venerdì 2 dicembre 2011

Indecente Pd. Kuliscioff


Il Pd chiede di trattare. Non gli basta l’errore – l’orrore – della contro-riforma della riforma Maroni. Non gli bastano i numeri – le prove cioè – della mostruosa iniquità di un sistema che ai pagatori di contributi dell’ultimo quindicennio nega persino la restituzione di quanto loro coattamente tolto. Non gli basta neanche l’unanime allarme dei tecnici – una parte autorevole dei quali di sinistra – sulla necessità di intervenire, e con urgenza, per ricreare condizioni di equità, cioè restituire universalità ad un sistema invece così abusivamente selettivo, così generazionalmente discriminatorio da risultare stupido perché evidentemente suicida. Un sistema kamikaze, questo il Pd ritiene doveroso impegnarsi a tutelare.
Si copre di ridicolo, il Pd, sconfessando il piano pro-giovani del ‘suo’ giuslavorista, Pietro Ichino. Trova più opportuno seguire a ruota le aberrazioni propagandistiche dei sindacati – che macinano iscritti tra quei pensionati a cui in realtà nessuna riforma toccherà mai niente – e quei pensionandi a cui nessuna riforma potrà chiedere nulla più che il ‘sacrificio’ di rinunciare ad una parte degli interessi folli opzionati a spese dei figli per i quali oggi spendono assai più – in valore materiale ed emotivo – di quanto potrebbe mai costare loro mantenersi produttivi.
Il Pd – coi sindacati di cui sopra – pretende ora di sedersi al tavolo con quei tecnici investiti del certo non invidiabile compito di sanare le devastazioni compiute da una ‘classe politica’ che, unica in Europa, anzi no, insieme solo a quella greca, ha saputo fare solo male. Così tanto male che anche a mettersi d’impegno, sarebbe difficile fare di peggio. Siamo al default per via di un debito scientemente pasciuto. Siamo al default per via di una crescita scientemente boicottata. Siamo al default per via di quell’ottusa ostinazione – condivisa da tutti, teorizzata a sinistra – di tutelare interessi acquisiti che altro non sono se non privilegi estorti.
Ma questi qui, questi del Pd dico, vogliono parlare al governo in nome di chi, a titolo di cosa, e con quale razza di autorità? Questi qui non sono sinistra, non sono politica: sono una cricca di rentier che si fa portavoce dei confratelli.
Che restino pure a fare l’unica cosa di cui sono capaci: chiudersi nel soviet dei cooptati, collettivizzare l’irresponsabilità, coltivare parassitismo ed inerzia democratica. Sono i soli, loro, quelli che, mentre l’Italia implode, riescono a farsi le seghe per un comunicato-stampa ripreso dalle agenzie. Ma questi qui, perché il governo Monti dovrebbe starli ad ascoltare? (the FrontPage)

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