martedì 3 gennaio 2012

Una voce fuori dal coro Stampa E-mail
Scritto da Lorenzo Matteoli   
lunedì 02 gennaio 2012
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Luca Ricolfi
Nella corale agiografia montiana che appesantisce la stampa italiana La Stampa di Torino, in una curiosa e significativa antitesi, pubblica un fondo di Luca Ricolfi dal titolo Come ragiona la mente dei mercati che pone tre domande alle quali l’autore dice di non saper rispondere, ma alle quali poi risponde con molta chiarezza.
In effetti le domande sono dieci e le implicazioni sono durissime: il rigore analitico di questo professore è cristallino. Il messaggio per Monti è un richiamo severo al rigore effettivo e non solo parlato. Ecco le domande:
Domanda numero 1:
Perché la sostituzione di Berlusconi con Monti, nonostante la indubbia maggiore credibilità internazionale di quest’ultimo,  si è accompagnata ad un aumento dello spread anziché a una sua diminuzione?
Domanda numero 2:
Se la ragione per cui il nostro spread non scende è davvero la riluttanza delle autorità europee a irrobustire il fondo salva-Stati perché lo spread della Spagna oscilla senza una netta tendenza all’aumento o alla diminuzione, mentre il nostro mostra una chiara tendenza all’aumento?
Domanda numero 3:
Perché la situazione relativa di Italia e Spagna si è deteriorata drammaticamente nelle ultime quattro settimane, che hanno visto il nostro spread rispetto alla Spagna passare da 66 punti base a 174?
Ricolfi disaggrega le tre domande in altre dieci domande e fornisce una serie di ipotetiche risposte delle quali l’ultima è una sintesi molto franca, per non dire impietosa:
Forse, scrive Ricolfi,  se i mercati hanno punito l’Italia non è nonostante la manovra di Monti, ma – in un certo senso – a causa di essa. La credibilità di Monti, la sua serietà, il suo coraggio non sono bastati per la semplice ragione che i mercati hanno colto l’impianto recessivo della manovra, nonché il carattere tuttora evanescente della cosiddetta “fase 2” quella che dovrebbe rilanciare la crescita
In termini di grande pacatezza e moderazione e sulla base del suo solido profilo di competenza, come nel suo stile, Ricolfi denuncia con molta franchezza le contraddizioni del decreto dovuto che a fronte di alleggerimenti fiscali sulle imprese per 2,5 miliardi comporta anche aumenti dei costi di produzione per i lavoratori autonomi e le imprese, come la maggiorazione delle quote contributive, le nuove imposte sugli immobili, e gli aumenti del costo dell’energia.
Il governo del prof. Monti deve uscire dal compiacimento accademico e deve smettere di camminare sulle uova per paura di rompere qualche radicato privilegio e di disturbare la resistenza corporativa della casta sindacale e degli altri negativi poteri del sistema Italia. Ha un mandato ampio: fare uscire il paese dall’emergenza. Ha una maggioranza parlamentare granitica. Gode di corale appoggio della stampa. Faccia. Non possiamo rischiare il fallimento per eccesso di credibilità. (Legno Storto)

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