamento di Berlusconi con un notaio in Sardegna per registrare il marchio del nuovo Partito delle libertà, ‘la Repubblica’ raccoglie l’opinione del segretario dell’Udc Lorenzo Cesa: “Non è una cosa seria, è un’operazione di marketing politico-elettorale”.
Poi spiega che il suo partito non è affatto interessato: “L’argomento riguarda Berlusconi, la signora Brambilla e i dirigenti di Forza Italia. Sempre ammesso che la cosa sia vera. I partiti sono una cosa seria, e non si possono basare sul marketing politico. Un partito è passione, nasce per difendere valori, principi in cui si crede e non per captare i desideri della gente, e poi non realizzarli. Dietro la nascita di Forza Italia c’era un’idea forte, una risposta a quanto stava avvenendo nel centrosinistra allora”.
Conferma quindi che il suo partito sta lavorando ad “un’area centrista di ispirazione cristiana che abbia come riferimento i valori del Partito popolare europeo” e che il dialogo è aperto “con Mastella, con Pezzotta, anche con altri cattolici”. Per Cesa “Berlusconi ha un’idea padronale del centrodestra, ricalcando quanto fatto finora. Crede di potere vincere le elezioni con il partito dei Corona... qualsiasi cosa pur di raccattare consensi.”“Ma il Paese – sottolinea- ha bisogno di risposte serie. Il leader di FI pensa a un centrodestra alle sue dipendenze”.
Cesa annuncia quindi he il suo partito si sta preparando “alla battaglia d’autunno, a cominciare dalla Finanziaria” e sottolinea che “le battaglie noi le facciamo in Parlamento dove accettiamo il coordinamento con FI e AN”.

Ed anche Alleanza Nazionale non sembra guardare di buon occhio queste mosse di fine estate.Per Adolfo Urso: “Il partito delle Libertà non è solo di Berlusconi. Non può essere una costola di Forza Italia e nemmeno una creatura solo di Berlusconi. Ha senso se diventa un grande partito di raccolta di tutto il centrodestra, a cominciare da chi è disponibile”. Irritazione che traspare anche dalle parole di Maurizio Gasparri, che chiede di portare aventi il progetto “seriamente e senza colpi di teatro”.

Calderoli: “Siamo contrari al partito unitario del centrodestra”