martedì 16 agosto 2011

L'unico che dovrebbe mettersi a lutto per la morte di D'Avanzo è il Cav.

C’è un malcostume che dal mondo universitario sta passando a quello del giornalismo. Come nel primo ormai nessuno scrive più un libro che non sia nuovo, acuto, originale (fanno eccezione le recensioni-killer motivate da rivalità concorsuali), così, nel secondo, non c’è pubblicista che non riceva il suo bravo serto d’alloro, o per aver prodotto un reportage ‘che farà epoca’ o, semplicemente, per aver abbandonato questa valle di lacrime.

E’ capitato pure a Giuseppe D’Avanzo presentato come una delle migliori penne della carta stampata, un professionista di elevata cifra, una coscienza morale integerrima. In realtà, apparteneva alla genia di Marco Travaglio ovvero a quanto di più fazioso, velenoso e indigesto abbia espresso il giornalismo italiano. C’è una sola persona che dovrebbe mettersi a lutto per la sua morte, Silvio Berlusconi. Non pochi avversari politici del Cavaliere, infatti, erano quasi portati a simpatizzare con lui, colpiti dal settarismo rabbioso di D’Avanzo. (l'Occidentale)

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