venerdì 17 aprile 2009

Mafia aquilana, giustizia italiana. Davide Giacalone

Il primo scandalo, a terremoto ancora in corso, sono le parole del capo della procura aquilana. Teme che arrivi “un fiume di soldi” e che, pertanto, mafia e camorra s’infiltrino. Temo, invece, che la giustizia non sappia essere tale e che cerchi di nascondere le proprie colpe con denunce tanto rituali quanto inutili.
Fa sapere, il procuratore capo, di avere acquisito gli atti della commissione parlamentare che già esaminò e descrisse lo scandalo dell’ospedale. Crollato. Perché il signor capo si muove solo oggi, non gli avevano detto prima, della commissione? La notizia di reato non è il crollo, ma l’edificazione! Perché non si è mossa la corte dei conti, contestando il danno erariale di lavori avviati nel 1960 e conclusi quaranta anni dopo? L’impunità dei responsabili, procurata, nel migliore dei casi, dall’incapacità degli inquirenti, è una delle cause dei disastri. Edilizi e morali.
E veniamo alle mafie. Esistono, lo so. Ma se l’affluire di finanziamenti, il partire delle opere pubbliche, fa temere che i delinquenti facciano affari vuol dire che a governare la spesa ci sono o dei loro colleghi o dei deficienti, e che, in ogni caso, la giustizia è una barzelletta. Che dovremmo fare: tenerci le macerie per salvare la virtù? I criminali sfruttano le opere pubbliche quando queste consentono di moltiplicare i guadagni, grazie alle pressioni politiche ed amministrative. Basterebbe fissare tre paletti: a. esatta data dell’inizio dei lavori; b. data entro cui devono finire; c. natura e valore dell’appalto. Nessuno dei tre può essere spostato. Si utilizzino tre strumenti: 1. trasparenza su ogni singolo sub appalto; 2. così anche nelle transazioni e nei flussi di denaro; 3. accesso delle autorità ai cantieri per verificare il rispetto delle tecniche e dei materiali pattuiti.
Se a queste cose s’aggiungesse un’autorità giudiziaria capace di leggere le carte, e le denunce, prima e non dopo i disastri, non guasterebbe. Se poi ci fosse una classe politica interessata ad accreditarsi come capace e non a ritirarsi da sistemata, ancora meglio. Pensare che, con gli sfollati nelle tende, il rischio sia nella ricostruzione, è una follia. I denuncianti in servizio permanente effettivo facciano il loro dovere, che non consiste nel proporre alle telecamere quel che si dice al bar.

1 commento:

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu