giovedì 21 maggio 2009

Da Giuliani a Torino. Davide Giacalone

Se s’intitola una sala del Parlamento a Carlo Giuliani, il violento che nel luglio del 2001, a volto coperto, tentò di sfondare dei carabinieri con un estintore, è difficile sostenere che si debba contrastare la violenza di piazza, che ora si riaffaccia a Torino, con annessi estintori. Il pregiudizio ideologico, che fa guardare con tenerezza chiunque contesti, in nome di un opporsi sempre e comunque, confonde le idee ed impedisce di comprendere la realtà. Che cela pericoli gravi.
Come cittadino del mondo contesto volentieri la riunione torinese, dove 40 rettori universitari, provenienti da 19 Paesi, affermano di voler discutere il ruolo delle istituzioni accademiche per uno sviluppo sostenibile. Hanno scelto l’Italia, al debuttare della bella stagione, per chiarire la risposta: nessuno. Perché, poi, lo si chiami “G8”, facendo il verso ai potenti della terra, è un mistero accademico, utile solo a richiamare le proteste. Come italiano, inoltre, contesto l’università nostrana, affollata di raccomandati ed affetta da vana convegnite. La piazza, però, s’è agitata né per invocare merito e selettività, né per sollecitare più ricerca e meno turismo cattedratico. La piazza s’è riempita di giovani che cercavano lo scontro.
C’è una generazione di fregati, che in vario modo abita l’Europa. In tanti spendono la giornata organizzando l’happy hour, che pagano con i soldi di papà, ma senza sentirne il disagio. Altri, meno (ovviamente), aspettano l’occasione per tirare fuori il coltello. Altri ancora, e non pochi, scendono in piazza puntando agli scontri, come ad Atene, come a Parigi. Tutti questi sembrano aver perso l’ambizione di dare un significato alla vita ed all’impegno. Ammazzano il tempo, e non solo quello. I primi sono consumatori, i secondi candidati alla galera, i terzi massa di manovra per minare il nostro mondo. I primi si spremono, i secondi si scartano ed i terzi si strumentalizzano. E’ un gioco che porta male, molto.
Sono tre minoranze? Non è esatto. I primi sono numerosi, i secondi dominano certe piazze e certe scuole, i terzi monopolizzano la protesta. Il numero conta, ma non è decisivo. E’ grave che non si capisca, e quando si fa una cerimonia per inaugurare la “sala Giuliani” si dimostra d’essere bolliti, ma ancora abbastanza cinici da farsi largo usando anche delle vite perse.

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