lunedì 24 agosto 2009

Naufraghi. Davide Giacalone

L’ennesimo barcone, l’ennesima strage di poveri disperati, l’ennesimo caso di speculazione. Partiti in 78 (almeno così dicono), dalle coste libiche, arrivati in 5, a Lampedusa. Uno sfregio sul volto dell’estate, una ferita non sanabile, un dolore non misurabile. Dicono, i sopravvissuti: “non abbiamo avuto soccorso”.
E qui sbagliano, come chi riprende ed amplifica le loro parole, senza l’aiuto della ragione. Nessuno è morto per mancati soccorsi italiani, mentre in 73 avrebbero perso la vita per colpa dei criminali che organizzano il commercio di carne umana, di chi si arricchisce sulla pelle dei disgraziati, delle organizzazioni umanitarie che assistono al transito senza intervenire, dei soliti pensatori deboli che se non riescono ad attribuire la responsabilità di tutto alle democrazie occidentali, lisciando il pelo di fondamentalismi, dittature e violenze tribali, non riescono a spiegarsi nulla del mondo che li circonda.
Per tutta questa gente noi italiani abbiamo un dovere: individuare i barconi che si mettono in mare e correre, quando ancora sono sulla battigia, a prenderci i clandestini, prima che si facciano del male, anche prima che parta una richiesta d’aiuto. Questo sarebbe un buon comportamento, pregno d’umanità. Invece è una follia, che fa sponda alla criminalità. Lo sanno anche nei più sperduti villaggi africani che il nostro sistema di diritto fa pena, lo sanno ad est come a sud che una volta entrati in Italia la procedura d’espulsione ha tempi lunghissimi e riguarda solo pochi casi. E sanno tutti che abbiamo una legislazione ipocrita, che finge di non riconoscere il bisogno d’immigrati, talché nella categoria dei clandestini mettiamo tanto gli spacciatori quanto le badanti. Siccome lo sanno tutti, ma proprio tutti, ecco che la nostra giustizia scassata ed il nostro legislatore fellone si trasformano nel più grande affare per gli schiavisti: non serve nemmeno attrezzare barche decenti, si mette in mare la merce e la si indica agli italiani, che provvedono al ritiro. Pochi soldi investiti e pochi rischi. Successo sicuro, quindi nuovi clienti. Una pacchia. Se, poi, capita che ci scappi qualche decina di morti, allora la colpa sarà tutta di questi infami e disumani italiani. Sarà colpa della capitaneria che non accorre, o di quei privati che lanciano acqua e viveri, senza provvedere a prendere a bordo, portarsi a casa ed offrire un avvenire a questi umani che non la sorte, ma la criminalità ci ha spediti.
In questo specifico caso, inoltre, la polemica forsennata è partita ancora prima d’avere ascoltato la versione completa, non priva di contraddizioni, dei naufraghi. Già, perché loro dicono d’essere stati assistiti dai maltesi, che qualcuno ha riacceso il loro motore ed indicato la rotta per Lampedusa. Sarà vero? Lo vedremo, di certo non è colpa nostra. Così com’è certo che nessuno era stato avvistato, nonostante il pattugliamento sia costante. Molte cose non tornano, insomma, ma questo non ferma certuni. Ancora una volta avventurosi. E’ temerario, ad esempio, che il quotidiano Avvenire, quotidiano dei vescovi, tracci un parallelo con la Shoa, perché questa è una doppia bestemmia: nei confronti di quel che fu e di quel che accade. La mancata denuncia dell’Olocauso, inoltre, è questione che riguardò proprio il Vaticano. La spara grossa anche monsignor Schettino, della Conferenza Episcopale Italiana, parlando di esseri umani in fuga dalla guerra. Per quel che è vero, si tratterebbe di rifugiati, che l’Onu dovrebbe riconoscere con i propri uffici, presenti in tutti i Paesi che circondano la Libia. Perché monsignore non se la prende con la burocrazia del palazzo di vetro? Il fatto è che nella maggior parte dei casi non è vero, il che non toglie che si tratta di migranti in fuga dalla miseria. Anche in questo caso, però, il problema non può essere solo italiano, e monsignore avrebbe nuovamente sbagliato indirizzo.
A questi svarioni del mondo cattolico si allinea subito la sinistra politica, a cavallo fra il terzomondismo e la voglia di criticare senza troppa attenzione alle cose reali. Che dire? Visto che vi piace, andate a rivedere il film di Nanni Moretti, quello che riprende l’arrivo dei barconi stracolmi d’albanesi. Allora era D’Alema, a sedere a Palazzo Chigi.
Certi protagonisti dell’accoglienza, certi umanitari un tanto al chilo, certi buonisti feroci, sono come i pedofili: vogliono talmente tanto bene ai bambini, che è bene tenerglieli lontani.

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