lunedì 15 marzo 2010

Prima la forma o la sostanza? Dipende cosa fa più male al Cav. Giancarlo Loquenzi

Per un paio di settimane il centro sinistra è divenuto maestro di regole. D’un tratto erano tutti fan del normativismo di Kelsen e non è passato giorno senza che qualche esponente d’opposizione filosofeggiasse sulla natura della democrazia, la forma che viene prima della sostanza, le regole che sono l’impalcatura del vivere civile, eccetera, eccetera…

Il centro destra si è difeso come ha potuto perché, seppure con una certa spocchia di troppo, le argomentazioni non erano certo peregrine. Così nella maggioranza si è tentato di dimostrare che le regole sono una cosa e i cavilli un’altra, che tra un timbro sbagliato (forma) e il diritto dei cittadini a esprimere il loro voto (sostanza), il buon senso faceva propendere per la sostanza. E la discussione è andata avanti per un po’ su questo tenore.

Tale è stato l’innamoramento dell’opposizione per le regole da averci addirittura messo in piedi una manifestazione: il “regole day” di sabato a Piazza del Popolo. Niente da dire: il combinato disposto della figuraccia nel presentare le liste e gli affannati e contraddittori tentativi di porvi rimedio (vedi l’inservibile e inservito decreto salva liste) hanno dato qualche buon punto polemico al centro sinistra e i sondaggi lo dimostrano.

Poi è partita l’inchiesta di Trani sulle “pressioni” contro Anno Zero. E sulle regole che il giorno prima venivano innalzate nel radioso empireo della democrazia è stato tirato lo sciacquone.

Improvvisamente formalismi, garanzie, norme e timbri sono divenuti nemici della verità. A occhio, e senza immergersi nei codici, l’inchiesta di Trani pone infatti un bel po’ di questioni: perché a Trani si indaga sull’American Express? Perché Innocenzi (Agcom) viene interrogato come testimone mentre era già indagato? Perché in un'inchiesta su tassi usurai incappa il presidente del Consiglio? Perché le intercettazioni non autorizzate a un parlamentare (Berlusconi) vengono trascritte e allegate ad un’inchiesta che non ha nulla a che fare con l’origine delle indagini? E’ accettabile la condotta di intercettare amici e referenti di un parlamentare per aggirare il divieto di tenere sotto controllo il suo telefono e nella speranza di trovare “qualcosa che scotta”? Quale è il rilevo penale delle intercettazioni? Perché le intercettazioni sfuggono da Trani e finiscono sui giornali?

A domande di questo genere esponenti, giornalisti e direttori di centro sinistra rispondono più o meno così: “Quello che le intercettazioni svelano (la sostanza) è così orribile e indecoroso (es. a Berlusconi non piace Santoro) che anche se ci fosse qualche violazione (la forma) sarebbe giustificata dalla gravità dei fatti”. Oppure: “Noi siamo giornalisti e pubblichiamo tutte le notizie. Il diritto dei lettori a sapere le brutture del regime (la sostanza) è più importante del modo in cui certe notizie ci arrivano (la forma)”.

Il “popolo” di sinistra, i “viola”, i “gialli” della Bonino, i dipietristi, erano ancora in piazza a gridare “Regole, regole!”, mentre queste già venivano travolte dall’inchiesta di Trani con grande soddisfazione e compiacimento di tutti.

D’altronde a sinistra i gioco è semplice: le regole valgono per tutelare i sinceri e bravi democratici, le persone per bene, i cittadini onesti e responsabili: insomma quelli che se lo meritano. Contro il dittatore, golpista, corruttore, B. e i suoi impresentabili sudditi, cosa volete che conti infrangere qualche regola? (l'Occidentale)

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